mercoledì 30 dicembre 2009

Roma Santa.


Roma Santa.

giovedì 24 dicembre 2009

Villa Pamphili, quattrocento anni di storia e di verde

Villa Pamphili, quattrocento anni di storia e di verde
di MARIA GRAZIA FILIPPI
Domenica 6 Novembre 2005 Il Messaggero

Rifugio di campagna, accampamento degli Alleati e parco pubblico: un libro ripercorre le tappe della preziosa oasi

I ricordi d'infanzia legati ai pomeriggi trascorsi nella Villa, trasformata nel rifugio di campagna della principesca famiglia romana. La concessione alle Forze Alleate di ettari e ettari per piantare le tende come in un accampamento. I brutti ricordi, legati all'occupazione nazista, di quando divenne una sorta di luogo di svago per gli ufficiali con le antiche statue romane a far da bersaglio per le esercitazioni al tiro. Niente come le parole di Jonathan Doria Pamphili, ultimo erede della nobile famiglia, fanno tornare in mente che Villa Pamphili, il più grande parco dei romani, fu per prima cosa e per tanti secoli una villa di famiglia. Una villa piena di ricordi personali che si mescolano a vicende storiche, di aneddoti sconosciuti che fanno da contrappunto alla sua vita pubblica.
Il bel volume Villa Doria Pamphili , realizzato dal Municipio XVI in occasione del quarantesimo anniversario dell'acquisizione al patrimonio pubblico di quell'enorme parco che nacque da un appezzamento di appena 11 ettari nel 1630, riesce a testimoniare proprio questa eterna commistione tra pubblico e privato che da sempre caratterizzò la villa e che le parole dell'introduzione del giovane Doria Pamphili esprimono meglio di chiunque altro. A partire dalle prime concessioni alla fruibilità pubblica (i cittadini chiedevano il permesso di andare a passeggiare all'interno della villa e la risposta positiva gli arrivava per mezzo di bellissime cartoline illustrate ancora conservate), fino all'enorme fortuna attuale confermata dalle lezioni quotidiane di ginnastica all'aperto, dai circuiti per ciclisti e dalla presenza della Casa dei Teatri che ne ha fatto un centro culturale vivo e frequentato. «Il testo - spiega il presidente del Municipio Fabio Bellini - ne ripercorre le vicende storiche fino alla sua acquisizione a patrimonio pubblico. Oltre alla storia del parco, che si svolge attraverso il racconto dello sviluppo della villa e delle vicende riguardanti le famiglie Pamphili e Doria, l'attenzione è posta anche sulla conformazione ideologica, sull'utilizzo della villa nel '900, sulla battaglia civile che ha portato alla sua acquisizione 40 anni fa grazie anche all'impegno di Italia Nostra e di migliaia di cittadini». Il volume, curato dalla responsabile della villa per la Sovrintendenza ai Beni Culturali del comune Carla Benocci, è la decima pubblicazione realizzata nell'ambito del progetto Archivio Storico Culturale del municipio, curato dal presidente della Commissione Cultura Paolo Masini. «Un volume tanto apprezzato dai cittadini - spiega Masini - da andare esaurito in pochissimi giorni. Ma comunque disponibile a tutti anche in una versione elettronica scaricabile dal sito www.romasedici.it».

Quella cultura francese ispirata da Roma

Quella cultura francese ispirata da Roma
Marco Moussanet
Il Sole 24 Ore, 21 novembre 2005

Lo Stato è anche questo. Decidere, a metà del Seicento, di offrire ad alcuni dei propri migliori, e più promettenti, talenti artistici la possibilità di trascorrere un periodo della loro vita a Roma, culla della cultura classica, con il solo obiettivo di "arricchire" la Nazione. E continuare a farlo oggi. Con lo stesso obiettivo.
Creata da Colbert, il ministro plenipotenziario di Luigi XIV, nel 1666, da oltre 200 anni l'Accademia di Francia a Roma è a Villa Medici, scelta da Napoleone nel 1803. Un luogo strepitoso. Che dal Pincio si affaccia su Trinità dei Monti, Piazza di Spagna e sull'intera città. Un giardino di sette ettari che confina con il parco di Villa Borghese ed è delimitato dal Muro Torto, parte delle stori-che mura aureliane.
Oltre alla villa, alla quale un recente restauro ha restituito il fascino d'un tempo, ci sono 18 abitazioni, quasi tutte dotate di un atelier, di un laboratorio. In queste stanze magicamente silenziose, spesso arricchite di preziosi affreschi, hanno scritto, dipinto, composto musiche personaggi come Derrida e Berlioz, David e Debussy, Deschamps e Fragonard, Gounod e Ingres, Tanguy e Bizet. Ingres è stato anche direttore, di Villa Medici. Così come, per ben 17 anni, Balthasar Kossowski de Rola, più conosciuto come Balthus.
Il penultimo direttore è stato Bruno Racine, ora presidente del Centre Pompidou. Sostituito da Richard Peduzzi, 62 anni, fascinoso scenografo dalle lontane origini italiane. «La Villa — racconta — continua a svolgere il compito che è stato affidato all'Accademia fin dalla sua origine: permettere agli artisti di crescere, di affinare il loro talento immergendoli nel crogiolo della storia, tenendoli nel cuore e insieme a distanza dal tumulto, dallo scompiglio del presente. Per la Francia è un modo per alimentare il suo prestigio».
Inizialmente riservato a pittori e scultori, rigorosamente maschi, l'ambito soggiorno a Villa Medici è stato via via esteso ad artisti di altre discipline. E, dal 1913, alle donne. Dopo i compositori e gli architetti è venuto il turno degli storici dell'arte e degli scrittori, dei restauratori e dei fotografi, degli sceneggiatori e degli scenografi, fino al recente affacciarsi dei rappresentanti del mondo del design e delle "arti culinarie".
I candidati non devono essere studenti, ma «persone già impegnate nella vita professionale, che cercano a Roma un'esperienza per perfezionare la loro formazione». Devono essere francesi o (innovazione abbastanza recente) francofoni tra i 20 e i 35 anni. La durata del soggiorno può variare dai sei mesi a due anni, ma quasi tutti si fermano almeno un anno e mezzo. «Mi sembra la durata minima indispensabile — dice Peduzzi — per poter digerire l'impatto con Roma».
Una volta all'anno gli aspiranti "borsisti" (in media circa 300) presentano richiesta e progetto al ministero della Cultura. Una commissione presieduta dallo stesso Peduzzi ne selezionerà meno di una decina, a seconda delle disponibilità. Borsisti, abbiamo scritto. Già, perché gli artisti prescelti (una volta erano quelli che vincevano il Prix de Rome") oltre a essere ospitati nell'incanto di Villa Medici, ricevono 3.400 euro netti al mese. Che non sono una fortuna, ma insomma, da soli ci si può tranquillamente campare. Anche se non sempre i borsisti di Villa Medici sono soli. Anzi. Dei 18 residenti attuali (con gli scrittori e gli storici a farla da padroni) ben 10 sono al Pincio con la moglie, e sei sono coppie con bambini. Meno numerosi, comunque, dei dipendenti dell'Accademia, una cinquantina. Un tempo gelosa del proprio dorato isolamento, da una quarantina d'anni (grazie alla riforma voluta dall’allora ministro della Cultura Andre Malraux) la comunità di Villa Medici ha cominciato ad aprire Villa Medici ai romani. Tant'è che ormai una porzione importante del budget annuale dell'Accademia (un milione su 5,5) viene destinato a iniziative culturali: mostre, rassegne cinematografiche, incontri. E proprio i borsisti stanno finalmente raccogliendo con entusiasmo l'invito a organizzare delle manifestazioni (magari cercandosi uno sponsor) e a presentare pubblicamente, prima del loro ritorno in Francia, i lavori realizzati durante il soggiorno romano.

Memorie dal sottosuolo, nasce la mappa di Roma

Memorie dal sottosuolo, nasce la mappa di Roma
Claudia Marincola
Messaggero Cronaca di Roma, 23-NOV-2005

Il primo volume di una gigantesca opera che servirà anche alle imprese

Si va dall'elenco degli oggetti rinvenuti durante le giornate di scavo che interessarono l'argine del Tevere nel 1877, alla descrizione delle colonne di granito affiorate in via della Conciliazione quando il piccone demolitore rase al suolo la "spina di Borgo". Centotrenta anni di carotaggi, di rilievi, di ritrovamenti. Un catalogo monumentale tratto dalle schede che hanno accompagnato per anni e anni la trasformazione urbanistica e architettonica della città.
Questo gigantesca e certosina riscrittura delle memorie del sottosuolo è ora la Carta archeologica di Roma, di cui ieri è stato presentato a Palazzo Altemps il primo, voluminoso, tomo, cui se ne aggiungeranno nel tempo altri otto. La colossale opera è stata portata a termine sotto l'impulso della Sovrintendenza archeologica di Roma e grazie al sostegno degli enti locali, Regione. Provincia e Comune di Roma e di numerosi sponsor. Raccoglie e aggiorna centinaia di informazioni frutto di indagini archeologiche, saggi di scavo, sondaggi geognostici. Un paradiso per i nostri Indiana Jones e al tempo stesso anche una bussola preziosa per chi opera nella rete dei sottoservizi.
In realtà fu proprio questa esigenza, nel lontano 1947, a spingere studiosi e tecnici ad avviare insieme un progetto per la realizzazione di una carta archeologica di Roma, sogno che gli studiosi coltivavano già nell'800. Una commissione ad hoc venne istituita presso il ministero della Pubblica istruzione. La città venne divisa in 9 quadranti corrispondenti alle regioni augustee. Per ogni quadrante una tavola grafica. Il primo volume fu pubblicato nel 1961, in seguito ne vennero pubblicati altri due. Nel 1974 il progetto si fermò.
«La pubblicazione in sei volumi del Lexicon Topographicum Urbis Romae, che raccoglie i dati letterali ed epigrafici della topografia di Roma- scrive nell'introduzione Adriano La Regina, ex sovrintendente e attuale presidente di Zetèma -ha reso più evidente la necessità di disporre di una planimetria di tutte le presenze archeologiche evidenziate nel territorio della città, anche quelle, e sono indubbiamente le maggiori, non citate dalle fonti letterarie».
La Carta - illustrata ieri da Filippo Coarelli, presente Adriano La Regina e Angelo Bottini, sovrintendente archeologico di Roma - nasce come Supplementum. Le edizioni Quasar hanno infatti ripreso l'opera da dove l'aveva lasciata affidando la cura del I volume a Maria Antonietta Tornei, della Soprintendenza archeologica e Paolo Liverani, il massimo esperto forse di "topografia vaticana".
I due curatori hanno potuto consultare nuove fonti archivistiche e nuove schede. In particolare il Fondo Vittoriano e i Giornali di scavo redatti nell'arco di tempo che va dal 1873 al 1935. Parte della documentazione è stata attinta ricorrendo ai Codici Lanciani, custoditi presso la Biblioteca apostolica vaticana e all'intero archivio di Guglielmo Gatti. Ogni volume è accompagnato da una cartina archeologica. A progetto realizzato, fa notare l'editore, Roma disporrà di una mappa archeologica di circa 61 metri quadrati.

mercoledì 23 dicembre 2009

"Colosseo aperto il giorno di Natale"

"Colosseo aperto il giorno di Natale"
MERCOLEDÌ, 23 DICEMBRE 2009 LA REPUBBLICA - Roma

«Quest´anno il Colosseo sarà eccezionalmente aperto al pubblico anche il giorno di Natale, dalle 8,30 alle 14: cosa questa che non avveniva da oltre 25 anni». Lo ha annunciato il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro. «Sarà anche possibile per i visitatori - ha aggiunto Giro - effettuare la salita al Belvedere Valadier, collocato nel terzo ordine di arcate, e prendere parte ad una visita guidata condotta dal direttore del museo, Rossella Rea».

sabato 12 dicembre 2009

Veduta dal Monte Gianicolo


Veduta dal Monte Gianicolo

Via Appia sullo sfondo i resti acquedotto di Claudio

Via Appia sullo sfondo i resti acquedotto di Claudio

Viale di cipressi a Villa Catena

Viale di cipressi a Villa Catena

Ricostrzione di una veduta di Roma Antica

Ricostrzione di una veduta di Roma Antica

venerdì 4 dicembre 2009

Io da un quadro di Nicia - Pittura murale sulla casa di Livia sul Palatino

Io da un quadro di Nicia - Pittura murale sulla casa di Livia sul Palatino

mercoledì 25 novembre 2009

domenica 25 ottobre 2009

Italia Nostra contro l´assessore "I vincoli dell´Agro tutelano la città"

