martedì 16 dicembre 2008

Uno sguardo sull’Antica Roma sotto Palazzo Valentini

Uno sguardo sull’Antica Roma sotto Palazzo Valentini
16 DICEMBRE 2008, LA REPUBBLICA - ROMA

UN MESE per scoprire i segreti sotterranei della Roma antica. Rivivere la storia attraverso ricostruzioni virtuali. Da oggi, fino al 18 gennaio, è possibile prenotare (telefono 06.32810) il tour gratuito nel sito archeologico sotto palazzo Valentini che ospita i resti di due domus romane, probabilmente appartenute a patrizi. Musiche, effetti sonori e la voce narrante di Piero Angela condurranno, per circa trenta minuti, tra splendidi mosaici, statue togate e una serie di resti. Intenzione della Provincia è di «proseguire gli scavi per collegare il sito con l’area esterna colonna Traiana», ha spiegato il presidente Zingaretti. Dalle 9,30 alle 17,30 (chiuso 24 e 31 dicembre).

lunedì 15 dicembre 2008

Infiltrazioni alla Domus Aurea e al Palatino

Infiltrazioni alla Domus Aurea e al Palatino
Edoardo Sassi
Corriere della Sera (Roma) 14/12/2008

Maltempo, «nessun danno grave, per ora, al patrimonio archeologico, ma la situazione di questi giorni aggrava numerosi problemi, tutti già noti, destando qualche preoccupazione in più»: parola di soprintendente, Angelo Bottini, responsabile per i beni archeologici di Roma di competenza statale.
A poche ora dai nubifragi che hanno interessato la città negli ultimi giorni, il bilancio annovera in particolare (oltre a normali problemi di manutenzione: tettoie, danni a coperture, grondaie) «qualche problema in più soprattutto alla Domus Aurea, oltre a difficoltà di vario genere nel Foro e sul Palatino». Per la Domus neroniana (proprio in questi giorni si sta concludendo l`appalto che prevede, tra i molti interventi, l`impermeabilizzazione delle volte) «il problema - spiega Bottini - esiste durante le piogge normali, si immagini lei in questi giorni». Risalita di umidità e infiltrazioni anche nella Casa di Augusto sul Palatino: «Ma per fortuna non nella parte dove sono gli affreschi».
Come per la città, anche per il patrimonio archeologico uno dei problemi maggiori è legato al «rigurgito» delle fogne: «E non è cosa di poco conto. Nella zona della Casa di Livia, la quantità d`acqua è stata talmente enorme che le fogne hanno rigurgitato. Ma sul Palatino almeno il problema è relativo solo all`acqua piovana. Certo, anche qui le fogne costruite in passato non bastano più. Si continua a dire di no, ma io sono sempre più convinto che ci siano forti cambiamenti climatici in corso. Fatto sta che in un giorno ormai cade la pioggia che prima cadeva in un mese... E per sistemi delicatissimi come il Palatino è davvero un problema. Lei mi chiede di danni, per ora no, ma io non so certo dirle se stanotte possa crollare un muro. Tutti ci auguriamo non accada, escluderlo però è impossibile...».
«Quanto al sistema fognario - aggiunge Bottini - un problema serissimo esiste al Foro, che non ha proprio un suo sistema di fogne moderne. I condotti rigurgitano spesso, e in questo caso si tratta di acqua putride. Può sembrare assurdo, lo è abbastanza in effetti, ma i condotti fognanti che attraversano il Foro servono anche la città moderna, credo la zona di via Cavour.
Cosiddette «fogne bianche», provenienti da caditoie... ma pur sempre fogne. Parliamo di un sistema addirittura del VI secolo avanti Cristo. Evidentemente la Cloaca Massima era la cosa meglio costruita a disposizione e ci si è allacciati lì».

giovedì 11 dicembre 2008

Sicurezza, acqua e resti archeologici parking impossibile sotto il Quirinale

Sicurezza, acqua e resti archeologici parking impossibile sotto il Quirinale
PAOLA NATALICCHIO
L’Unità ediz. Roma, 9 dicembre 2008

