giovedì 19 marzo 2009

Carandini: «Salviamo il Palatino dal declino»

Carandini: «Salviamo il Palatino dal declino»
MARIA GRAZIA FILIPPI
Messaggero (Roma) 19/03/2009

E' pronto ad alzare la voce, se cc ne sarà bisogno. Se il piano case ipotizzato dal premier non subisse gli aggiustamenti necessari; se non riuscisse ad utilizzare meglio quel tesoretto di oltre un milione di euro che giace inutilizzato al Ministero; se quel Palatino, dove ha realizzato i suoi scavi per 25 anni, non venisse finalmente salvato dal declino inarrestabile e che «mi fa piangere ogni volta che vedo come è ridotto», Andrea Carandini, professore di fama internazionale, è da ieri neo presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Ministero dei Beni culturali, E senza mezzi termini ha presentato le sue ricette : il dibattuto piano-casa «allarma perché rischia di portare nuove rughe al volto già usurato dcl nostro paesaggio rurale ed urbano e pu essere garantito solo dalle ist ituzioni pubbliche e non dalla sensibilità estetica dei singoli, viste le bruttezze accumulate nel Paese dagli anni 50». Ricordando che bisognerà in ogni caso continuare a rispettare le norme imposte dal Cod ice per i beni culturali e paesaggistici, ( arandini ha sottolineato che «dal piano-casa vanno comunque escluse le aree ad alto grado o a tutela integrale già previste, i beni immobili di interesse cultu rale tutelati dal Codice e tutte le città storiche ». Grande importanza inoltre alla semplificazione che permetta di spendere meglio i soldi. «Si tratta di un problema strutturale - ha ricordato spiegando che ormai nelle casse del Ministero si è accumulato circa un milionec 100 mila curo non utilizzati - ho chiesto al ministro di capire perché si blocca tutto e di intervenire esaminando le procedure di spesa e la consistenza del personale qualificato». E ha indicato nella situazione del Pala- tino, del Foro Romano e della Domus Aurea, le tre priorità della capitale, escludendo categoricamente l'idea del parco a tema sulla Roma antica nella capitale, «bisogna pensare al parco archeologico piuttosto» ha detto, e tornando a difendere la figura del commissario straordinario, proprio il giorno dopo la nomina di Guido Bertolaso da parte del Governo, «questo commissariamento è l'unica cosa che pu sbloccare la situazione». E, riguardo alla polemica sulla scelta dell'ex manager della Mc Donald Mario Rcsea per la direzione generale per la valorizzazione, non nasconde una posizione opposta a quella del suo predecessore Salvatore Settis, «non si tratta certamente di un vulnus il fatto che il manager non sia un tecnico della materia, non dovrà occuparsi di tutela, di cui certo non mancano i tecnici, ma di organizzazione, cosa che noi umanisti non siamo abituati a fare». E comunque aspettare, prima di giudicare. «Lo controllerò. Se sbaglierà, lo criticheremo».

mercoledì 18 marzo 2009

Dal Colosseo al Palatino: Bertolaso vede l'Apocalisse

Dal Colosseo al Palatino: Bertolaso vede l'Apocalisse
STEFANO MILIANI
Unità, mercoledì 18 marzo