Italia Nostra contro l´assessore "I vincoli dell´Agro tutelano la città"
SARA GRATTOGGI
MERCOLEDÌ, 21 OTTOBRE 2009 LA REPUBBLICA - Roma

E il Wwf denuncia l´edificabilità della Tenuta La Perna: "Ennesima lottizzazione"

Corsini replica: "Il piano regolatore non può essere blindato dall´esterno"

L´agro romano di nuovo al centro delle polemiche. Italia Nostra attacca l´assessore comunale all´urbanistica Marco Corsini, che - commentando la mozione del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici che auspicava l´«estensione» della tutela ad altre aree, oltre a quella già vincolata tra la Laurentina e l´Ardeatina - aveva paventato il rischio di un «accerchiamento» della città.
«Dire che salvaguardare l´Agro romano comporta dei "pericoli" e che le zone di Roma Nord e dell´Aurelia sono "prese di mira" dai quattro nuovi possibili vincoli è paradossale» commenta Mirella Belvisi, consigliere della sezione romana di Italia Nostra. Associazione che, in una nota, si chiede: «Il linguaggio militare di Corsini dimostra che è un buon soldato. Ora ci piacerebbe sapere da lui per chi combatte». Pronta la risposta dell´assessore, che assicura di combattere «per gli interessi di Roma»: «Bisogna coniugare le esigenze paesaggistiche con quelle dello sviluppo. La pianificazione ordinaria spetta solo alla città e non può essere blindata dall´esterno».
Intanto, il Wwf si scaglia contro l´approvazione della variante al piano regolatore che lunedì ha trasformato la località Tenuta La Perna, a Tor de´ Cenci, in area edificabile: «È inammissibile che, mentre il Consiglio Superiore dei Beni Culturali ha chiesto con una mozione al ministro Bondi di apporre vincoli statali storico-paesaggistici a tutela dell´Agro romano, il Consiglio comunale approvi l´ennesima lottizzazione su quello stesso territorio». «L´area doveva far parte del parco di Decima-Malafede - rilancia Belvisi - come anni fa aveva chiesto l´ente regionale RomaNatura e come era stato riconosciuto dal piano regolatore del 2008». «Quello fu un colpo di mano dell´ultimo minuto - ribatte Corsini - al momento dell´adozione del Prg, nel 2003, quell´area doveva essere edificabile. Cambiarne la destinazione d´uso al momento dell´approvazione fu un´ingiustizia».

Agro Romano, le perplessità di Italia Nostra

Agro Romano, le perplessità di Italia Nostra
ITALIA SERA – 21 ottobre 2009

Italia Nostra torna sulla questione dell'Agro Romano. Ieri l'assessore Corsini dichiara che l'azione del ministero dei Beni Culturali volta a salvaguardare quello che resta dell'Agro romano comporta dei pericoli perché l'azione del Governo va anché a toccare zone che il piano regolatore aveva considerato edificabili. Così «ci potrebbero essere delle ricadute sullo strumento di pianificazione del Campidoglio e non solo per il vincolo, già pubblicato, tra la Laurentina e l'Ardeatina, perché vengono prese di mira anche altre zone : si completa, in un certo senso, l'accerchiamento». Supponiamo che al centro dell'azione dell'Assessore Corsini vi siano gli interessi pubblici, essi sono minacciati «(come tradisce il suo linguaggio) da una grave manovra di accerchiamento» del verde agricolo che sta subdolamente preparandosi a cingere d'assedio la città per farla, alla fine capitolare per fame. Si prospetta, dunque, un duro destino per Roma, quello di somigliare troppo a Londra che, come tutti sanno, è circondata dalla green belt', la sua cintura verde. Tutta Roma, secondo Corsini, è presa di mira ed il Governo tende malauguratamente, secondo lui, a ripristinare il sano rapporto tra verde ed edificato che i romani avevano conquistato con la Variante del Piano delle Certezze. Il linguaggio militare dell'assessore Corsni dimostra che è un buon soldato. Ora ci piacerebbe sapere da lui per chi combatte.

giovedì 15 ottobre 2009

Sul Tevere la lobby del cemento che sogna le Olimpiadi 2020

Sul Tevere la lobby del cemento che sogna le Olimpiadi 2020
CORRADO ZUNINO
VENERDÌ, 09 OTTOBRE 2009 - LA REPUBBLICA - ROMA

Imprenditori, ingegneri e consiglieri del sindaco per organizzare il prossimo grande evento

Un buco di 8 milioni per le gare di luglio. Ora la nuova sfida

I club più esclusivi della Capitale sono frequentati da vip e campioni dello sport
Con la scusa della manifestazione sono state costruite vasche oblunghe e piccole per le prove

ROMA - L´ultimo dei trenta indagati per la grande colata dei mondiali di nuoto - diciotto piscine costruite a corredo di Roma 2009, quindici sequestrate in tempi diversi - è anche il primo candidato a guidare Roma verso le Olimpiadi del 2020. Giovanni Malagò, 50 anni festeggiati tra la Falchi e Totti alla Casina Valadier, da organizzatore dei mondiali di Roma si è costruito la sua piscina privata, «una delle più belle d´Europa». La descrive così Valerio Cleri, oro sulla 25 chilometri di fondo lo scorso luglio. Una vasca olimpica scoperta e due coperte, foresteria di lusso, palestre, ristorante, ludoteca, sala cinema, internet gratis per i soci "Aquaniene".
Malagò avrebbe voluto realizzarla a fianco del circolo padre, il Canottieri Aniene dove per entrare devi firmare un assegno da 25 mila euro a fondo perduto. L´ex amico Walter Veltroni disse che no, in riva al Tevere non si poteva, e da sindaco gli fece trovare un´area destinata a un parco, un chilometro lontano in linea d´aria, sotto la Moschea musulmana. È partito prima di tutti con il cantiere, Malagò. E quando ha inaugurato, prima degli altri, ha invitato cinquemila persone che in un sabato sera di primavera paralizzarono la collina di Parioli.
Quel mondiale di nuoto il sindaco Gianni Alemanno continua a raccontarlo come «un grande successo», ma è andato in rosso di otto milioni e mezzo di euro, destinati ad aumentare. Giovanni Malagò, imprenditore del lusso, consigliere di Unicredit e Air One, è il candidato perenne dello sport romano. Alla presidenza del Coni, alla presidenza della Lega calcio. Ora, alle Olimpiadi del 2020.
Alemanno già gli ha espresso vicinanza per l´avviso di garanzia: «È senz´altro un atto dovuto». A ruota, solidarietà dal presidente della Regione Marrazzo, della Provincia Zingaretti, dal ministro Meloni, dal tennista-vip Panatta. Qualcuno di loro è già passato dalla barca di Malagò, simbolo estivo di notorietà, peso sociale. L´ultima volta, in Grecia, è stata avvistata Ilaria D´Amico, che ha contraccambiato ospitandolo a Sky.
Il problema del "candidato Malagò" è che la dirigenza sportiva della Capitale che lui rappresenta, e spesso guida, alla fine del mandato riesce a produrre opere come i mondiali di nuoto: piscine sull´Appia antica, di fronte alle tombe di Cecilia Metella, davanti alla tenuta estiva del presidente della Repubblica, nelle aree di sversamento del Tevere, nelle zone con vincolo paesaggistico assoluto. Con la scusa dell´evento, e senza ospitare alcun atleta internazionale, si sono progettate vasche brevi e oblunghe, inutili per il cronometro, perfette come beauty farm. Non tutto, certo, è colpa dell´imprenditore Malagò. Anzi, in diverse occasioni Malagò si è scontrato con l´altro motore dell´operazione "Roma 2009", Paolo Barelli, presidente della Federnuoto, una famiglia che - dicono le visure camerali - ha interessi in almeno dieci impianti che per i mondiali hanno ottenuto il permesso di costruire nuove vasche.
Alemanno sulla "sversata di piscine" in consiglio comunale disse: «Dobbiamo chiudere un occhio per il bene della collettività». Ora ha in mente proprio Malagò&Barelli come asse portante della squadra a cui affidare la candidatura olimpica di Roma. Prima contro Venezia, poi contro il mondo. A scendere, il sindaco immagina compiti di prima importanza per alcuni suoi antichi consiglieri: Claudio Barbaro proveniente dall´associazionismo di An, e l´ex Irriducibile della Lazio Alessandro Cochi.
Con loro, fin qui, ha perso i mondiali di basket, i mondiali di rugby, la partecipazione di una squadra romana alla Celtic League del rugby europeo ed è riuscito a trasformare la presentazione dei futuri stadi di Roma e Lazio in un dibattito pubblico sulla speculazione terriera ed edilizia nella Capitale.
Per avere qualche chance per le Olimpiadi, Roma dovrà rimettere mano al gargantuesco cantiere a vuoto di Tor Vergata, la cittadella dello sport progettata dall´architetto Santiago Calatrava. Per accelerare le questioni urbanistiche si è candidato a fare squadra il commissario straordinario Claudio Rinaldi, primo indagato per i mondiali di nuoto.
In deroga al piano regolatore, è pronto ad occuparsi della Formula Uno all´Eur. Quindi, della volata verso il 2020.

giovedì 27 agosto 2009

Le fontane-capolavoro di Roma? Piscine per turisti e gatti

Le fontane-capolavoro di Roma? Piscine per turisti e gatti
RAFFAELLA TROILI
Il Messaggero 27/08/2009

ROMA - Una volta a Roma si spogliano, s'arrampicano sui monumenti, bivaccano a dorso nudo nel centro storico, si sciacquano nelle fontane. Come se arrivasse loro il messaggio: «Benvenuti nella città dove tutto è possibile». Dopo l'ennesimo danneggiamento, questa volta è toccato a una delle Quattro Fontane, quella raffigurante il Tevere, ci si torna a interrogare su come tutelare il patrimonio artistico capitolino, anche alla luce del crescente malcostame mostrato dai turisti. Turisti maleducati al punto da sconfinare nel vandalismo, come probabilmente è avvenuto in via delle Quattro Fontane. Basta un veloce giro in centro: a piazza Mastai una famiglia canadese con le scarpe ai piedi si rinfresca nella fontana delle Tartarughe, scatta anche una foto ricordo per il nonno di 80 anni dentro la vasca, al Pantheon invece sono dei francesi - papà e figlioletti - a prendersi a gavettoni. Fanno una tale conflisione, che alla fine esce un barista a riprendarli. Ancora, a piazza del Popolo un cittadino ne approfitta per fare la doccia al gatto. E sempre a piazza Mastai, una bimba in pannollno si rinfresca sotto gli occhi contenti dei genitori. Da piazza Barberini a Castel Sant'Angelo, il cuore di Roma viene bistrattato così. Un patrimonio immenso difficile da custodire, «ma la situazione è tenuta sotto controllo dalla Sovraintendenza ai Beni culturali del Comune», assicura il vicesindaco Mauro Cutrufo che ha effettuato un sopralluogo alla fontana danneggiata. «L'amministrazione oltre a studiare delle sanzioni ha predisposto degli inviti all'imprenditoria privata, che a fronte di un restauro potrebbe beneficiare dell'immagine positiva che ne deriverebbe». L'ipotesi per ora più probabile è che qualcuno appoggiandosi per bere abbia fatto cadere nella vasca il pezzo di statua. Il frammento è già in laboratorio, ma il sovrintendente comunale Umberto Broccoli apre le braccia ai privati sia in termini di gestione che di restauri dei monumenti, «il bene culturale così come noi lo viviamo è improduttivo, dobbiamo puntare su sponsorizzazioni, finanziamenti esterni, creare reddito con l'affitto di mitrei, monumenti da dare in gestione ai privati. Abbiamo magazzini pieni di materiale antico, conservato nell'illusione che non si degradi». Quanto alle fontane, fa una premessa filosofica: «Non dimentichiamo che in origine sono nate per essere vissute, certo quando Bernini le ha realizzate non c'erano ogni giorno migliaia di persone a visitarle». Più praticamente, l'unica forma di tutela possibile è «la sorveglianza, un maggior controllo visivo, per cui la presenza dei colleghi e amici vigili è preziosissima». «Per me bisognerebbe ripristinare la sacralità di alcuni luoghi». E' la voce del soprintendente ai Beni archeologici, Angelo Bottini. «Contrastando la mercificazione di bassa, stando più attenti, in certe zone monumentali alla qualità del commercio». Parla dell'area di Fontana di Trevi, «dove ci sono negozi che fanno orrore, un degrado forte che abbiamo visto crescere anche a Venezia, Firenze e che comincia a vedersi al Pantheon, a piazza della Maddalena. Serve un intervento più duro dell'autorità comunale, il centro si è trasformato in una megapizzeria, tocca stringere un po' i freni». Ne è convinto Bottini. Ha notato in giro un «degrado dei comportamenti», che non va trascurato più, vista «la pressione turistica ormai talmente forte...». Turisti e non, sbronzi, mezzi nudi, incivili. Bottini ripete: «Vedo una scarna educazione, uno sbracamento del costume: si bivacca, si mangia dove capita. Cose che altrove nessuno farebbe, perché verrebbe sanzionato immediatamente. L'Ara Pacis a volte sembra un lavatoio pubblico. E' chiaro che così, i danni sono inevitabili». Bottini nemmeno ha in tasca ricette magiche. «Temo che l'unica soluzione sia quella di aumentare la vigilanza. Il sistema delle copie, valido in alcune situazioni, non lo è nel caso delle fontane, caratteristiche della città. Ma certo, Fontana di Trevi e tutta la piazza sono una bolgia indescrivibile, intorno il degrado è assoluto». Degrado che si ripropone nell'area del Colosseo, «un commercio e una ristorazione di quart'ordine. La situazione non cambia sulla scalinata di Trinità de' Monti, invasa da bivacchi e vu' cumprà. E' uno dei problemi delle grandi città turistiche. Occorre intervenire con una pollticaurbanistica. Già i turisti vengono in centro vestiti come se andassero in spiaggia».