Era stato uno dei primi spot promozionali della giunta Alemanno: chiudere il cantiere del parcheggio del Pincio, in nome della tutela dei beni archeologici e della salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio. Eppure il nuovo piano parcheggi cittadino, promosso meno di due settimane fa, prevede altri parcheggi ad alto impatto ambientale nel centro storico su cui promette di riesplodere la polemica. Compaiono, infatti, tra gli «interventi prioritari» del I Municipio tutti e cinque i PUP già previsti dal piano precedente, per un totale di 2246 nuovi posti auto.
I due veri nodi caldi, se non bollenti, restano quello del traforo di via Milano, tra via Nazionale e il Quirinale (800 posti), e quello del Galoppatoio di Villa Borghese (con l'allargamento a 700 unità). Sulla possi-
bilità che a ridosso del Quirinale sorga davvero un nuovo PUP interrato lo scetticismo è d'obbligo. Ci sono, infatti, almeno tre ordini di problemi che lasciano molti dubbi sulla reale fattibilità del progetto. La contiguità con il Colle pone, prima di tutto, una questione di sicurezza.
Non sembra strategicamente opportuno, infatti, consentire una tale vicinanza tra una struttura di pubblico accesso e il luogo di residenza della più alta carica dello Stato. C'è poi da valutare la presenza di una vena d'acqua sotterranea tra via del Tritone e il quartiere Esquilino e, quindi, di una configurazione idrogeologica che sembrerebbe inadatta a ulteriori scavi. Ma il problema principale della zona circostante a via Nazionale resta quello archeologico. «Stiamo parlando di un' area estremamente sensibile da questo punto di vista», ricorda il profes-sor Angelo Bottini, Soprintendente per i Beni Archeologici di Roma. «Recenti ricerche prospettive a cura del professor Carandini lasciano addirittura pensare che sotto al Quirinale possa esservi la presenza del Grande Tempio di Quirino. L'ipotesi non è stata ancora verificata con uno scavo. Resta comunque certo che in tutta l'area vi siano resti romani di grande pregio». Il progetto del parcheggio non è ancora giunto in Soprintendenza. «Aspettiamo di vedere le carte, per capire se lo scavo previsto interessa i primi dieci metri di profondità, quelli più coinvolti dal punto di vista storico-artistico», precisa l'archeologo. «Se così fosse, sarà indispensabile far precedere al finanziamento dell'opera studi documentali e indagini conoscitive preliminari». Anche l'allargamento del parcheggio del Galoppatoio (misura compensativa, dopo la chiusura del cantiere del Pincio) promette di riaccendere le polemiche tra Comune e ambientalisti.
«Costruire altri posti auto a ridosso del centro storico aumenterà inevitabilmente il flusso dei mezzi privati. Altro che pedonalizzazione del Tridente. Servono davvero nuovi parcheggi? Il fallimento di quello del Gianicolo parla da solo», denuncia Raniero Maggini, WWF Lazio. Allargare il parcheggio significherà creare nuove griglie d'aria, che potrebbero avere un impatto ambientale su Villa Borghese. «Se le griglie si affacceranno su piazza di Siena o altre zone di pregio ci opporremo», promette Mirella Belvisi di Italia Nostra. E propone: «Chiediamo che i progetti dei nuovi PUP che interessano il centro storico siano resi pubblici e depositati il prima possibile presso il nuovo Urban Center».

Tra Raffaello e Giulio Romano, scoperte nella Roma del Cinquecento

Tra Raffaello e Giulio Romano, scoperte nella Roma del Cinquecento
CARLO ALBERTO BUCCI
MERCOLEDÌ, 10 DICEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma


Viaggio nella magnifica residenza Alberini in via del Banco di santo Spirito Dopo restauri e ritrovamenti
L´edificio mantiene l´impronta del genio del Rinascimento. Per studiarlo, due esperti di prima classe: Liutpold Frommel e Antonio Forcellino Ritorna alla luce un ciclo di affreschi frammentario ma considerato di grande interesse