«Il 70-80% del Palatino è insicuro». Lo sostiene il sottosegretario dei beni culturali Giro. Ieri lui, il ministro Bondi, il sindaco Alemanno (che elogia Marrazzo per il suo parere positivo sull'argomento) e il sovrintendente all'archeologia statale Bottini hanno presentato in gran spolvero il neo commissario all'archeologia di Roma e Ostia antica, il capo della protezione civile Guido Bertolaso. Lui rivendica il fatto di assumere l'incarico a titolo gratuito, lo fissa fino al 31 dicembre 2009 salvo proroghe, e disegna uno scenario devastante pei Colosseo, Fori Imperiali e Palatino: al Palatino, in gran parte chiuso, «il pericolo esiste se un cartello all'ingresso invita alla cautela i visitatori»; i disabili, pur entrando gratis non possono giare per i monumenti; l'assistenza sanitaria ai milioni di turisti non c'è; i servizi igienici sono in «una situazione incoerente. La prima esigenza sarà la messa in sicurezza del Palatino». Bertolaso e Giro volendolo o meno accusano la soprintendenza, ma Bottini si smarca: «Per ragioni cronologiche, sono qui dal 2005, e segnaliamo da anni la situazione». Ancora: Giro indica come subcommmissario l'assessore all'urbanistica Corsini perché ha ricostruito la Fenice di Venezia. Bertolaso a margine frena: vedremo i curricula, abbiamo i nostri tecnici. Lo affiancherà un comitato tecnico presieduto da Bottini pi due funzionari. I soldi? Circa 38 milioni di euro (altri verranno dalla società Arcus). Critica la Uil: «Un falso mediatico, sono denari già a disposizione della soprintendenza». Qualcuno in sala chiede: il Parco di Vejo (etrusco) non sta peggio? Non è una domanda ingenua.

domenica 15 marzo 2009

Mobilitazione per il Colosseo "Caos e incuria, allarme vero"

Mobilitazione per il Colosseo "Caos e incuria, allarme vero"
DOMENICA, 15 MARZO 2009 LA REPUBBLICA

Il supermanager Resca: decenni di degrado. Bottini: pochi fondi

Allarme Colosseo. Incuria, file interminabili ai metal detector, supporti didattici inesistenti, scavi, transenne, visitatori che vagano smarriti tra le rovine del monumento più famoso dell´antichità, inseguiti da finti gladiatori e imbonitori di ogni tipo. Dopo l´allarme lanciato ieri da "Repubblica" con l´inchiesta di Luca Villoresi, un vero Sos sullo stato di degrado dell´Anfiteatro Flavio, visitato ogni anno da 5 milioni e 700mila visitatori che pagano 12 euro a biglietto, si mobilita il mondo dell´arte. A cominciare da Mario Resca, il supermanager per le politiche museali nominato di recente dal ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi. Resca dice di condividere «il quadro desolante descritto da Repubblica, frutto di decenni di incuria e di incomprensioni tra le varie istituzioni da cui dipende la tutela e la valorizzazione del simbolo di Roma». Resca sottolinea la necessità di migliorare «i servizi aggiuntivi», ma fa notare che la crescita dei visitatori, «fa ben sperare per il futuro». «Diventa quindi imprescindibile per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale una strategia più decisa a favore di quei turisti che visitano i nostri siti archeologici, i nostri musei e le nostre biblioteche». E tra le necessità, Resca indica una riforma fiscale «che incentivi i contributi dei privati alla cultura».
Replica all´inchiesta di Repubblica anche il soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, affermando che i problemi sono dovuti in parte alla (endemica) carenza di fondi e in parte a difficoltà gestionali. «Certo, con dieci milioni di euro l´anno potremmo mettere a posto l´intero sistema Colosseo-Palatino-Fori imperiali», dice Bottini, ricordando che i metal detector che allungano le file di accesso al Colosseo, sono stati imposti da una direttiva del prefetto subito dopo gli attentati di Londra, nel 2006. Quanto ai 12 euro del biglietto, si difende il soprintendente, «sono meno di quello che costano i musei vaticani e permettono la visita all´intero enorme complesso archeologico». Qualche segno di miglioramento dovrebbe comunque arrivare a breve. Già con la mostra sul Bimillenario dei Flavi saranno installati i primi pannelli esplicativi e nuovi servizi igienici.

sabato 14 marzo 2009

Salviamo il Colosseo monumento in rovina

Salviamo il Colosseo monumento in rovina
LUCA VILLORESI
SABATO, 14 MARZO 2009 LA REPUBBLICA

Per entrare nella cartolina bisogna passare, uno alla volta, sotto le forche caudine dell´elettronica. I due metal detector fanno quello che possono. La fila, in questi giorni di bassa, dura una mezzora; ma già a Pasqua l´attesa raddoppia, triplica. Il Colosseo, si dice, è il monumento più visitato del mondo: 5 milioni e 700 mila ingressi in un anno. Il simbolo di Roma. E il biglietto da visita dell´area archeologica più ricca e incasinata della Terra. Un patrimonio (in vari sensi), recentemente assurto a oggetto del contendere di una guerra senza quartiere: scioperi, dimissioni, proclami, sovrintendenti, sottosegretari, commissari straordinari ai Beni culturali, McDonald´s, Protezione civile.