mercoledì 19 agosto 2009

L´Economist: "Altro che parchi a tema Roma pensi di più ai monumenti"

L´Economist: "Altro che parchi a tema Roma pensi di più ai monumenti"
ALESSANDRA PAOLINI
MERCOLEDÌ, 19 AGOSTO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

«Altro che Parco coi gladiatori, per far tornare i turisti a Roma bisogna puntare su Colosseo e Musei Vaticani». La "tirata d´orecchie" per la giunta arriva dall´Economist. "Nuvole sul mediterraneo" titola il settimanale inglese che analizza la crisi del turismo.


L´ Economist parla del calo del turismo in Italia nell´ultimo anno dell´11,5% e della diminuzione del 15% del fatturato per le 270mila aziende del settore. Un risultato che Barnabò Bocca presidente di Federalberghi definisce senza troppi eufemismi «una debacle».

Il giornale d´Oltremanica si sofferma poi sui grandiosi nuovi progetti del Campidoglio, chiamando in causa l´assessore capitolino al Turismo e vice sindaco Mauro Cutrufo che, si legge, «ha in mente porti come a Montecarlo, campi da golf come quelli spagnoli, parchi a tema per rivaleggiare con Disneyland». Ma, il giornalista avverte: la mossa può rivelarsi sbagliata: «Difficilmente infatti i turisti abbandoneranno Topolino a favore di un parco sulla romanità. Gli stranieri vorranno sempre visitare il Colosseo e i Musei vaticani».

Il vice sindaco non si scompone.
Anzi dice di non trovare nulla di offensivo nell´articolo e che se l´Economist non condivide la scelta di un Parco dei divertimenti, è un problema suo.
«Anche perché - spiega - i musei Capitolini e San Pietro sono i fiori all´occhiello del nostro turismo che è in risalita con un punto percentuale in più, rispetto a luglio 2008. Ciò a cui stiamo lavorando sono però "i turismi". Il parco rientra in questa seconda tipologia».

Ricorda perciò come Disneyland attiri ogni anno 15 milioni e passa di visitatori, con un fatturato da quasi un miliardo e mezzo di euro. «Ecco, quello di Roma secondo stima fatte da cinque tra i più grandi istituti di ricerca - continua Cutrufo - sarà visitato da 10 milioni di persone. E la competizione con Parigi, non c´entra».


Per quanto riguarda i porti, «non sono progetti ma realtà». Come la posa della prima pietra ad ottobre del nuovo porto di Fiumicino che nel giro di due anni porterà 1.445 nuovi posti barca che andranno ad aggiungersi agli 870 di Ostia e ai 3mila di Darsena e Fiumara.

Anche sul golf l´assessore si sente in una botte di ferro: «Abbiamo già messo la firma sul "Golf district", circuito a cui hanno aderito già 30 campi. Un´opportunità ghiotta per il Campidoglio: nel mondo ci sono oltre 70 milioni di golfisti che, in termini economici, fruttano 40 miliardi di dollari. E la località della vacanza, in un terzo dei casi, si sceglie perché oltre ai monumenti o le spiagge ci sono "green" e "golf car" nei paraggi.

Roma in scena. Novecento visite guidate dentro i siti archeologici più belli

Roma in scena. Novecento visite guidate dentro i siti archeologici più belli
IL TEMPO 19/08/2009

Il programma alternativo alle gite fuori porta per il solleone
Al fresco dei sotterranei nel cuore della città eterna
Eleonora Sannibale Chi ha detto che restare in città ad agosto è noioso? «Roma in scena» propone una valida alternativa alle vacanze fuori porta attraverso oltre 900 visite guidate all'interno dei luoghi più belli della città Eterna.

L'iniziativa, promossa dal Comune di Roma in collaborazione con Zètema, offre la possibilità a romani e turisti di visitare ancora per tutto il mese di agosto e fino al 20 settembre oltre venti tra i siti archeologici più interessanti della capitale - anche di sera – e di partecipare a concerti, letture e conferenze a tema. Senza dover necessariamente lasciare a casa i più piccoli, che potranno prendere parte a laboratori creati appositamente per loro. Si inizia così, tra letteratura e musica, al Museo dell'Ara Pacis dove, oltre alle visite guidate, il pubblico potrà godersi ogni sabato sera alle 22, fino al 5 settembre, le letture tratte da autori classici e i concerti dell'Accademia romana di musica. Per gli appassionati di storia antica, «Roma in scena» offre una passeggiata nei sotterranei di Santa Maria Maggiore, come nell'area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme. E ancora, escursioni tra le Tombe latine in via dell'Arco di Travertino piuttosto che ai Mercati di Traiano; visite al Tempio Rotondo, l'edificio in marmo più antico di Roma e al Mitreo di Santa Prisca, uno dei santuari pagani meglio conservati e dedicati al culto di Mitra. Per gli amanti dell'arte egizia, etrusca, greca e romana, da non dimenticare la preziosa collezione di sculture antiche ospitata al Museo Barracco in corso Vittorio Emanuele. Mentre, per i più curiosi, vale la pena andare a vedere i resti dell'imponente Stadio di Domiziano, in piazza di Tor Sanguigna, conservati sotto il livello del manto stradale; l'Insula romana sotto Palazzo Specchi, in via di San Paolo alla Regola, dove sono ancora visibili, articolati su più livelli, importanti resti e strutture appartenenti a edifici di epoca romana, e il mausoleo Monte del Grano all'interno del giardino pubblico di piazza dei Tribuni, chiamato così per via della sua forma simile a quella di un moggio rovesciato. E per chi non ne ha abbastanza, l'Auditorium di Mecenate organizza una serie di conferenze sul tema dell'antichità, proposte dall'associazione «èarrivatoGodot» e tenute da professori delle università di Roma e Firenze, archeologi, architetti, esperti di danza e musica. Per maggiori informazioni consultare il sito: 060608.it.

venerdì 14 agosto 2009

L´arte perduta. Vernice e cemento la jeanseria sfratta il fregio di Leoncillo

L´arte perduta. Vernice e cemento la jeanseria sfratta il fregio di Leoncillo
CARLO ALBERTO BUCCI
GIOVEDÌ, 13 AGOSTO 2009 LA REPUBBLICA - RomA

Un lavoro ispirato alla costiera amalfitana nel ristorante di Fellini e Mastroianni

Capri ricoperta di grigio come Pompei seppellita dalla cenere del Vesuvio. Così il murale d´autore sulle pareti di un locale storico di Roma scompare tra gli arredi "new brutalism", gli scaffali e i vestiti alla moda di una gigantesca jeanseria. Una mano di vernice grigia ha spento la vibrazione del graffito, ispirato alla Costiera Amalfitana, che Leoncillo Leonardi realizzò durante il Ventennio scavando immagini e segni nel muro dell´osteria "Capri" di via della Frezza.
Quell´opera d´arte è rimasta intatta nella sala del camino anche negli anni in cui, a partire dal 1952, il locale è stato trasformato nell´"Augustea" di Ludovico e del figlio Romolo Angelieri: il ristorante dei dopo teatro di Mastroianni e Fellini, delle tavolate d´artista con Carla Accardi, Luigi Ontani, Jannis Kounellis, ma anche delle cene di Craxi, Martelli e De Michelis nella "Roma da bere" degli anni Ottanta.
Non sappiamo che fine abbia fatto la boiserie in stile impero, con clipei e busti di imperatori alle pareti, realizzata nel dopoguerra per far sentire gli avventori avvolti nel clima di Roma antica formato Cinecittà e nell´impero vero del vicinissimo mausoleo di Augusto. Ma il paesaggio caprese reinventato dal grande ceramista e scultore umbro (Leoncillo nacque a Spoleto nel 1915 e morì a Roma nel 1968) è ancora lì, nella saletta dell´"Augustea" che portava alle cucine. Eppure l´opera è irriconoscibile. Il contesto è completamente cambiato. E l´immagine appare snaturata.
L´arredamento del "Levi´s Store" inaugurato su via del Corso il 4 luglio è ispirato alla metropoli americana (muri di mattoni a vista, travi e putrelle di acciaio, pareti délabré come quelle delle periferie abbandonate o di alcuni capi di abbigliamento) e non alle curve della Costiera amalfitana. In più, sul segno leggerissimo del maestro umbro - che nella sua opera partì da una figurazione di impianto espressionista (l´Arpia, il San Sebastiano, la Madre romana uccisa dai tedeschi) per approdare alla grande stagione dell´Informale - è stata stesa una pesante mano di vernice color cenere.
Notizie su questa commissione romana dell´artista (una delle tante decorazioni realizzate per palazzi e locali della sua città d´adozione) si trovano probabilmente nell´archivio privato, ancora da studiare, lasciato dagli eredi a Spoleto. Il ricordo più fresco e preciso del graffito originario è però nelle parole di Luigi Ontani che nel 2003, su queste pagine, davanti alla notizia che l´Augustea chiudeva i battenti, tra l´altro scriveva: «È vero, nella trama dei segni impressi nell´intonaco si può riconoscere una barchetta, oppure uno scoglio. Ma il senso generale dell´opera è quello di un miraggio. Un miraggio astratto che è sopravvissuto fino a oggi». Poi l´appello: «Dobbiamo fare in modo che possa tornare ad apparire ai viandanti cui Roma sempre mostra, con disinvoltura, i suoi segreti».

venerdì 7 agosto 2009

Statue parlanti. Per secoli furono la voce del popolo tornano a vivere grazie al restauro

Statue parlanti. Per secoli furono la voce del popolo tornano a vivere grazie al restauro
RORY CAPPELLI
MARTEDÌ, 04 AGOSTO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Quella dell´Abate Luigi di piazza Vidoni è stata "scoperta" ieri. Oggi iniziano i lavori per il "Facchino". Poi sarà la volta di "Madama Lucrezia" e di "Pasquino"