Acqua nebulizzata, tamponi imbevuti, tanta pazienza e tanti soldi. Per ridare al tessuto frammentario della Roma rinascimentale - troppo spesso oscurata dalle voluminose e numerose volute dell´architettura barocca - uno dei suoi esempi più cristallini di armonia delle forme classiche: quel palazzo che Giulio Alberini volle edificare nella Wall Street della città papalina, via del Banco di Santo Spirito, terra dei banchieri fiorentini e in stretto contatto con la via Giulia attraverso cui papa Della Rovere estese la sua mano ordinatrice oltre il Tevere. Ora, sotto la coltre di pesanti ridipinture ottocentesche, è venuta fuori l´architettura originaria di palazzo Alberini. Ma anche un misterioso, quanto lacunoso, ciclo di affreschi del XVII secolo. E la magnifica magione, festeggiata stasera la fine dei lavori, da gennaio vedrà arrivare i nuovi inquilini, la Maison Gucci, ma, prima, sarà anche aperta alle visite (si sta studiando la formula di mini tour guidati, solo su richiesta).
Per restaurare l´edificio che mantiene l´impronta del genio di Raffaello, intervenuto negli anni Dieci del Cinquecento insieme con il suo allievo prediletto, Giulio Romano, l´ultima proprietaria del palazzetto, Angiola Armellini, che l´ha acquistato nel 2007, si è valsa della consulenza di due studiosi come Cristoph Luitpold Frommel (tra i massimi conoscitori dell´architettura del ?500) e come il restauratore Antonio Forcellino (autore peraltro della biografia Raffaello, una vita felice). Con il beneplacito della Soprintendenza, la ditta incaricata dei lavori ha iniziato la pulitura della facciata esterna che, insieme con le arcate interne, appartiene certamente al maestro di Urbino (1483-1520), coadiuvato però dal 1518 dal suo pupillo Giulio Pippi, allevato all´ombra del genio di Bramante, architetto di papa Giulio II, nella città dove nacque (Roma, 1499 - Mantova, 1566) e dalla quale ha preso il nome.
Liberati dal deposito nero dello smog il bugnato, le lesene e i mattoni "disegnati" sulla facciata da Giulio Romano, i restauratori hanno allestito i ponteggi nell´androne. E qui, sotto 5-6 mani di scialbature depositate nell´800 nel sottarco della volta hanno ritrovato i riquadri, le geometrie e le armonie classiciste. «Per me non c´è dubbio, qui c´è la mano di Raffaello con Giulio, o giù di lì», afferma Forcellino.
I materiali sono quelli della tradizione, travertino integrato con stucco (dipinto a finto travertino per risparmiare) e calce con polvere i marmo. Il palazzo, ultimato solo nella seconda metà del XIX secolo ma secondo una fedeltà al dettato raffaellesco tale che, nota Frommel, è stato «difficile distinguere le parti originali dalle ottocentesche», è stato sottoposto a un´integrale revisione delle decorazioni interne, lungo le pareti ma anche sui soffitti lignei. Ed è rimuovendo nel salone una decorazione in stucco e gesso che sono venuti fuori frammenti di dipinti di cui non si aveva notizia: «È un ciclo inedito di carattere religioso, purtroppo frammentario, ma di grande interesse», sottolinea Forcellino. Il restauratore, vista l´importanza e la delicatezza del lavoro, ha svestito gli abiti del consulente ed è salito sui ponteggi: «In alcuni punti la rimozione delle decorazioni ottocentesche rischiava di portarsi dietro anche le originarie pitture sottostanti, siamo dovuti intervenire con la pulitura a tampone, millimetro dopo millimetro: un lavoro difficilissimo ma i risultati sono esaltanti».

sabato 6 dicembre 2008

Gli assedi di Roma

Andrea Frediani
Gli assedi di Roma
Newton & Compton - Roma, Settembre 1997, Formato 15 x 23 cm, 349 pagg., 93 illustrazioni in b/n (13 fotografie).