Il Colosseo è il monumento più visitato nel mondo. Ma l´anfiteatro romano è un percorso ad ostacoli: pochi metal detector creano code sfiancanti. All´ingresso si viene accolti da imbonitori di ogni tipo Dentro, una sequela di scavi e transenne, poche informazioni didattiche, ancor meno dépliant Senza contare le chiusure straordinarie e un biglietto non proprio a buon mercato
La soprintendenza vuole istituire un senso unico per regolare i flussi di chi entra
Il ticket comprende anche il Foro e il Palatino ma si vaga in assenza di riferimenti
"La piantina? Ecco, prenda questa ma poi ce la riporti perché ne abbiamo una sola"

Terzo passaggio: la fila al metal detector, per accedere alla fila della biglietteria. Infine, il sospirato ticket. Fornito, nonostante a volte ce ne sia evidentemente bisogno («L´anfiteatro Flavio?! Ma non siamo venuti al Colosseo?»), senza l´accompagnamento di alcun dépliant informativo.

Il quadro può essere arricchito da diverse varianti. Giovedì: rissa tra gladiatori per accaparrarsi un cliente.

Venerdì: «Closed for union meeting. Il monumento resterà chiuso dalle 8,30 alle 12,30 per assemblea sindacale». Sabato, col sole, prima prova del pienone primaverile. Le due ragazze dell´ufficio informazioni, al pari dei due metal detector, fanno quello che possono. «Sì, assieme al biglietto dovrebbe esserci anche una piantina. Dispiace... Ecco, prenda questa... però poi ce la riporta, ché ne abbiamo una sola».

Il serpentone dei visitatori avvolge nelle sue spire spalti e arena. Girovaga. Ogni tanto si blocca, comitiva contro comitiva, si contorce. Assorda. Per limitare l´inquinamento acustico l´uso degli altoparlanti è stato vietato. Le guide si arrangiano, a chi strilla di più. E non è ancora niente.


«In estate a volte non riesco nemmeno a raggiungere l´ufficio. Un muro umano», racconta Rossella Rea, la soprintendente del monumento. «Fino agli anni Novanta avevamo meno di un milione di visitatori. Sono più che quintuplicati. Ogni tanto si blocca tutto. E stiamo pensando di istituire una specie di senso unico per irreggimentare i flussi».

Il turista, però, sembra abbandonato a se stesso.


«A fine mese, in occasione della mostra sui Flavi, verrà finalmente allestito un percorso con dei pannelli esplicativi». I dépliant? «Certo, ci pensiamo. Ma bisogna trovare i soldi per stampare sei milioni di opuscoli». E poi, aggiunge, indicando l´ufficetto tutto accatastato, «toccherà trovare pure lo spazio per immagazzinarli».

Quella dei cristiani mangiati dalla belve del Colosseo, a quanto pare, è un´invenzione. Ma separare storia e leggenda è più facile di quanto non lo sia camminare sul filo delle transenne che separano tutela e fruizione, cura e abbandono. Confine labile.

Opinabile come una valutazione estetica: che giudizio dare, ad esempio, sulle cancellate dell´anfiteatro, montate (provvisoriamente) trent´anni or sono? Incerto come una ripartizione di poteri: nell´area del Colosseo, per dirne una, il piano di calpestio è competenza del Comune, quello che è sopraelevato della Soprintendenza archeologica. La materia per discutere, insomma, non manca; non è immune da interessi economici, rivalità accademiche, schieramenti; ed è ormai arrivata all´estremo bollore con l´escalation di Sandro Bondi, il ministro che, scelto come consigliere un ex manager della McDonald´s, ha scelto come commissario straordinario per l´area archeologica di Roma l´ex capo della protezione civile Guido Bertolaso e spinto alle dimissioni il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, Salvatore Settis, prontamente sostituito dall´archeologo Andrea Carandini.