Sotto un cielo stranamente plumbeo, con la piazza Vidoni gremita di giornalisti, fotografi e curiosi, dopo i lavori di restauro durati quasi due mesi, è tornata a respirare – e, chissà, da qui a poco anche a lanciare le sue ironiche e irriverenti invettive contro il potere e i suoi abusi – una delle statue parlanti di Roma, quella dell´abate Luigi. A respirare perché era coperta da uno strato di sporco dovuto all´inquinamento. E ora: «Ariecchime sto quà, so aritornato», ha letto l´assessore capitolino alla Cultura Umberto Croppi dopo aver tolto il drappo di velluto rosso che la copriva, «a riparla´ per conto de la gente/che, credime, da di´, ce ne so tante,/dar tempo dei du Consoli ar Senato».
Restaurata per iniziativa dell´Associazione Abitanti Centro Storico, dell´assessorato alle Politiche culturali e della Sovraintendenza ai Beni culturali del comune di Roma, il recupero della statua è parte di «un progetto più ampio» come ha spiegato Viviana Di Capua, presidente dell´Associazione, «che vedrà interessate tutte le "statue parlanti" di Roma». A cominciare da quella di Madama Lucrezia, che si trova in piazza San Marco, in restauro già da aprile, per finire con quella del Facchino in via Lata, una fontanella cinquecentesca i cui interventi sono partiti proprio oggi. Il restauro, ha aggiunto il delegato del sindaco per il centro storico Dino Gasperini, è stato anche «l´occasione per sistemare l´intera area, per dare un senso pubblico a un intervento culturale».
Presenti alla cerimonia, oltre all´assessore Croppi, alla presidente Di Capua e al delegato Gasperini, anche il sovraintendente ai Beni culturali del comune Umberto Broccoli che ha voluto ringraziare «gli sponsor che hanno permesso che le statue tornino a parlare». Tra questi l´Associazione tabaccai, Cam Edilizia e Saba Italia. E ha continuato: «Il Pasquino, la statua più famosa, insieme alle altre, a tutt´oggi simboleggia la vera voce del popolo di Roma. Pasquino parlava contro il potere, anche se spesso era lo stesso potere che ispirava le sue parole alle statue». Cita poi uno dei lazzi che vennero attaccati alla statua durante l´occupazione di Bonaparte: «I francesi son tutti malfattori... No, no! Non tutti: bonaparte!».
E mentre l´assessore Croppi ricorda che «l´iniziativa spontanea dei cittadini non solo ha consentito il restauro delle statue parlanti, ma anche la realizzazione di un sito internet» (www. statueparlantiroma. it), alcuni turisti chiedono cosa sta succedendo. Appena capiscono scattano foto, prendono la cartina e vanno a cercare il Pasquino, che si trova a poche decine di metri da qui. Tutte insieme le statue formavano il cosiddetto Congresso degli Arguti, e l´irriverenza verso i potenti, l´insofferenza verso la corruzione, l´allergia verso il nepotismo, il rifiuto di sfarzo e ostentazione, echeggiavano su queste pareti virtuali in cui ci si poteva sfogare, in forma anonima e (almeno in parte) sicura. Anche se gli autori delle pasquinate, dirette verso lo strapotere curiale e la sua evidente e (sconcertante) decadenza, erano letterati come l´Aretino o Giovan Battista Marino. Certo non gli analfabeti popolani. Che però con la loro sagacia e il loro carattere da sfottò - tratto che rimane a tutt´oggi nel romano - erano sicuramente loro ad ispirarli.

domenica 2 agosto 2009

Cemento a colle della Strega no ai colpi di mano d´agosto

Cemento a colle della Strega no ai colpi di mano d´agosto
MARIA ELENA VINCENZI
DOMENICA, 02 AGOSTO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Gli abitanti contro una delibera del municipio da votare martedì

La battaglia contro la possibile edificazione di 72 mila metri cubi "Ampliare il parco dell´Appia Antica"

Colle della Strega, è ancora polemica. Dopo che l´assessore all´Urbanistica, Marco Corsini, aveva dichiarato una tregua estiva e rimandato la questione a dopo le ferie, ieri Municipio XII ha convocato per martedì una commissione urbanistica sulla destinazione degli oneri concessori di un progetto che prevede l´edificazione di 72mila metri cubi nell´area della Valle della Cecchignola.

Una edificazione contro cui i cittadini non hanno mai smesso di battersi. E che era stata bloccata dal Comune. Ma ora arriva la «manovra agostana», come la definiscono gli abitanti. E l´associazione "Colle della Strega" promette battaglia. «È vergognoso – ha detto il presidente Massimiliano Di Gioia - che si convochi il 4 agosto, periodo di vacanza, una commissione per decidere di un atto tanto importante. Chiediamo l´immediato intervento del sindaco Alemanno per bloccare questa manovra. Nel frattempo non smettiamo di denunciare il fatto che la Regione Lazio non ha ancora varato l´ampliamento del parco dell´Appia Antica che salverebbe l´area del Colle della Strega e del Fosso della Cecchignola dalla distruzione. Chiediamo che Marrazzo tenga fede agli impegni presi con i cittadini». Ma intanto si pensa alla riunione di martedì. «Un colpo di mano che mi ha lasciato stupefatta – ha spiegato Matilde Spadaro, capogruppo dei Verdi al XII - Nell´ultima seduta della commissione non si era assolutamente parlato di questo provvedimento. E ora salta fuori dal cilindro in una commissione straordinaria convocata espressamente per decidere di altro».

venerdì 31 luglio 2009

Ai Musei Capitolini la stanza di Arnolfo

Ai Musei Capitolini la stanza di Arnolfo
RORY CAPPELLI
VENERDÌ, 31 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Aperta ieri al pubblico Dal monumento onorario a Carlo I d´Angiò alle quattro misure per il dazio
Esposti anche il sarcofago con Apollo, Atena e le Muse, la mensa con scene della vita di Achille e il globo dell´obelisco vaticano


Francesco Guccini e una troupe cinematografica giapponese. Jacques Le Goff e la storiografia degli anni Settanta. Una presentazione decisamente postmoderna quella della nuova sala dei Musei Capitolini dedicata al medioevo, da ieri aperta al pubblico, che espone un monumento onorario a Carlo I d´Angiò - attribuito ad Arnolfo di Cambio, che l´avrebbe realizzata tra 1275 e 1277 - e altri reperti medievali. Le parole e la musica di Guccini, quelle di una canzone del 1981, Bisanzio, hanno echeggiato nella sala Pietro da Cortona con i turisti che, tra un Caravaggio e un Guido Reni, si affacciavano stupiti. «Quella del Medioevo età buia, barbarica, oscura e oscurantista è un´invenzione del Quattrocento» esordisce dopo la musica il sovraintendente ai Beni Culturali Umberto Broccoli. «Per restare nel nostro ambito territoriale, Roma infatti non è solo Repubblica, Impero e Rinascimento: c´è anche la Roma medievale». «Questa sala» spiega poi il direttore dei Musei Archeologici Claudio Parisi Presicce, «che dal 1561, dopo il Sacco di Roma, ha ospitato gli archivi, vuole essere un omaggio ad anni troppo a lungo considerati bui». Il restauro della sala, continua Broccoli, «è stato poi reso possibile da un´operazione che, all´atto del mio insediamento, ho annunciato di voler fare: quella di "mettere a rendita" i beni». Nei Capitolini, infatti, per tre lunedì consecutivi, qualche mese fa, sono state girate scene di un film giapponese: un thriller la cui protagonista, una bambina, scompare proprio nei Capitolini. Un´operazione, quella del restauro, che, dunque, «non ha fatto uscire un soldo dalle tasche dell´amministrazione comunale», conclude soddisfatto il sovraintendente.
Carlo I d´Angiò troneggia in fondo alla stanza di piccole dimensioni dedicata dunque al Campidoglio nel periodo medievale: sta laggiù, oltre le quattro misure per il dazio (per il vino, per l´olio, per il grano) con cui le maestranze misuravano le tasse per i contadini che nel Medioevo tenevano un mercato proprio nella piazza del Campidoglio, oltre il sarcofago con Apollo, Atena e le Muse, oltre la mensa decorata con scene della vita di Achille e il globo dell´obelisco vaticano. Sta lì, gli occhi vuoti, lo scettro in mano, una corona tempestata di pietre preziose, seduto su un trono adornato con due teste di leone, simbolo di Roma. Il marmo è bianco, anche se Arnolfo di Cambio aveva seguito la moda greca e romana di colorare le statue: tracce di pigmento - cancellato nel XV secolo - sono state trovate nel corso dei restauri. Doveva essere rosa e rossa nel volto, nera nelle sopracciglia e negli occhi, azzurra e oro nel mantello, rosso vivo nei calzari, bruno arancio nei leoni.

domenica 26 luglio 2009

La Porta della "regina viarum" e il Bastione che controlla i Colli

La Porta della "regina viarum" e il Bastione che controlla i Colli
EMANUELE TREVI
DOMENICA, 26 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA Roma

Dal bello e solenne varco di San Sebastiano, decorato dal Sangallo Carlo V, nel 1536, fece il suo in ingresso trionfale in città

Qualunque attività, per quanto bizzarra e in apparenza solitaria, è in grado di procurarci inaspettati compagni di strada. Pensavo di essere l´unico, in questo periodo, a perlustrare il tracciato delle Mura Aureliane, descrivendo in queste puntate domenicali scorci pittoreschi, luoghi storici, sorprendenti contaminazioni dell´antico e del contemporaneo. E invece, eccomi qui ad ammirare il paesaggio, in cima ad una delle alte torri di Porta San Sebastiano, sede del Museo delle Mura, assieme a un´archeologa e topografa di rango, Alessandra Capodiferro, direttrice di Palazzo Altemps, e a Marco Delogu, uno dei più famosi fotografi contemporanei. Merita d´essere raccontato il lavoro che hanno intrapreso ultimamente. E´ uno dei tanti esempi di un legame segreto ma tenace tra gli artisti contemporanei e queste vecchie e fascinose mura.
L´idea è stata quella di tirare fuori dagli archivi dell´Accademia Americana una serie di fotografie archeologiche risalenti, più o meno, a un secolo fa. E di mettere quelle immagini ormai fuori dal tempo nelle mani di alcuni fotografi contemporanei, capaci di reinterpretarle. «E´ chiaro che il contatto diretto con il monumento antico», mi dice Alessandra Capodiferro, «rappresenta il fatto più importante, la prova del nove. Ma l´antico, per essere davvero visibile, ha sempre bisogno che gli si faccia un certo spazio intorno, e non solo in senso materiale. Sono le diverse forme di attenzione che si succedono nel tempo a dare alle cosiddette ‘rovine´ il loro spessore, è un processo che non si può e non si deve mai interrompere».
Marco Delogu, che è l´unico artista romano tra quelli finora coinvolti nel progetto, ha dovuto fare i conti non solo con la memoria storica collettiva, ma anche con i ricordi della sua infanzia. Con la sua polaroid, ha dato forma a un percorso antichissimo, dal confine urbano rappresentato dalle mura e dalla porta verso il cuore della città, passando per il Circo Massimo e le pendici del Palatino, fino al Tempio di Vesta e al Tevere. Ne è venuto fuori una specie di struggente viaggio onirico, che affonda nel tempo privato e collettivo nel momento stesso in cui sembra muoversi nello spazio.
Nessun altro accesso a Roma, nemmeno Porta del Popolo, può contendere la palma della bellezza e della solennità a Porta San Sebastiano, degno termine della via Appia, che i romani chiamavano «la regina delle strade». Vincitore dei Turchi, è di qui che Carlo V, nel 1536, fece il suo ingresso trionfale in città. E anche questa volta, l´architetto incaricato delle decorazioni fu il Sangallo, impegnato in un compito certo più effimero della costruzione del Bastione, ma non meno importante dal punto di vista politico e diplomatico. Ancora oggi, la vista della porta e delle sue torri, con il basamento quadrato rivestito di travertino, suscita facilmente un´ammirazione che sconfina nella riverenza.
Dall´alto delle torri, la vista spazia sull´ampia pianura che prosegue fino ai Colli Albani. Se si escludono poche costruzioni moderne, in questa direzione - caso più unico che raro - l´aspetto del paesaggio non è poi molto diverso da quello che dovevano scrutare i soldati di guardia nel V secolo, quando le torri raggiunsero aspetto e altezza definitivi, al termine di una serie di rimaneggiamenti. Già, perché parliamo sempre di Mura Aureliane, giustamente onorando in questo modo l´imperatore che le concepì e le fece rapidamente eseguire, ma quelle che vediamo oggi sono pur sempre il frutto delle continue modifiche, migliorie, riparazioni effettuate nel corso dei secoli. E´ un processo che fa assomigliare le mura a un vero e proprio organismo vivente. Il miglior modo per rendersi conto delle fasi di questo immane lavoro, fondamentale nello sviluppo di Roma e della sua immagine, è visitare le sale del Museo delle Mura, dotato di plastici e accuratissimi pannelli informativi. Ma anche se si è troppo pigri per assimilare informazioni storiche e archeologiche, il luogo è così bello che ci si spende volentieri molto più tempo del previsto. Purtroppo, per motivi di sicurezza in questo periodo la cosiddetta Passeggiata delle Mura, a cui si accede da una delle torri, è ridotta a un segmento brevissimo. Qualche anno fa, il crollo di un pezzo di muro fra due torri, tra l´Appia e la Cristoforo Colombo, ha interrotto il circuito. Ma questo tratto di mura è così ben conservato che sarebbe possibile, una volta effettuati i restauri, camminarci sopra per chilometri, sia in direzione della scomparsa Porta Ardeatina, che verso Porta Metronia. Come sempre, la vista verso l´interno della città non è meno interessante di quella che dà sull´esterno. A meno di non sorvolare la zona, infatti, una passeggiata sulle mura sarebbe l´unico modo per gettare lo sguardo su una delle parti più segrete della città: un mosaico di terreni privati e demaniali punteggiati da splendide ville e giardini segreti. Una campagna antica, fitta d´alberi, prati, canneti che non ci si aspetterebbe mai a due passi dal Circo Massimo e dal lungotevere. Sembra quasi un miracolo, soprattutto se si fa il paragone con altre zone più a nord, ma da queste parti, fra la Terme di Caracalla e l´inizio della Cristoforo Colombo, l´espansione urbanistica ha concesso una tregua al territorio, consentendogli di conservare una caratteristica altrove scomparsa. Vale a dire, il proseguire della campagna all´interno della cinta delle mura, il cui tracciato correva ben distante dall´abitato. Per questo motivo, il tratto di mura che va dal Bastione del Sangallo a Porta Latina, tutto affacciato verso il sud, è il più autentico, e il meglio conservato dell´intera cerchia. Non si tratta solo delle mura e delle torri in sé, ma dello spazio circostante. «Qui le mura», mi spiega Alessandra Capodiferro, «sono ancora un segno forte, autonomo, di distinzione fra un interno e un esterno, fra la città e i suoi dintorni». Appena più a nord, come vedremo, questa distinzione si fa impossibile. Troppo grande per rispettare i suoi stessi limiti secolari, la città ha finito per divorare le sue mura.