Razzie, violenze e saccheggi ai danni della città più assediata nella storia d’Europa, dall’invasione etrusca all’occupazione nazista”, recita il sottotitolo di quest’opera di Andrea Frediani, storico e collaboratore di RID. Sottotitolo che sintetizza efficacemente il contenuto del libro.
Roma, una delle più antiche città europee, detiene anche il non invidiabile record del maggior numero di aggressioni da parte di forze ostili: oltre cinquanta, disseminate negli ultimi 26 secoli. Frediani ripercorre questi fatti d’arme in ordine cronologico, presentandoli con prosa agile e ricchezza di informazioni lungo i dodici capitoli, preceduti da un’introduzione e seguiti da una bibliografia “essenziale” (ben otto pagine fitte) e da un prezioso indice dei nomi.
Un’opera del genere rappresentava una sfida per uno storico specializzato nel settore militare (oltre che in quelli della storia dei viaggi e del Papato): sono infatti innumerevoli le storie del mondo romano, di Roma e dei suoi eventi scritte e pubblicate nel corso del tempo; alcune di queste opere sono inoltre di elevato valore storiografico, e costituiscono un riferimento assoluto per gli studiosi ed i semplici interessati all’argomento. Frediani ha adottato una soluzione di estrema onestà e di notevole efficacia: rinunciando a priori alla realizzazione di un’ennesima storia di Roma, si limita a ricostruire con fedeltà storica e piacevolezza di stile i fatti che lo interessano e che costituiscono allo stesso tempo una linea di sviluppo logicamente plausibile dell’opera. Perché infatti non si dovrebbe poter leggere la storia di Roma attraverso il filtro dei suoi assedi e dei suoi saccheggi? E’ una chiave interpretativa interessante e più ricca di possibilità di quanto si possa supporre: attraverso i fatti, gli schieramenti in campo, i personaggi contrapposti e la presenza corale e tutt’altro che trascurabile di quell’oggetto misterioso che è il popolo romano, ne esce un ritratto originale e convincente dell’Urbe attraverso i secoli. E si ha la conferma che Roma, come tutte le città antiche, è in realtà una serie di città succedutesi nel tempo nello stesso luogo, intervallate da periodi più o meno lunghi di decadenza, quando non addirittura di abbandono.
Questo Gli assedi di Roma si presenta quindi come testo di sicuro e non banale interesse, nonché come riferimento prezioso per chi intenda documentarsi sui fatti d’arme più rilevanti che hanno coinvolto l’ex Caput Mundi dalla fine della protostoria europea all’epilogo della Seconda Guerra Mondiale.
PM

Da “RID- Rivista Italiana Difesa”, ottobre 1998. pagina 7

Teutoburgo 9 D.C. - La grande disfatta delle legioni di Augusto.

Massimo Bocchiola, Marco Sartori –
Teutoburgo 9 D.C. - La grande disfatta delle legioni di Augusto.
Rizzoli, Milano. Formato 225x160 mm, 335 pagine.
Per noi Italiani l’emblema della sconfitta romana è Canne, ad opera di Annibale, durante la Seconda Guerra Punica; la battaglia di Teutoburgo (o della selva di Teutoburgo) resta meno conosciuta. Nei libri scolastici viene relegata ad un episodio della vita di Augusto che, anziano e malato, apprese della perdita di ben tre legioni in Germania ad opera di un capo barbaro, Arminio. In realtà quella battaglia rappresenta un punto di partenza per la storia germanica, poiché per la prima volta si costituì un minimo di spirito nazionale tra una serie di popoli divisi, accomunati dalla volontà di cacciare gli invasori romani aldilà del Reno. Si trattò di un vero scontro di civiltà, in cui si sfidarono popoli, regimi politici e modi di vivere e di combattere molto diversi, Il volume ricostruisce la battaglia di Teutoburgo in dettaglio, ma anche gli eventi che la precedettero e il contesto che ad essa fece da cornice, I classici latini raccontano fatti e protagonisti, mentre l’archeologia e la storiografia ripercorrono il cammino verso la disfatta.
Quello che fu uno degli avvenimenti più drammatici del mondo antico rivive così nelle pagine di questo libro, ricostruito con grande accuratezza e rigore, ben inquadrato storicamente e leggibile come un romanzo.
LL

Da “Rid- Rivista Italia Difesa”, febbraio 2007, pagina 8

giovedì 4 dicembre 2008

Il G8 farà tappa anche nella Capitale nello scenario delle Terme di Diocleziano

Il G8 farà tappa anche nella Capitale nello scenario delle Terme di Diocleziano
Il Messaggero 04/12/2008