Per delimitare i confini del campo di battaglia basta attenersi al biglietto d´ingresso. Il ticket è un riassunto essenziale.

Dodici euro. Per accedere a «Colosseo + Foro + Palatino». Un tris. Messo lì anche per rammentarci che, in questo caso, molte complicazioni non nascono solo dalle responsabilità del presente, ma dall´eccesso di passato che ha accumulato in quest´area la massima concentrazione mondiale di storiche vestigia. Il Colosseo è solo un vertice, il più visibile e in un certo senso il più «facile», di un panorama molto complesso. Un monumento maestoso e glorificato; ma pur sempre un singolo monumento.

Raccontare a un turista le vicende dell´anfiteatro Flavio, la fondazione (un disco di calcestruzzo spesso 14 metri), i giochi da sessantamila spettatori, la decadenza, i restauri, non è difficile. Ma provate ad affacciarvi sul Foro romano e a percorrerne l´asse centrale, la via Sacra. Capitelli, archi e colonne... Tizi, Cai e Semproni... Duemila e 750 anni di storia.

E di una morale della storia dove una via Sacra è anche una via profana: templi e bordelli, basiliche e taverne. Strato su strato, dalla Cloaca massima agli affreschi bizantini, dalle rocche medioevali al piccone fascista. Difficile, in effetti, riepilogare tutto. Ma anche difficile credere che un turista debba restare abbandonato a se stesso, in un´assenza totale di riferimenti. Disorientato e confuso il visitatore vaga così, da marmo a marmo, in uno stato di sbigottimento simile a quello che il Belli aveva colto in Gregorio XVI venuto a visitare gli scavi del Foro: «Bene diceva er papa in quer macello. Ber bucio! Bella fossa! Ber grottino! Belli sti serci! Tutto quanto bello!».
A chiudere il tour dei Fori, accanto al Romano, andrebbero peraltro schierati anche i fori di Cesare, d´Augusto, di Nerva, di Traiano e della Pace. Ognuno con le sue vestigia e le sue stratificazioni. E ancora non siamo saliti sul Palatino, un prototipo del paesaggio con rovine sospeso tra l´Enea di Virgilio («Mira colà quella scoscesa rupe e quei rotti macigni») e l´avviso affisso all´ingresso («In caso di avversità atmosferica alcuni monumenti potrebbero essere chiusi»). Dal primo re all´ultimo imperatore il Palatino ha interpretato per quasi un millennio la residenza ufficiale del potere (quello che noi chiamiamo il Palazzo deriva proprio dal nome del colle, il Palatium). Una miniera di anticaglia. E un cantiere, senza fine e senza fondo, aperto su un labirinto che non smette di stupire, in orizzontale e in verticale.
Cade un albero? Dalle radici viene fuori un criptoportico. Uno smottamento? Ecco una casa di epoca repubblicana. La terra stessa è un impasto di frammenti di marmo, tufo, terracotta, ceramica, cenere, piombo. Da una parte si scava. Dall´altra si consolida, in una sequela di ponteggi, transenne e ammonimenti, ormai arrugginiti, o freschi di giornata: «Danger. No trespassing».

Il Palatino è un panino di tufo imbottito d´argilla. Continua a smottare. E agli archeologi del futuro le tracce più evidenti della nostra epoca appariranno sotto forma di tubi, zeppe, toppe, puntelli, tiranti. Anche qui, tra queste traballanti, stupende vedute traballanti, l´assenza di informazioni è totale. Ma anche qui (anzi, ci si immagina, soprattutto qui) un eccesso di zelo didattico sponsorizzato potrebbe guastare irrimediabilmente un´atmosfera unica, rimasta miracolosamente fuori dal tempo e dallo spazio della metropoli. Comunque andrà, siamo agli epiloghi. Il 21 aprile, Natale di Roma (Capitale), cadrà il muro che separava (non è questione di una singola lettera) le competenze della Soprintendenza statale da quelle della Sovrintendenza comunale. L´evento, pare, sarà celebrato da una stretta di mano fra il ministro dei Beni culturali e il sindaco di Roma. Bondi e Alemanno, Romolo, Nerone e Ben Hur. Storia, leggenda, cronaca. Riunite, si direbbe, da una formula formato ticket: Colosseo + Foro + Palatino =?