giovedì 23 luglio 2009

La nascita della via dell´Impero tra scavi, scempi e tesori

La nascita della via dell´Impero tra scavi, scempi e tesori
CARLO ALBERTO BUCCI
GIOVEDÌ, 23 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Foto dei Fori, affreschi, sculture ai Musei capitolini si apre la mostra sugli sventramenti di Mussolini

Prima del settembre 1931 c´era il quartiere Alessandrino, con le botteghe, le chiese, le viuzze tra le i palazzetti di edilizia popolare del Settecento e le casupole medievali. Così come un anonimo fotografo dell´Ottocento, salito in cima basilica di Massenzio, lo immortalò nella panoramica a 180 gradi ora posta in avvio della bella mostra "Via dell´Impero, nascita di una strada" (Musei Capitolini, da oggi al 20 settembre). E così come i romani l´avevano costruito in duemila anni di aggiunte, distruzioni, riutilizzazioni dei marmi dei Fori imperiali. Dopo la prima picconata e in soli dieci mesi di demolizioni, calcinacci e scavi archeologici, di quel quartiere popolare rimaneva solo un lungo rettilineo vuoto: la strada da parata voluta da Mussolini per celebrare in fretta e furia i dieci anni dalla marcia su Roma del 1922 e le successive marce sulle terre d´Oltremare.
Le demolizioni ordinate dal direttore delle Belle arti Antonio Muñoz permisero certo di scoprire la magnificenza dei mercati di Traiano, le connessioni tra i Fori e i templi, o la frenesia delle Erinni nel fregio, mutuato dall´altare di Pergamo, raffigurante la lotta tra dei e giganti: certamente il pezzo più importante e impressionante tra i circa cento reperti che accompagnano l´esposizione realizzata da un´équipe di studiosi della Sovrintendenza comunale (i testi nel catalogo edito da Palombi). Ma la riscoperta dei fasti di Roma antica portò con sé - in quel punto e in molte altre zone: da via della Conciliazione a piazza Augusto imperatore - la perdita di quella moderna, così simile, nel suo tracciato da casbha orientale, all´Urbe dei Cesari.
Nata come proseguimento della mostra di un anno fa ("L´invenzione dei Fori imperiali"), quella odierna getta luce proprio sulla strada che il Duce volle e, diversamente dal progetto di Corrado Ricci di inizio secolo, fece realizzare tirando una riga dal suo balcone di piazza Venezia al Colosseo. Peccato che in mezzo a quella linea dritta c´era la sede dell´antichissima Accademia di San Luca, c´erano le case addossate a San Luca e Martina (capolavoro di Pietro da Cortona oggi isolato e spogliato), cera la gente che fu sbattuta sulla Casilina (borgata Alessandrina, appunto) e c´era anche la collina Velia. Ma tutto fu spianato.
Come dimostra il freschissimo acquerello di Odoardo Ferretti, ma anche le suggestive foto d´epoca di Filippo Reale, Michele V. Calderisi, Cesare Faraglia (60 in tutto gli scatti esposti), in mezzo ai piedi della via dell´Impero c´era anche il criptoportico della villa imperiale inglobata in palazzo Rivaldi. Anche quelle architetture romane, comprese le bellissime pitture su fondo rosso, andarono in polvere sotto il piccone demolitore. Ed è soprattutto grazie alla precisione dei taccuini di Antonio Maria Colini se di quella antica storia è rimasta oggi precisa memoria.

Domani la notte dei Musei Vaticani

Domani la notte dei Musei Vaticani
L. Col.
23 LUGLIO 2009, CORRIERE DELLA SERA

Apertura straordinaria

Si aprono domani sera, in via eccezionale, i Musei Vaticani. Dalle 19 alle 23 si potrà accedere alla serata speciale attraverso la prenotazione online obbligatoria (al costo di 4 euro, più il costo invariato del biglietto: 14 euro intero e 8 euro ridotto tramite il sito internet dei Musei http://mv.vatican.va). Una serata dedicata soprattutto ai romani, che raramente accettano di mettersi in fila dietro i lunghi torpedoni di stranieri per ammirare le meraviglie racchiuse dietro le mura che si snodano a ridosso di piazza Risorgimento.

Un’esperienza unica e straordinaria che si potrà ripetere regolarmente da settembre in poi, se l’esperimento funzionerà. Antonio Paolucci, che dirige i Musei Vaticani, spiega che la filosofia dell’iniziativa è di restituire i Musei alla città. «Voglio far vivere ai romani - annuncia - l’emozione di entrare nel Cortile Ottagono sotto il cielo che si riempie pian piano di stelle, di soffermarsi davanti alle statue più belle e famose al mondo, come il Lacoonte e l’ Apollo del Belvedere, il Perseo e i Pugilatori di Antonio Canova.

Di capire che la bellezza è un balsamo per l’ anima, che lenisce i dispiaceri e fa sentire felici di essere al mondo».

Si potrà anche assistere al tramonto sulla Basilica di San Pietro e sui giardini vaticani dal Cortile delle Corazze o dalle finestre della Galleria delle Carte Geografiche con il sollievo del ponentino. Si potranno ammirare le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina nella tranquillità del silenzio notturno. Si attraverseranno le gallerie della Biblioteca apostolica vaticana per contemplare gli innumerevoli dettagli pittorici di armadi e pareti. Si potrà entrare nella stupefacente Galleria delle Carte geografiche, con le quaranta carte topografiche delle regioni italiane affrescate sulle pareti e commissionate nel 1581 da papa Gregorio XIII ai più importanti pittori dell’epoca. E in quella degli Arazzi, dove sono esposti dieci arazzi della «Scuola Nuova», tessuti nel XVI secolo a Bruxelles da Pieter van Aelst su disegno degli allievi di Raffaello.

L’itinerario comincia proprio dal Cortile Ottagono, disegnato da Bramante e modificato nel ’700, che per l’occasione sarà illuminato da antiche lucerne.

Così nacque via dell’Impero. Scomparvero l’Alessandrino e la collina della Velia

Così nacque via dell’Impero. Scomparvero l’Alessandrino e la collina della Velia
Lauretta Colonnelli
23 LUGLIO 2009, CORRIERE DELLA SERA

Musei Capitolini

Sessanta foto e altrettanti dipinti documentano gli scavi e le demolizioni

La via dell’Impero, fu inaugurata ufficialmente il 28 ottobre del 1932, anche se i lavori saranno terminati solo nell’aprile dell’anno successivo. «L’idea geniale di congiungere piazza Venezia con il Colosseo e con la via del Mare per mezzo di due ampie strade, possibilmente tracciate secondo la linea più breve, non fu ispirata soltanto da ragioni estetiche, ma anche specialmente da ragioni pratiche», così racconta Antonio Munoz, all’epoca responsabile delle decisioni in campo archeologico. Mancava infatti una comunicazione diretta tra il centro e i quartieri del Celio, dell’Esquilino e del Laterano, perché l’arteria maggiore, la via Cavour, andava a morire contro la barriera del Foro Romano e si perdeva nel dedalo delle viuzze del quartiere Alessandrino.

La costruzione della grande strada comportò una serie di demolizioni, a cominciare dallo stesso quartiere Alessandrino per finire con lo sbancamento della collina della Velia. I lavori di demolizione furono seguiti da un gruppo di fotografi e di pittori, incaricati dagli uffici del Governatorato di documentare le varie fasi degli scavi e i ritrovamenti avvenuti portando in luce il sottosuolo negli anni fra il 1924 e il 1940. Quelle immagini (circa 7.700, riunite in 84 album) sono oggi conservate presso il Museo di Roma e una piccola parte di esse, una sessantina di foto e altrettanti dipinti e reperti archeologici, sono esposti da oggi e fino al 20 settembre ai Musei Capitolini nella mostra «Via dell’Impero. Nascita di una strada».

Le immagini, scattate da professionisti romani come Filippo Reale, Michele Valentino Calderisi e Cesare Faraglia raccontano il rapido e intenso procedere degli abbattimenti e degli sterri. I dipinti spesso sono sovrapponibili alle foto, perché fotografi e pittori registravano gli stessi eventi contemporaneamente e tutti dalla stessa postazione, condizionati dalla struttura dei cantieri. Tra gli artisti impegnati nell’opera, figurano Maria Barosso, Lucia Hoffmann, Giulio Farnese, Odoardo Ferretti, Vito Lombardi.

lunedì 20 luglio 2009

Agro romano, quattro nuovi vincoli. La tutela estesa anche ad aree di Roma nord e lungo l’Aurelia

Agro romano, quattro nuovi vincoli. La tutela estesa anche ad aree di Roma nord e lungo l’Aurelia
LILLI GARRONE
07 luglio 2009, CORRIERE DELLA SERA

Sovrintendenza Ancora un provvedimento. Montino: «Così salta il Prg». Ad agosto Marchetti lascia


Sono altre quattro le aree del piano regolatore sotto osservazione della sovrintendenza per il vincolo di tutela: sono nella zona di Roma nord e lungo l’Aurelia.

E sarà su queste aree che verterà la trattativa, «preventiva », nel tavolo a tre - Campidoglio, ministero dei Beni culturali, Regione - in programma in settimana: un incontro, per ora, tecnico.

«Così salta il piano regolatore - afferma il vicepresidente della Regione Esterino Montino - Dal ministero un atto di prepotenza istituzionale ».

L’assessore capitolino all’Urbanistica Marco Corsini è combattivo: «Difendiamo il Prg perché ad esso sono legate le prospettive di sviluppo della città». Ma «l’idea è quella di salvaguardare il più possibile l’Agro romano», afferma il direttore regionale del Lazio dei Beni culturali Luciano Marchetti che, però, ad agosto lascia e resta vicecommissario per il terremoto abruzzese.


4 nuovi vincoli sull’edilizia «Il Comune non li accolse»

Marchetti: «La Sovrintendenza mosse obiezioni al Prg nel 2003 ma il Campidoglio disse di non averle ricevute, tutto inizia così»



Sono altre quattro le aree del piano regolatore sotto osservazione da parte della sovrintendenza per il vincolo di tutela: sono nella zona di Roma nord e lungo l’Aurelia. E sarà su queste quattro aree che verterà la trattativa, in un certo senso «preventiva», nel tavolo a tre - Campidoglio, ministero dei Beni culturali, Regione - in programma in settimana: sarà un tavolo soprattutto tecnico, perché in questa prima fase saranno gli esperti a sedersi e a discutere.