Anche Roma ospiterà un pezzetto del G8 a presidenza italiana del prossimo anno. Tutto merito dello splendido scenario offerto dalla grande aula del complesso museale delle Terme di Diocleziano, di recente riaperte al pubblico dopo trent`anni di chiusure e restauri.
A fine novembre il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro, tagliato il nastro di inaugurazione alla presenza del sovrintendente Angelo Bottino, ha suggerito la location a Silvio Berlusconi il quale, visionata una serie di foto dell`intera e vasta area archeologica e colpito dalla bellezza degli ambienti risalenti al 300 dopo Cristo, ha chiesto al sottosegretario Guido Bertolaso e alla rodatissima coppia Gasparotti-Catalano (i due tecnici che da anni organizzano gli eventi per il Cavaliere), di effettuare un sopralluogo per verificare la compatibilità del luogo con l`appuntamento. Alle 17 di oggi il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri Franco Frattini nell`aula X delle Terme, grande come un campo di calcio e a pochi passi dalla Stazione Termini, presenterà il logo del G8 (un globo con i continenti a forma di tartarughe). Il vertice internazionale avrà il suo clou in Sardegna, nell`isola della Maddalena, ma è intenzione di palazzo Chigi di distribuire in più città, tra cui anche Napoli, alcuni degli appuntamenti che tradizionalmente precedono il summit. A palazzo Grazioli l`entusiasmo è stato subito tale che c`è stato chi ha suggerito di ospitare a luglio nelle Terme di Diocleziano l`incontro tra il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente russo Andrei Medvedev, che dovrebbe rappresentare l`evento mediaticamente più importante del G8 a presidenza italiana.

venerdì 28 novembre 2008

Pincio, il piazzale torna al passato "Scavi archeologici coperti a gennaio"

Pincio, il piazzale torna al passato "Scavi archeologici coperti a gennaio"
VENERDÌ, 28 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA

L´annuncio del Campidoglio dopo lo stop al progetto per 740 posti auto

Terra di resti archeologici del Pincio. Per tornare alla situazione precedente allo scavo del contestato, e cancellato, parcheggio da 700 posti pensato dalla giunta Veltroni nel cuore del colle che s´affaccia su piazza del Popolo. In ritardo sulle richieste della Soprintendenza archeologia, che, per bocca del soprintendente Angelo Bottini, aveva chiesto di mettere in sicurezza i ritrovamenti sotto piazzale Napoleone III prima che arrivassero le piogge autunnali, ieri Alemanno ha dichiarato: «Stiamo provvedendo con la sovrintendenza a fare il nuovo piano per la ricopertura del parcheggio del Pincio, che avverrà nei primi mesi del prossimo anno», ha detto il sindaco annunciando il nuovo piano parcheggi del Campidoglio.
L´altra emergenza, sottolineata dalle associazioni ambientaliste, in primis "Italia nostra", riguarda la situazione di degrado delle strutture architettoniche che, a partire dalle rampe progettate nell´Ottocento da Giuseppe Valadier, versano in un pessimo stato di conservazione. Una situazione di degrado che coinvolge l´arredo urbano e le essenze arboree del giardino disegnato, tra gli altri, dall´architetto paesaggista Raffaele De Vico. «Offriremo una generale ristrutturazione e restauro del Pincio», è la promessa fatta ieri dal primo cittadino, «in maniera tale - ha aggiunto - da ridare lustro a tutta la sua bellezza e riconsegnarlo alla cittadinanza».
(carlo alberto bucci)

giovedì 27 novembre 2008

Museo delle Terme: ecco la «nuova» Aula X

Museo delle Terme: ecco la «nuova» Aula X
Nica Fiori
Il Giornale (Roma) 27/11/2008