giovedì 12 marzo 2009

Appia antica, è allarme il super parco dimenticato lascia spazio al cemento

Appia antica, è allarme il super parco dimenticato lascia spazio al cemento
GIOVANNI VALENTINI
GIOVEDÌ, 12 MARZO 2009 LA REPUBBLICA

Il piano fermo alla Regione Lazio. Manca l´ok

A distanza di tre anni il progetto resta negli archivi, ma le licenze edilizie premono

Con l´ampliamento il polmone verde collegherà Caracalla ai Castelli romani


Era il grande sogno di Antonio Cederna, firma storica dell´ambientalismo italiano e in particolare del nostro Gruppo editoriale. Il super-parco dell´Appia Antica, cioè l´ampliamento del parco archeologico e paesaggistico più famoso del mondo, fu varato il 9 settembre 2005 dalla giunta regionale, presieduta allora come oggi da Piero Marrazzo. E la proposta dell´assessore all´Ambiente, Angelo Bonelli, venne approvata successivamente anche dal Comune e dalla Provincia, guidati rispettivamente da Walter Veltroni e da Enrico Gasbarra.

Ma a distanza di oltre tre anni il progetto è ancora sulla carta, nei cassetti o negli archivi della Regione Lazio. I

l sogno di Cederna rischia così di svanire nel dimenticatoio del Malpaese, sotto una colata di cemento che già s´annuncia alle porte. Se la proposta finalmente non diventerà legge, in mancanza o nel vuoto di un vincolo regionale, presto le amministrazioni comunali di tutta la zona potranno autorizzare l´edificazione di oltre un milione di metri cubi: e perciò i comitati popolari del Colle della Strega, dove ne sono previsti circa settantamila per costruire due palazzoni di sei piani ciascuno, sono tornati in strada per protestare contro questa minaccia incombente.

Con l´ampliamento di 1.600 ettari, dagli attuali 3.400 a 5.000, il polmone verde dell´Appia Antica è destinato a collegare il cuore imperiale di Roma con i Castelli Romani, dalle Terme di Caracalla fino al santuario del Divino Amore a Castel di Leva. Nei nuovi confini del parco, dovrebbe rientrare dunque anche il territorio di Tor Fiscale, attiguo all´area degli Acquedotti immortalata nei dipinti di tanti artisti italiani e stranieri nel corso dei secoli.

Fu proprio dalle pagine di Repubblica che a suo tempo anche l´ex sovrintendente, Adriano La Regina, aveva chiesto di tutelare le preziose testimonianze archeologiche di epoca romana e preistorica, disseminate in un variegato sistema ecologico composto da bosco, sottobosco, pascolo brado, querceti, lecceti e olmi campestri: l´habitat naturale in cui trovano riparo 37 specie di uccelli, otto di mammiferi, quattro di rettili e tre di anfibi.
Sono sei le aree interessate al progetto di ampliamento: da Porta San Sebastiano, 33 ettari del centro storico di Roma, al Campo Barbarico con i sei acquedotti più importanti degli 11 che rifornivano Roma in età imperiale, convogliando gran parte delle 13 tonnellate d´acqua al secondo distribuite in città; dalle Capannelle, dove si trova l´Ippodromo, al fosso delle Cornacchiole particolarmente ricco di vegetazione; dalla Cecchignola e dal Colle della Strega fino al santuario della Madonna del Divino Amore, luogo di culto e méta di pellegrinaggio. «È un patrimonio storico e culturale, oltre che ambientale e paesaggistico, di straordinaria importanza anche dal punto di vista turistico», sottolinea ora con preoccupazione l´ex assessore Bonelli.