«L’idea è quella di salvaguardare il più possibile l’Agro romano - afferma il direttore regionale del Lazio Luciano Marchetti - ma è una storia che arriva da lontano e che risale a prima del mio arrivo nel 2003: la sovrintendenza fece una serie di osservazioni al piano regolatore, che non sono state accolte perché ci sarebbe stato un disguido nelle comunicazioni. Ovvero - spiega - la sovrintendenza dice di averle mandate e il Campidoglio di non averle ricevute. Quindi la procedura è andata avanti: la legge del resto su questo è precisa, bisogna coopianificare».

Ma Luciano Marchetti non seguirà fino in fondo la vicenda: «Dal primo di agosto lascio il Lazio - racconta - resto solo vicecommissario per il terremoto in Abruzzo», si occuperà della ricostruzione de L’Aquila.

L’avvio del procedimento di tutela, intanto, è ufficialmente iniziato per la zona Laurentina-Ardeatina: 5.400 ettari di agro romano che erano nel piano paesistico e che sono state trasformate in edificabili dal piano regolatore a un milione di metri cubi di edilizia residenziale e popolare.

Per quest’area venerdì prossimo ci sarà la pubblicazione dell’avvio della procedura del vincolo: tre mesi di affissione, 30 giorni per le osservazioni da parte del Campidoglio o dei privati, dopo di che altri 90 giorni sono concessi al ministero per per valutare le osservazioni. Un lungo iter che porterà al vincolo finale, ma che fin da venerdì prossimo farà scattare per quella zona le misure di salvaguardia. Sarà quindi, questa, una partita difficile da giocare al tavolo tecnico visto l’avvio ormai ufficiale, anche se il Campidoglio intende condurla, mentre sarà tutta da giocare quella sulle altre quattro aree: «C’è un principio di leale collaborazione ormai codificato che impone sia tenuto adeguato conto della posizione del Comune sin dall’inizio dell’istruttoria sui vincoli - spiega l’assessore capitolino all’Urbanistica Marco Corsini - . Per questo noi ci stiamo battendo. Difendiamo il piano regolatore perché ad esso sono legate le prospettive di sviluppo della città».

Nella vicenda è coinvolta la Regione, che sta esaminando le 11 mila osservazioni sul «Piano paesaggistico regionale », che è stato adottato: un centinaio di tecnici le stanno esaminando, a ottobre le controdeduzioni. Altre quattro aree? «Così rischia di saltare il Piano regolatore - afferma il vicepresidente della Giunta regionale Esterino Montino Dal ministero un atto di prepotenza istituzionale».

Il timore di nuovi vincoli era già stato espresso dal presidente dell’Acer Eugenio Batelli, allarmato dalle «voci di altri cinque vincoli che la Sovrintendenza starebbe pensando di istituire», con il rischio di «paralisi per un settore che a Roma rappresenta il 25 per cento del Pil». E il sindaco Gianni Alemanno aveva ricordato dopo l’incontro sulla questione con il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi le «120 osservazioni elaborate quando era a capo del dicastero Francesco Rutelli del tutto ignorate dal Comune e dalla Regione, che riguardano tutto il territorio». Aggiungendo: «È importante prevenire situazioni analoghe».

Ma non sono i vincoli le uniche turbative che incombono sul Prg di Roma: oggi, infatti, il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi nel merito sul ricorso della società «Boadicea Property Services », che aveva contestato un vincolo di inedificabilità apposto su un’area di via Fontanile Arenato. Il Tar in un primo momento aveva dato ragione al ricorrente, e annullato il piano regolatore. Sentenza ribaltata con la sospensiva già concessa dal Consiglio di Stato il 7 aprile: almeno su quest’area oggi una parola finale.

lo spariglio dell'agro romano

lo spariglio dell'agro romano
di GIUSEPPE PULLARA
09/07/09, CORRIERE DELLA SERA

Lo «spariglio» delle carte in tavola predispone nuove soluzioni al gioco, soprattutto nelle fasi finali. Il prevedibile viene scompaginato, si rimette tutto in discussione. Viene in mente questo passaggio del gioco pensando a ciò che sta accadendo con la vicenda dei vincoli sull’Agro romano.

Gli unici a mantenere ruolo, funzioni e posizioni tradizionali sono i costruttori che rivendicano il loro «diritto » a edificare. Ma un movimento trasversale attraversa istituzioni e forze politiche, collocando gli uni e gli altri in una dinamica con aspetti contraddittori.

Nel centrosinistra della Regione, il presidente Marrazzo e l’assessore all’Urbanistica Montino si schierano a favore del mattone, detta in parole povere. Il sindaco di centrodestra Alemanno difende il Piano regolatore di Veltroni, portatore delle «compensazioni» invocate per costruire. Anche Zingaretti, a capo della Provincia di centrosinistra, difende il Prg non dimenticando però le suggestioni ambientaliste. Il governo (il ministro Bondi, il sottosegretario Giro) si trova dalla parte della vincolistica, una scelta non proprio della destra anche se Rampelli (ex An) si definisce «il salvatore di Tormarancia».

La matassa è parecchio intrecciata ed ognuno dei protagonisti sembra vivere la storia dei vincoli come un ingombro inopportuno. Tanto che tutti sentono la necessità di riunirsi intorno a un tavolo per dare una soluzione al più presto a una vicenda che toglie chiarezza alle rispettive posizioni e crea imbarazzo. Il silenzio di certi partiti ne è la prova.

L'impressione è che una scelta culturale avanzata, quella dei vincoli a protezione di verde e ambiente, che fu assunta a suo tempo dalla sinistra (favorevole al costruire pubblico), arrivi questa volta in ritardo sul contesto politico ed istituzionale romano. Creando così come tutti i passi fuori-fase un certo scompiglio. Nessuno avrebbe mai pensato che oggi governo e Campidoglio possano trovarsi in contrasto, e perdipiù sul Prg veltroniano. Coniugare sviluppo e tutela del territorio è sempre stato difficile. Ora sembra esserlo di più perché gli uni si sono spostati, negli anni, nel campo degli altri. In un girotondo attorno ai costruttori.

Lazio, laghi inquinati "Troppi scarichi abusivi"

Lazio, laghi inquinati "Troppi scarichi abusivi"
CECILIA GENTILE
MERCOLEDÌ, 08 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Laghi inquinati, maglia nera a Fondi e Turano Promozione solo per Martignano e Bolsena

Depuratori insufficienti reti fognarie non finite e scarichi abusivi. Fuori limite anche Nemi e Bracciano

Promosso a pieni voti il lago di Martignano, nel comune di Anguillara Sabazia. Maglia nera, invece, per i laghi del Turano, di Fondi e di Posta Fibreno. Non se la passano bene i bacini del Lazio: depuratori insufficienti, reti fognarie non ancora completate e scarichi abusivi causano lungo molti tratti di costa alti livelli di inquinamento che allontanano potenziali turisti e bagnanti. La fotografia è della Goletta dei laghi di Legambiente.


dal 28 giugno al 2 luglio gli ambientalisti hanno effettuato 33 prelievi in tutti i laghi del Lazio e li hanno sottoposti ad analisi di tipo microbiologico e chimico-fisico. I più inquinati risultano quello di Fondi, all´altezza del canale di San Vito, del canale di Sant´Anastasia e della Portella, quello di Posta Fibreno e del Turano, specialmente nel comune di Rocca Sinibalda. Ma anche i prelievi nei romani laghi di Nemi e di Bracciano hanno evidenziato concentrazioni di coliformi fecali e streptococchi superiori al limite di legge. Nella norma, invece, i valori del lago di Albano e del lago di Vico.
«È allarmante la situazione registrata dalla Goletta dei Laghi - dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - ma è altrettanto evidente che dove si lavora sul fronte delle fognature e della depurazione i risultati si vedono. C´è un grande investimento economico nei fondi strutturali della Regione che va utilizzato presto e bene, ma serve soprattutto una grande volontà da parte delle amministrazioni locali. Chiederemo all´Arpa controlli straordinari nei punti inquinati per garantire la sicurezza di chi fa il bagno».
Oltre al giudizio sulla qualità delle acque, Legambiente, insieme al Touring Club, ha voluto anche assegnare le vele, da una a cinque, che comportano una valutazione sull´intero ecosistema del lago: la mobilità, i rifiuti, i servizi per i disabili, i consumi idrici, il paesaggio, la situazione delle coste. Ne sono usciti vincitori con quattro vele i laghi di Martignano e quello di Bolsena, sul versante del comune di Montefiascone.

martedì 7 luglio 2009

Vincoli archeologici nell´Agro esplode l´ira dei palazzinari

Vincoli archeologici nell´Agro esplode l´ira dei palazzinari
ROBERTO MANIA
MARTEDÌ, 07 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - - Roma

I palazzinari romani hanno deciso di battere la pista politica: cercano di individuare il "mandante" che ha portato il soprintendente ai beni architettonici, Federica Galloni, a bloccare la costruzione di un milione di metri cubi di case (anche popolari) nell´agro romano, tra la Laurentina e l´Ardeatina.

La Galloni ha imposto nuovi vincoli paesaggistici. Contro di lei (che gode di larga stima sul piano professionale) si sono schierati tutti: il centrosinistra (da Marrazzo a Zingaretti), i costruttori (il presidente dell´Acer, Eugenio Battelli ha denunciato il rischio paralisi sull´occupazione, e quello dell´Ance Paolo Buzzetti è arrivato a chiedere l´intervento di Berlusconi), e anche il sindaco Gianni Alemanno si è ribellato.

Qualcuno ha cominciato a pensare che, insieme ai costruttori (nell´area ci sono terreni di Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Caltagirone, Paolo Santarelli) potrebbe essere proprio Alemanno l´altra "vittima" della Galloni: per creargli difficoltà e problemi con un pezzo dei suoi grandi elettori e indebolire la sua area politica in vista dell´imminente scelta per il candidato di centrodestra alle prossime regionali. Insomma, la pista politica. E tutta nel Pdl. Qui si annidano i sospetti e si intravede la sagoma di qualche "sospettato". Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi? Chissà. O forse il suo sottosegretario Francesco Giro, già coordinatore romano di Forza Italia, e così attivo nel lanciare candidati alla Regione non di provenienza An, dalla sindacalista Renata Polverini al commissario Ue Antonio Tajani, fino a se stesso? Tanti sospetti, ma ancora nessuna prova per la "pista politica".
r.mania repubblica.it

sabato 4 luglio 2009

"Roma in scena", appuntamenti sotto le stelle nei siti espositivi e archeologici

"Roma in scena", appuntamenti sotto le stelle nei siti espositivi e archeologici
VALERIA FORGNONE
GIOVEDÌ, 02 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Nei musei aperti di sera incontri e spettacoli

Dall´Ara Pacis ai Musei capitolini, da Villa Torlonia al Bilotti, dal Planetario ai mercati di Traiano: ogni luogo offrirà la sua attrattiva

Visite guidate, musica e spettacoli teatrali. Quest´estate va in scena la cultura sotto le stelle. Romani e turisti, fino al prossimo 20 settembre, potranno vivere i più importanti spazi museali e archeologici della città come luoghi di intrattenimento. È partita l´iniziativa "Roma in scena", promossa dall´assessorato comunale alla Cultura, dalla sovraintendenza ai Beni Culturali e curata da Zètema: ogni sera, per tre mesi i musei della Capitale apriranno le loro porte agli oltre 200 appuntamenti tra spettacoli teatrali, concerti, danza e incontri. In più, 23 siti archeologici ospiteranno fino a settembre 900 visite guidate, con percorsi programmati anche di sera e spesso accompagnate da note musicali, letture e laboratori per bambini.
La manifestazione comprende i progetti di attività culturale risultati vincitori per il periodo estivo del bando pubblico dedicato all´animazione nei luoghi archeologici o museali. Dall´Ara Pacis ai musei capitolini, dai musei di Villa Torlonia al Bilotti, dal Planetario ai mercati di Traiano. Ogni luogo avrà la sua attrattiva da offrire. Fino al 30 agosto, la luna sarà la regina del Planetario. Per due mesi, le notti romane si popoleranno di astri e pianeti, in una lunga programmazione per tutte le età: dal 21 al 26 luglio si celebrerà il 40esimo anniversario dello sbarco sulla luna, mentre il 29 dal telescopio in piazza Agnelli si osserverà il satellite. Fino al 12 settembre, invece, le visite guidate faranno riscoprire i segreti racchiusi nel mercato di Traiano e Monte Testaccio, nei sepolcri Repubblicani, nell´area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme e nei sotterranei di Santa Maria Maggiore. La scoperta continua al museo dell´Ara Pacis, dove fino al prossimo 4 settembre dalle 22 risuoneranno le note dei concerti dell´Accademia Romana di Musica. E ancora: la sera dell´8 luglio l´ "Adelchi" di Manzoni debutterà ai mercati di Traiano; la performance "Il noir si fa teatro" riempirà la centrale di Montemartini l´11 luglio, mentre ai musei Capitolini verrà realizzato i "Menecmi" di Plauto (22, 23, 24 luglio).
«In autunno sarà organizzata l´iniziativa "Musei in musica", che darà la possibilità a nuovi talenti di esibirsi all´interno degli spazi della capitale», ha spiegato il presidente di Zetema, Francesco Marcolini.
"Roma in scena", fino al 20 settembre, info: 060608 e www.museiincomuneroma.it

Campagna romana: che fare?