Dopo 30 anni dì chiusura al pubblico, riapre l`Aula X delle Terme di Diocleziano, un grandioso ambiente facente parte della sede storica del Museo Nazionale Romano. Già da diversi anni il museo è stato suddiviso in quattro sedi, ma quella delle Terme (via E, De Nicola, 79) è sicuramente la più importante, perché ai capolavoridell`antichità si aggiungono le strutture murarie di un complesso architettonico (298-306 d.C.) che si estendeva per circa 13 ettari. Le trasformazioni urbanistiche che si sono succedute nel tempo ne hanno ridotto notevolmente la superficie, ma hanno anche regalato creazioni artistiche come la Basilica di Santa Maria degli Angeli e il chiostro dell`attigua Certosa, dovuti al genio dì Michelangelo.
Il restauro dell`Aula X, realizzato a cura della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma con materiali e tecniche non invasive, è consistito nel consolidamento delle pareti, che erano seriamente compromesse da profonde lesioni, e della volta. Si è quindi proceduto al riallestimento della sala con nuovi criteri, facendole assumere una connotazione afunerariar con l`esposizione di sepolcri, sarcofagi e rilievi con i ritratti dei defunti. Salta subito agli occhi la grande tomba, detta dei Platorinì, scoperta nel 1880 presso via della Lungara e ricostruita nel 1911. La camera tombale è preceduta dalle statue di Sulpicio Platorino e di sua figlia Sulpicia, realizzate nel 1 secolo d.C.
All`interno sono state ricollocate le urne cinerarie, riccamente decorate a bucrani, ghirlande e festoni di fritta.
Gli altri complessi funerari inseriti sono due tombe a camera scavate nel tufo. Scoperte nel 1951 in via Quirino Majorana, facevano parte di una necropoli sviluppatasi lungo la via Portuense tra la fine del I e d 111 secolo d.C.
Una tomba presenta nicchie alle pareti e volta a botte, decorata in stucco bianco con motivi floreali e figurine mitologiche, tra cui i Dioscuri, Eros a cavallo e Stagioni. Interessante è il valore allegorico delle raffigurazioni, allusive all`immortalità dell`anima e al viaggio che questa dovrà compiere per giungere al luogo dei beati. L`altro sepolcro, con nicchie ad archetto, è dipinto al suo interno con immagini che ora, grazie ad un accurato restauro, si presentano in tutta la loro policromia.
Sul lato sinistro si notano due pavoni con un cratere, sul destro alcuni personaggi giocano a palla e altri conversano, mentre un gigantesco bambino si muove con un treppiede. Tra gli altri reperti esposti nella sala, spicca il sarcofago con Dioniso e Arianna, proveniente dalla Via Labicana. Non sono invecefimerari i due lavabi, uno in giallo antico e l`altro in granito, che completano l`arredo`museale, insieme alle statue collocate nelle nicchie delle pareti termali.
In concomitanza con l`apertura dell`Aula X, è stato presentato il volume, edito da Electa,`Archeologia a Roma Termini, curato da Mariarosaria Barbera e Marina Magnani Cianetti, relativo soprattutto alle Mura Serviane e al progetto di restauro promosso da Grandi Stazioni.

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa
STELLA CERVASIO
GIOVEDÌ, 27 NOVEMBRE 2008 la repubblica - Napoli


Da domani al 31 dicembre in mostra elmi, scudi, lance e armature bronzee


C´era anche il Maradona dei gladiatori, Telefo. Un divo d´altri tempi che mandava in visibilio le tifoserie, molto simili a quelle di oggi. Ce n´era un altro che si chiamava Mansueto, un nome un destino del tutto diverso. E, proprio come nel mondo del calcio, a fine carriera i sopravvissuti allenavano le nuove leve, solo che a differenza dei divi dei prati verdi i lottatori della sabbia spesso restavano senza un quattrino di pensione.
La serie di mostre di carattere più spiccatamente didattico intrapresa dal Museo Archeologico Nazionale, dopo quella dedicata alle scoperte di Ercolano, tocca un capitolo che appassiona anche gli sportivi odierni: "Il Gladiatore". La mostra, a cura del soprintendente archeologo di Napoli e Pompei Pier Giovanni Guzzo e della direttrice del Mann, il Museo Archeologico napoletano, Maria Rosaria Borriello, sarà aperta al pubblico domani mattina e resterà visitabile fino al 31 dicembre.
Pompei ha dato molto per la comprensione del fenomeno di costume. Il gladiatore veniva designato dal luogo d´origine. Samnis, il sannita. Dal tipo di combattimento in cui era specializzato: dimachaerus, armato di due coltelli o essedarius se dava battaglia dal carro. Quello dei gladiatori era un vero circo, fatto di imprenditori piccoli e grandi e di inservienti a vario titolo: al lanista, impresario di spettacoli, si affiancavano sul campo gli arenari, che cambiavano la sabbia sporca di sangue, i terribili lorari, che usavano la frusta contro chi non aveva abbastanza coraggio. E poi, intorno al campo di combattimento, i medici che ricucivano gli squartati dalle belve o dalle spade, gli spargiprofumo sulla folla, per evitare che svenissero per il tanfo di sangue ed escrementi. A immaginarlo dal vivo, non doveva essere affatto un bello spettacolo, come ci racconta anche nel suo libro del 2003 "Gladiatori a Pompei" l´archeologa Luciana Jacobelli, stampato dall´Erma di Bretschneider, che ha il merito di aver fatto uscire da bassorilievi e testi scientifici uno spettacolo decisamente popolare.
L´ars dimicandi sarà presentata ai visitatori attraverso gli strumenti usati dalla scuola capuana e pompeiana, che diede ai combattimenti gli atleti più preparati. In mostra all´Archeologico si vedranno, dopo anni di assenza per restauro, le armi in bronzo da parata ritrovate nei primi scavi nel quadriportico dei Teatri di Pompei: elmi, schinieri, scudi, lance, pugnali con decorazioni a rilievo provenienti da armature di gladiatori. I Ludi Gladiatori si tenevano nell´anfiteatro: quello di Pompei, del 70 a.C., è il più antico degli anfiteatri meglio conservati, con una capienza di circa 20 mila spettatori. In varie abitazioni e botteghe di Pompei, scritte e disegni graffiti, soprattutto a partire dalla metà del I secolo d.C., vantavano l´ammirazione di cui erano oggetto, in particolare da parte delle donne. Una matrona fu addirittura sorpresa dall´eruzione del 79 d.C. negli spogliatoi mentre faceva visita ai campioni.