Nel settembre 2005, la sua proposta fu approvata all´unanimità. E a quell´epoca lo stesso presidente Marrazzo dichiarò trionfalmente: «È un altro passo verso la costruzione di un sistema integrato di parchi e riserve che dovrebbe avvolgere Roma come una cintura verde, garantendo quell´equilibrio tra zone urbanizzate, agricole e naturali che da sempre caratterizza la città e tutta la zona dell´antica campagna romana». Ma da allora a oggi sono passati ormai più di tre anni.
Nonostante il ritardo, e il pericolo che nel frattempo si lascino scappare i buoi prima di chiudere la stalla, alla Regione Lazio confermano tuttavia l´intenzione di andare avanti. «C´è un accordo politico - assicura l´attuale assessore all´Ambiente, Filiberto Zaratti - per procedere in tempi rapidi: il Parco dell´Appia Antica resta per noi una priorità».

Lui stesso non nasconde però le difficoltà e le resistenze opposte soprattutto dai Comuni di Roma e di Marino, interessati a fare cassa con le licenze edilizie: per quanto riguarda la Capitale, si tratta di 72 mila metri cubi al Colle della Strega che potrebbero anche essere "delocalizzati", concessi cioè altrove; nel secondo caso, invece, si parla addirittura di due milioni di metri cubi e la partita diventa perciò molto grossa. Dall´approvazione in giunta al voto definitivo del Consiglio regionale, il passo quindi non sarà né breve né facile.

lunedì 2 marzo 2009

Colle della Strega, «no al cemento»

Colle della Strega, «no al cemento»
Paolo Brogi
Corriere della Sera (Roma) 02/03/2009

Mobilitazione delle associazioni di Colle della Strega. No a nuove opere pubbliche, sì alla zona dentro il Parco dell'Appia
Colle della Strega, paura del cemento. Da oggi lanciata una mobilitazione contro i 72 mila metri cubi di nuove costruzioni che da tempo gli abitanti ai limiti di questo corridoio di verde, tra la via Laurentina e l'Ardeatina, si sentono come il fiato sul collo. È bastato l'avvio di una procedura regionale di attuazione per opere pubbliche nella zona (per 5 milioni di euro in piste ciclabili e viabilità) per far scattare l'allarme rosso tra le associazioni che si battono per mantenere il sito così com'è, inserendolo dentro il Parco dell'Appia. Obiettivo della mobilitazione Campidoglio e Regione.
«Per scongiurare l'edificazione che di fatto devasterebbe l'area verde del Fosso della Cecchignola, la nostra associazione e Ampliparco rilanciano la mobilitazione - spiega il portavoce Massimiliano di Gioia - . Ribadiremo con forza, fino alla fine, il nostro no ad un progetto devastante per l'ambiente del Fosso della Cecchignola. Chiediamo ad Alemanno di fermare l'edificazione prima di rilasciare qualsiasi licenza. Contestualmente chiediamo a Marrazzo e Montino di rispettare gli impegni presi della Regione Lazio con quanto stabilito con la memoria di giunta del 2 maggio 2007 e cioè d'inserire definitivamente colle della Strega ed il Fosso della Cecchignola nel parco dell'Appia Antica».
Sono 168 gli ettari della discordia. Un'area a verde che costituisce un corridoio naturale tra l'Appia antica e la Laurentina. Con una memoria di giunta del maggio 2007 la Regione ne ha chiesto l'inserimento nel Parco dell'Appia, il cui piano di ampliamento però - dai 3400 ettari attuali ai 5.000 futuri - giace ancora in Commissione ambiente della Regione. «Anche il Consiglio regionale ha adottato l'orientamento della Giunta - spiega l'assessore all'ambiente Filiberto Zaratti - . Certo, bisogna accelerare l'iter di approvazione dell'ampliamento...».
Dalla Regione, finora, solo un segno contraddittorio: i 5 milioni di euro per l'attuazione dell'accordo di programma per il Laurentino, stoppati grazie a un incontro degli ambientalisti del Colle della Strega col vicepresidente Esterino Montino, l'assessore Zaratti e il capogruppo dei verdi Enrico Fontana. «Finché non sarà conclusa l'operazione dell'ampliamento del parco - spiega Di Gioia - non ci sentiremo al sicuro».