Campagna romana: che fare?
di GIUSEPPE PULLARA
03 luglio 2009, corriere della sera

Questa volta il fatidico interrogativo non preannuncia rivoluzioni.

Lanciata dal Dipartimento di studi urbani di Roma Tre, la domanda ci ripropone il difficile tema dello sviluppo da coniugare con la difesa di un territorio ricco di giacimenti culturali. Per cominciare con un esempio: a Ponte di Nona, nel quadrante Est, ad un ponte a sette archi eretto duemila anni fa e perfettamente in funzione si appoggia una rivendita di water e lavandini. A Tor Vergata una via romana, con basolato rimasto perfetto, è attraversata da una «pista ciclabile ».

Ma nel 2009 non dovrebbero essere stati superati rischi del genere dopo decenni di denunce e provvedimenti? È lo stesso stupore che ci coglie quando dal Comune si illustra un nuovo piano di «recupero delle periferie».

Esistono piani paesistici e vincoli a non finire - lamentati l'altro giorno dall' Acer, associazione dei costruttori - ma l'Università si vede spinta ad alzare ancora oggi un grido d'allarme.

«Buone intenzioni e regole non mancano - dice Vieri Quilici - ma sembra non essere tracciata una direzione di marcia strategica».

Uno studio effettuato sull'area compresa da Prenestina e Casilina, nell'ambito della ricerca nazionale «Progetto urbano e città antica» mette in evidenza l'urgenza di dotare il territorio, che ospita preziosi insediamenti archeologici (acquedotti romani e simili) assieme ad anonimi insediamenti abitativi e produttivi, di servizi e attrezzature.

Non si tratta solo di mantenere la produzione agricola laddove il verde si è salvato, e neppure anche di difendere le nobili rovine romane. L'Università dice: bisogna puntare su una nuova abitabilità di questo territorio per garantirne un futuro metropolitano ordinato e vitale.

Un risultato raggiungibile non tanto con il blocco edificatorio né con l'istituzione di un nuovo Parco: semplicemente coordinando norme, vincoli e iniziative per dare vita ad uno «sviluppo integrato e sostenibile» che metta insieme patrimonio storico-culturale, difesa ambientale e iniziative immobiliari.

Ci vorrebbe, come si suole dire, una «cabina di regia» anti-confusione. Possibilmente lontana dalla politica.

Appia Antica. Maltempo, danni al patrimonio

Appia Antica. Maltempo, danni al patrimonio
Italiasera 4/7/2009

Seria soprattutto la situazione ai resti archeologici dell'Appia Antica
Paris (Soprintendenza): Più tutela attiva

Alberi caduti e danni ai resti archeologici sull'Appia Antica, questo il risultato dei temporale che si e' abbattuto giovedì pomeriggio su Roma. Ad annunciarlo la responsabile della soprintendenza archeologica di Roma per l'Appia Antica Rita Paris: Nell'area di Santa Maria Nova si sono verificati danni evidenti che stiamo ancora verificando attraverso i sopralluoghi - dice Rita Paris a margine della presentazione del Festival EuroMediterraneo in Campidoglio - Sono caduti diversi cipressi proprio sull'area archeologica provocando i danni che stiamo quantificando . Preoccupazione soprattutto per il Mosaico dei Gladiatori delle Terme di Santa Maria Nova: E' completamente allagato. Sono molto preoccupata perche' oltre ad essere una recente scoperta l'avevamo restaurato da poco. Era coperto con un tendone che però sotto il peso dell'acqua si smontato, ricoprendolo tutto d'acqua . Danni stimati anche all'altezza del Mausoleo di Cecilia Metella e Capo di Bove e a Tor Carbone: Diversi sono gli alberi ad alto fusto che sono caduti. Almeno quattro, cinque . Ieri mi sono sentita davvero abbattuta - racconta Rita Paris - Alle enormi difficoltà per tutelare questo patrimonio archeologico e paesaggistico che ogni giorno si affrontano, dobbiamo anche affrontare i danni per i temporali. Ancora ci trasciniamo i danni dello scorso 5 novembre 2008, quando la tromba d'aria ha non solo fatto cadere alberi ma anche rovinato un monumento romano e il basolato antico della strada. Abbiamo appena presentato il progetto per risanare queste problematiche. Adesso dovremo fare ancora una nuova stima dei danni . Rita Paris sottolinea quindi la questione Appia Antica: L'Appia Antica è un enorme patrimonio di interesse archeologico e naturalistico. C'è bisogno di una tutela pi attiva, una tutela che permetta, cioè, di fruire il parco quanto più possibile. Le possibili soluzioni sono la riduzione del traffico e dare attuazione al piano paesaggistico che si sta discutendo ora alla Regione Lazio .

Nuovi vincoli paesaggistici sull´agro romano braccio di ferro tra Alemanno e Bondi

Nuovi vincoli paesaggistici sull´agro romano braccio di ferro tra Alemanno e Bondi
SABATO, 04 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Ieri, al termine di un incontro tra Berlusconi e Letta, il ministro Bondi e lo stesso sindaco, è stata decisa l´immediata pubblicazione del vincolo che avvia la procedura di salvaguardia. Un provvedimento che Bondi ha tentato di far digerire ad Alemanno promettendo l´apertura di un tavolo permanente di confronto, con la Regione. Per il resto Bondi ha ribadito la sua «intenzione di esercitare le funzioni di tutela del paesaggio che la Costituzione e il Codice dei Beni Culturali» gli assegna. Sottolineando come, in sede di stesura del Prg, né la giunta Veltroni né quella Marrazzo «hanno tenuto in conto le osservazioni a suo tempo presentate dal Ministero», il quale infatti «non aveva mai concesso l´intesa». Alemanno si è detto «fortemente critico, pur rispettando le scelte del ministro» perché «un più attento coinvolgimento degli Enti Locali avrebbe permesso di delimitare in maniera più puntuale le aree, evitando di mettere in crisi una parte importante della pianificazione urbanistica di Roma e i diritti acquisiti da molti imprenditori». Una grana che parte dai «conflitti politici tra l´allora sindaco Veltroni e l´allora ministro Rutelli, che portarono il Comune a ignorare le osservazioni della Sovrintendenza». Indignato anche il vicepresidente della Regione Montino: «Dal ministero un atto di prepotenza istituzionale».

martedì 16 giugno 2009

Mura Aureliane, nuovo crollo

Mura Aureliane, nuovo crollo
IL TEMPO 10/06/2009

Mura Aureliane senza pace. Ieri un altro tratto dell’antica cinta di Roma ha ceduto nei pressi di piazza della Croce Rossa facendo cadere alcuni frammenti dei massi.

Vigili urbani e vigili del fuoco hanno esteso la zona già transennata, perché interessata nei mesi scorsi da altri crolli, e chiuso la corsia laterale di viale del Policlinico. Inevitabili le ripercussioni sul traffico mentre cresce l’allarme per la tenuta delle antiche mura. I segnali sono molteplici. Soprattutto in quella zona dove alcuni anni fa crollò un tratto significativo di mura in zona San Lorenzo. E ancora oggi l’area, messa in sicurezza, è ancora interdetta al traffico. Le piogge intense e il lento logorio del tempo incidono pesantemente sulle costruzioni in piedi da millenni.

Per un tesoro di Roma che rischia di degradarsi fino a sbriciolarsi ce n’è un altro che a breve tornerà alla luce. Si tratta del - considerato la tomba di Romolo e sicuramente la più antica testimonianza scritta della lingua latina - che sta per essere restituito al pubblico dopo secoli di coperture e occultamento. Al centro del Foro Romano, tra la Curia Senatus e l’Arco di Settiminio Severo, all’ombra del Campidoglio, sta partendo il cantiere per smantellare i 300 metri quadrati di solaio in cemento armato degli anni ’50 e riportare alla luce il complesso archeologico che comprende al livello di pavimentazione attuale l’area recintata a vista delle famose pietre di marmo nero con striature bianche, il vero Lapis niger, che nella parte sottostante conserva le testimonianze più antiche della storia di Roma. «Il solaio sta cedendo. Lo abbiamo dovuto puntellare da almeno un anno, ma ora dobbiamo rimuoverlo», ha spiegato la responsabile dei lavori Pia Petrangeli. Dopo la messa in sicurezza, a inizio luglio inizierà lo scoperchiamento per rivelare il Comitio e il complesso degli altari, ossia l’antica Area sacra che vanta resti del IX-VIII secolo a.C..

sabato 9 maggio 2009

Appia Antica, ultimo sfregio due capannoni sulle antiche ville

Appia Antica, ultimo sfregio due capannoni sulle antiche ville
CARLO ALBERTO BUCCI
SABATO 9 MAGGIO 2009, LA REPUBBLICA, ROMA

In quel campo che copre qualche villa agricola romana dell´Appia antica, senza permesso non si potrebbe piantare nemmeno un albero ad alto fusto. Invece nel verde di Torricola, tra la strada di basole e il Fosso delle Cornacchiole, sono spuntati da un giorno all´altro due capannoni. Industriali. In acciaio. E completamente illegali.

La scoperta l´hanno fatta i funzionari della Soprintendenza archeologica e i vigili urbani dell´XI Municipio. Che ieri non sono nemmeno potuti entrare nell´area vincolata. Semplicemente perché non gli hanno aperto. «Non si può più tollerare questo scempio» denuncia Rita Paris, l´archeologa della Soprintendenza responsabile dell´area. «Nel parco dell´Appia dall´88 c´è un vincolo archeologico che vieta costruzioni anche di carattere provvisorio. Quante ne abbiamo visti di tendoni o di serre che poi sono diventati supermercati o ville in muratura». Il carattere agricolo delle tenute Torricola e San Cesareo va rispettato, mantenuto, rilanciato. Esiste un piano del parco e uno paesaggistico che devono solo essere integrati, quindi applicati. In attesa, l´abusivismo dilaga.