mercoledì 26 novembre 2008

Scherzi di statue

Scherzi di statue

Nell’ottobre scorso sul fondale della famosa Grotta Azzurra di Capri, gli archeologi hanno scoperto una statua romana raffigurante Nettuno che, come è stato accertato, poco meno di duemila anni fa uno sconosciuto scultore aveva sistemato con altre lungo le pareti della grotta. Il ritrovamento è stato effettuato dall’architetto Antonio Di Stefano, del Centro studi subacquei, che ne ha pure curato il recupero avvenuto il 6 gennaio di quest’anno.
Già nel 1964 nella stessa grotta erano state recuperate due statue marmoree ricoperte di incrostazioni e corrose dagli agenti marini, ma a questa scoperta non erano seguite altre indagini. Ora, invece, insieme al recupero della statua e di una dozzina di altri reperti sparsi sul fondo, sono state compiute rilevazioni geofisiche e biologiche che rappresentano un primo punto concreto per cercare di stabilire la natura della grotta e del caratteristico fenomeno dell’acqua azzurra che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Si è così potuto appurare che nell’età augustea-tiberiana la grotta doveva essere un grandioso ninfeo decorato con opere d’arte di notevole valore artistico.
Si può ora anche spiegare, alla luce dei nuovi ritrovamenti, la leggenda risalente alla prima metà del secolo scorso la quale narra che due monaci, entrati nella grotta, fuggirono terrorizzati alla vista di “tremendi personaggi che emergevano dal fondo marino”. E’ chiaro che i due monaci non ebbero una allucinazione ma vennero spaventati dalle statue che, evidentemente, erano ancora in quei tempi al loro posto lungo le pareti della caverna.
Un altro dato curioso: nella grotta è stata rinvenuta una conchiglia che, secondo gli studiosi, dovrebbe esistere solo nei mari del Giappone!

Da “Gli Arcani”, aprile 1976, pagina 53

martedì 25 novembre 2008

Le Terme di Diocleziano si arricchiscono di una nuova aula

Le Terme di Diocleziano si arricchiscono di una nuova aula
25/11/2008 L'ARENA

Tomba cosiddetta deo Platorini, scoperta nel 1980 sulla riva destra del Tevere, dove sono state ricollocate le urne cinerarie, decorate finemente, una bellissima testa di una giovane donna di età Giulio-Claudia e due statue di Sulpicius Platorinus e di sua figlia. Rappresenta la prima tappa del nuovo percorso di visita del Museo nazionale romano delle Terme di Diocleziano l'aula X, che ha riaperto i battenti ieri, dopo circa 30 anni di chiusura al pubblico, al termine di un restauro progettato dalla sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Roma. Nell'aula sono state consolidate le strutture murarie, compromesse da gravi fratture, e la volta. ''Le grandi aule - ha annunciato la direttrice del museo Maria Antonietta Tomei - oltre ad essere museo di se stesse sono destinate ad accogliere la grande architettura romana, sia pubblica che funeraria''.

domenica 23 novembre 2008

Fori, riapre l´altare sotterraneo. "Qui fu ucciso Romolo"

Fori, riapre l´altare sotterraneo. "Qui fu ucciso Romolo"
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

Il "Niger lapis" sta per uscire dall´oblio. Presto si potrà tornare a visitare ai Fori il sito sotterraneo, davanti alla Curia, dove la leggenda vuole che fu ucciso il primo re di Roma, Romolo. Il soprintendente Angelo Bottini ha annunciato che il mese prossimo partiranno i lavori per liberare il Comitio dalle fatiscenti strutture in cemento degli anni Cinquanta. Nel 2009 ricorre il centenario della scoperta del Lapis e il bimillenario della nascita di Vespasiano. E la Soprintendenza statale si prepara all´evento con varie iniziative.