La denuncia degli ambientalisti: devastate le rive dell´Aniene

La denuncia degli ambientalisti: devastate le rive dell´Aniene
CECILIA GENTILE
SABATO 9 MAGGIO 2009, LA REPUBBLICA, ROMA

Desolazione
"Ponte Nomentano, lo scempio della vegetazione"

Cresta: "Sono arrivati con le ruspe e ora c´è solo terra al posto del verde fluviale, a due passi da piazza Sempione"

«Una devastazione». Non sa che altre parole usare Stefano Cresta, direttore dell´ente RomaNatura, vedendo la riva dell´Aniene, sotto l´antico ponte Nomentano, ridotta ad una pista di terra battuta. Solo terra al posto della vegetazione fluviale, in pieno parco della Valle dell´Aniene, a due passi da piazza Sempione. «Ora i germani e i martin pescatori non avranno più un posto dove fare la deposizione delle uova e la cova», protesta il direttore.
È bastato un attimo perché la situazione gli sfuggisse di mano. «Con l´Ardis, l´Agenzia regionale difesa del suolo - racconta - avevamo concordato come procedere agli interventi per la bonifica e la messa in sicurezza degli argini senza compromettere la vegetazione ripariale. Riunioni su riunioni, poi sono andati avanti da soli con le ruspe».
Legambiente Lazio ha inviato l´ennesimo esposto al Corpo Forestale dello Stato, all´assessore all´Ambiente De Lillo e al presidente del municipio IV, denunciando «l´abbattimento indiscriminato di alberature e vegetazione lungo il corso del fiume Aniene, all´altezza di Ponte Tazio» e chiedendo l´accertamento dei fatti. Stessa richiesta per verificare la correttezza degli abbattimenti di alberature storiche ad alto fusto dentro il perimetro dell´ospedale San Camillo, di fronte al padiglione Lanciani, e per accertare se tutti i platani che in questi giorni cadono sotto i colpi della motosega in via Nomentana siano davvero da tagliare.
Intanto, dopo la denuncia dei drastici abbattimenti a via Panama e in via Avezzana, sul Campidoglio arrivano le critiche del gruppo Pd. Massimiliano Valeriani propone di insignire il sindaco Alemanno del premio "Attila". «Alemanno ha deciso la tolleranza zero per gli alberi. Nel senso che vuole abbatterli tutti. Non li fa più curare e potare, come accade in qualunque città del mondo. No, Alemanno ha deciso di segarli tutti, forse perché costa di meno, magari perché il Comune non è più in grado di fare potature», dichiara il consigliere Pd che annuncia la convocazione negli uffici della commissione Trasparenza e Garanzia del direttore del X Dipartimento e del responsabile del Servizio Giardini. Il vicepresidente della commissione Ambiente Athos De Luca denuncia «la mancata contestuale ripiantumazione delle alberature, per garantire l´integrità del patrimonio arboreo della città. Come al solito la giunta Alemanno si muove con superficialità e senza un progetto complessivo». «I tagli delle alberature, dolorosi ma inevitabili, sono stati causati dall´incuria delle passate amministrazioni», ribatte Federico Guidi, Pdl.

martedì 5 maggio 2009

CALCIO AL COLOSSEO. Ma Alemanno insiste: "Nessun ok Con loro solo contatti informali"

CALCIO AL COLOSSEO. Ma Alemanno insiste: "Nessun ok Con loro solo contatti informali"
LAURA MARI
MARTEDÌ, 05 MAGGIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Il sindaco ha presentato ieri il concerto di Bocelli per L´Aquila nell´anfiteatro

Il tenore si esibirà il 25 maggio dentro il monumento davanti a 350 persone. Lo spot con la Bellucci

«Non ho mai dato l´autorizzazione per i campetti di calcio al Colosseo, né ho mai visto quel progetto. Ci sono state solo telefonate informali tra l´ex capo di Gabinetto e la Uefa, niente di più» così il sindaco Gianni Alemanno interviene sul progetto di allestimento, dal 23 al 27 maggio, di due campi di calcio, stand, gabinetti e tribune, tra il Colosseo e l´Arco di Costantino in occasione della finale di Champion´s League.

Ma varie riunioni ci sono state tra il suo staff e la soprintendenza per i Beni Archeologici per discutere dell´autorizzazione del villaggio Champions della Uefa.

L´ultima riunione è stata a marzo, prima che l´ufficio di Gabinetto del sindaco, il 19 dello stesso mese, trasmettesse la richiesta della Ficg per l´autorizzazione all´utilizzo dell´area sottoposto a vincolo archeologico e paesaggistico.

«Il Colosseo non è un museo, ma deve essere utilizzato solo per eventi di eccellenza» ha proseguito il sindaco annunciando quindi che il 25 maggio all´interno dell´anfiteatro Flavio si terrà, davanti a un pubblico di 350 persone, il concerto di Andrea Bocelli, organizzato per raccogliere fondi per l´Abruzzo.

Sempre il tenore (che ha annunciato la sua disponibilità ad esibirsi «anche in occasione della finale della Champion´s League») sarà il protagonista, con Monica Bellucci, di uno spot su Roma diretto gratuitamente dal regista Franco Zeffirelli e commissionato dal Comune per promuovere l´immagine della Capitale nel mondo.

«Roma è un brand che deve essere promosso - ha detto il vicesindaco Mauro Cutrufo - e il Promo sarà un vero e proprio cortometraggio che invieremo alle ambasciate italiane e che presenteremo a settembre a Tokyo». Curioso, però, che per promuovere l´immagine di Roma e le sue eccellenze (artistiche, oltre che monumentali) siano stati scelti tre personaggi di rilevanza internazionale, ma non romani (Franco Zeffirelli e Andrea Bocelli sono toscani, mentre Monica Bellucci è nata in Umbria).

Il cortometraggio intreccerà gli scenari della Roma monumentale e prenderà come spunto la Tosca di Puccini: Monica Bellucci sarà Tosca, mentre Andrea Bocelli, diventerà Mario.

«Con questo Promo riscoprirò Roma nei suoi angoli più segreti - ha detto Zeffirelli - è una città che amo al punto da dimenticarne i difetti, anche se nella Capitale ce ne sono tanti». Quindi, rivolto ad Alemanno: «I difettucci ci sono, spero tu riesca a metterli a posto con le buone o con le cattive».

sabato 2 maggio 2009

Via del sale e ville romane per il futuro del turismo

Via del sale e ville romane per il futuro del turismo
Carlotta De Leo
Corriere della Sera (Roma) 30/04/2009

Setacciare il territorio per selezionare migliori progetti culturali. Con un'affollata riunione pubbli­ca, ieri la Regione Lazio ha aperto la caccia agli in­terventi di valorizzazione e promozione che, nei prossimi sette anni, riguarderanno i cinque «at­trattori culturali»: le ville romane di Tivoli, il Parco archeologico di Vulci (Viterbo), le Mura poligonali nel Frusinate, l´Abbazia di Fossanova (Latina), le vie del Sale nella Sabina.

Per ripartire i 35 milioni del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, sono in programma altre cinque audizioni pubbliche. «Eviteremo i bandi di gara - spiega Giulia Rodano, assessore regionale alla Cultura - perchè vogliamo una procedura con­divisa con enti locali e aziende private. Entro l’esta­te emergeranno progetti precisi, valutati in base al­la capacità di aggregare più comuni e imprese, di sfruttare le nuove tecnologie e di creare sinergie. I fondi europei rappresentano l'opportunità per tra­sformare i beni del Lazio in infrastrutture culturali capaci di offrire, in un periodo di crisi, competiti­và e occupazione a tutto il sistema».

La durata dei vari progetti dipenderà dagli inter­venti previsti. In alcuni casi, infatti, sarà necessa­rio anche il restauro del bene artistico. «Cerchere­mo di coinvolgere i privati - aggiunge la Rodano ­utilizzando il project financing. Si tratta di una sfi­da lanciata al mondo delle piccole e medie impre­se: deve essere chiaro che valorizzando il territorio si rilancia l'economia». Ne è convinto anche l’as­sessore Claudio Mancini, assessore regionale al tu­rismo: «La crisi scoraggia i viaggi intercontinenta­li. Dobbiamo puntare sul turismo nazionale ed eu­ropeo con un'offerta basata sulla cultura. Solo così riusciremo a estendere su tutto il Lazio la forza at­trattiva di Roma».

Ecco i tesori invisibili dei depositi museali

Ecco i tesori invisibili dei depositi museali
IL TEMPO 01/05/2009

A Castel S. Angelo l'arte uscita dalle cantine e quella ritrovata dalle forze dell'ordine

La Flagellazione di Cristo deturpata

La tela scrostata, i colori, stesi dal Cavalier d'Arpino, svaniti. Il dipinto è stato recuperato dai carabinieri della Tutela del patrimonio culturale nel 2008. Una banda di ladri l'aveva sottratto nel 2004 insieme a una Madonna con Bambino dal Complesso di Santo Spirito in Sassia a Roma. I due capolavori, tornati alla luce grazie all'opera delle forze dell'ordine, sono nel catalogo della mostra allestita nelle Sale Paoline di Castel S. Angelo. Quest'anno la rassegna, organizzata dal Centro europeo del Turismo, è andata oltre. Non solo l'«arte ritrovata» e sottratta ai predatori ma anche «l'arte invisibile», quella che giace dimenticata nei depositi dei musei italiani. Un patrimonio artistico sommerso che difficilmente vede la luce e di cui il pubblico può fruire. «Basti considerare che nella sola Regione Lazio sono visibili quasi 4 milioni di reperti e opere artistiche a fronte però di oltre 7 milioni di pezzi che censiti e catalogati conservati nei depositi - ammette il sottosegretario Francesco Giro - È un vasto materiale che i funzionari delle nostre soprintendenze e gli studiosi del mondo accademico possono senz'altro studiare sotto il profilo culturale, ma che comunque resta invisibile ai cittadini». Così fino al 29 luglio ritornano alla luce e alla meraviglia di visitatori un'inedita scultura lignea Sant'Anna Metterza di scuola tedesca rimasta custodita fino ad oggi nei depositi del Museo di Palazzo Venezia. Sempre da un deposito ma questa volta della Camera dei deputati il «Ritratto di giovane» firmato da Pietro Liberi. Opere concesse dai musei di Capodimonte, da Palazzo Pitti, dal Museo Pigorini, dalla Pinacoteca di Brera. Un viaggio tra l'arte ignota che si alterna con quella depredata spesso proprio nei depositi sempre poco protetti e oggi recuperata. I bronzi di Ercolano del I° secolo dopo Cristo. I Crateri a figure rosse rubati dal Museo archeologico di Cerveteri e recuperati dalle Fiamme Gialle. Meraviglioso nel suo tratto, seminascosto in una nicchia appare, l'olio su tela di Rubens che esalta il candore delle Tre Grazie nella loro pudica nudità. «Tesori invisibili» vuole essere lo stimolo per trovare nuove scenografie alle tante opere esposte solo negli scantinati dei musei e delle sovrintendenze. È il sottosegretario Giro che avanza una proposta. Quella «di far circolare le opere d'arte cercando di individuare in Italia nuove superfici espositive nei musei, ma non solo, coinvolgendo anche centri e istituti culturali nazionali interessati a raccogliere le opere garantendone condizioni di sicurezza e tutela. Un altro obbiettivo praticabile è quello di mostrare le opere all'estero utilizzando come luoghi espositivi le Ambasciate italiane all'estero, gli Istituti di Cultura e i musei internazionali».

giovedì 23 aprile 2009

In difesa di un tesore indifeso

In difesa di un tesore indifeso
VALERIO MAGRELLI
Corriere della Sera (Roma) 23/04/2009

Per Fontana di Trevi, questi giorni primaverili hanno rappresentato un autentico calvario. Gitanti ar­rampicati sui marmi del Settecen­to, bambini che corrono all’interno del si­to, un patrimonio archeologico di inesti­mabile valore abbandonato alle invasio­ni barbariche. Non bastavano le perfor­mance artistiche: ora è venuto il turno della folla. Passati i futuristi, arrivano i tu­risti. Dopo l’acqua dipinta di rosso, sia­mo all’appropriazione fisica dell’opera, e tutto ciò sotto gli occhi indifferenti dei vigili urbani. Logico che, di fronte a que­sto scempio, la piazza sia stata definita un vero e proprio «luna park». Come è possibile che un presidio delle forze dell´ordine consenta tale assalto all’ar­ma bianca?

Le risposte al quesito sono due. La pri­ma riguarda la cronica carenza di senso dello Stato che caratterizza sia i cittadini, sia le autorità preposte a vigilare sul loro comportamento. Soltanto affidandoci a una martellante campagna di alfabetizza­zione, potremo sperare che in un lonta­no giorno gli abitanti di Roma si convin­cano del proprio interesse a proteggere le ricchezze della città. In attesa di que­sta auspicabile opera di evangelizzazione civica, non resta che tutelare i beni artisti­ci dai loro sciagurati proprietari. Ma c’è un altro punto, non meno dolente e in­quietante, che riguarda, al contrario, i no­stri ospiti. La reazione di tanti stranieri di fronte alla totale assenza di controlli nella capitale, ricorda quella di Pinoc­chio nel Paese dei Balocchi. «Ma allora è vero! Qui si può fare tutto!» Ed è così che miti giapponesi, scandi­navi severi, rigidi inglesi, russi, america­ni, possono finalmente abbandonarsi al brivido della trasgressione. Autobus sen­za biglietto, file saltate, schiamazzi, scala­te ai monumenti. Altro che «turismo ses­suale »: l’Italia offre al cliente un «turi­smo legale». Ed ecco le nuove vacanze ro­mane, vacanze dalle regole: «Prendetevi le ferie dalla legge…». Chiunque vede l’umiliazione che deriva da un simile sta­to di cose. Se non vogliamo difendere la nostra storia da noi stessi, cerchiamo al­meno di non abbandonarla al dileggio degli altri.