Il pavimento di pietra nera e i monumenti arcaici sottostanti rinvenuti il 10 gennaio 1899 corrisponderebbero al santuario di Vulcano dove, narra Plutarco, i senatori uccisero Romolo. Un luogo sacro, visto che sul cippo in latino arcaico è scritto: «Chiunque violerà questo luogo sia consacrato agli dei infernali». Non teme la maledizione il soprintendente Bottini, che ha un milione da spendere: «Saranno rimosse putrelle di ferro e cemento vecchi cinquant´anni - dice - e al loro posto erigeremo una struttura studiata apposta per coprire l´area e per consentire l´accesso al pubblico durante i lavori». I lavori rientrano nelle iniziative per i 2 mila anni dalla nascita di Vespasiano. Per il 2009 Colosseo e area archeologica centrale avranno finalmente «un percorso segnaletico e didattico nuovo». Inoltre, fra l´altro, le statue colossali prese dai Farnese nella Domus Flavia sul Palatino e portate a Parma nel Rinascimento, saranno esposte nella Curia. (carlo alberto bucci)

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina
CLAUDIO RENDINA
DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

L´appia antica resiste nonostante l´assalto del cemento, gli alberi caduti, il selciato rotto. Nonostante tutto rimane la Regina viarum. È bene allora approfittarne con una passeggiata, alla riscoperta dei mitici sepolcri che costeggiano la via consolare. Sono la testimonianza di quella usanza che da tempi antichissimi ebbero le nobili famiglie romane di custodire i loro cari in forme architettoniche quanto mai varie: a tempio, edicola, altare, piramide, esedra, torre, dei quali restano avanzi di basamento e nuclei interni di conglomerato e calcestruzzo. Anche se poche sono le rovine identificate.

Così, dopo la chiesa di San Sebastiano, sulla sinistra della via ecco un grande basamento rotondo. È la parte inferiore di un mausoleo fatto costruire dall´imperatore Massenzio in memoria del figlio Romolo, e oggi appare a fronte della retrostante villa, solo in parte ancora visibile tra le semicupola e un paio di aule; mentre è ben conservato il confinante circo con la spina e i "carceres", oltre ai resti della Porta Trionfale. A seguire ecco il grandioso Sepolcro di Cecilia Metella, una matrona ricordata nella lapide, probabile moglie di Licio Crasso, figlio del ricchissimo triumviro.

Trasformato in fortezza dai Bizantini, nel IX secolo divenne proprietà dei Conti di Tuscolo, che ne fecero una fortezza, addossato alla quale nel XII secolo i Caetani, nuovi proprietari, costruirono un palazzetto baronale, che è diventato un piccolo museo sepolcrale di frammenti decorativi, iscrizioni e sarcofagi degli scavi del 1836. Lo fronteggia sul lato destro della via lo scheletro della chiesetta di San Nicola, raro esempio romano di stile gotico.
Dall´inizio del terzo miglio la strada è un susseguirsi di sepolcri fino al sesto miglio. E si va dal mausoleo con la curiosa targa trigonometrica al mausoleo parallelepipedo e al sepolcro in forma di tempietto presso il Forte Appio fino al sepolcro di Marco Servilio. Si supera il quarto miglio ed ecco la cosiddetta tomba del filosofo Seneca, uno dei monumenti ricomposti dal Canova in veste di archeologo nel 1808. Seguono il Sepolcro dei figli di Sesto Pompeo e di Sant´Urbano, eretto dalla matrona Marmeria alla fine del II secolo per custodire le spoglie del papa traslate dalla catacomba di Pretestato. Passato il quinto miglio, sulla destra si ergono i tumuli dei Curiazi e degli Orazi, i tre gemelli albani e romani del famoso duello. Superato il sesto miglio arrivano agli ultimi tre sepolcri, sul lato destro: dopo una tomba con arco a cunei, forse identificabile da un´epigrafe del liberto Suettio, ecco il sepolcro di Minucia e quindi un colombario.