venerdì 31 luglio 2009

Ai Musei Capitolini la stanza di Arnolfo

Ai Musei Capitolini la stanza di Arnolfo
RORY CAPPELLI
VENERDÌ, 31 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Aperta ieri al pubblico Dal monumento onorario a Carlo I d´Angiò alle quattro misure per il dazio
Esposti anche il sarcofago con Apollo, Atena e le Muse, la mensa con scene della vita di Achille e il globo dell´obelisco vaticano


Francesco Guccini e una troupe cinematografica giapponese. Jacques Le Goff e la storiografia degli anni Settanta. Una presentazione decisamente postmoderna quella della nuova sala dei Musei Capitolini dedicata al medioevo, da ieri aperta al pubblico, che espone un monumento onorario a Carlo I d´Angiò - attribuito ad Arnolfo di Cambio, che l´avrebbe realizzata tra 1275 e 1277 - e altri reperti medievali. Le parole e la musica di Guccini, quelle di una canzone del 1981, Bisanzio, hanno echeggiato nella sala Pietro da Cortona con i turisti che, tra un Caravaggio e un Guido Reni, si affacciavano stupiti. «Quella del Medioevo età buia, barbarica, oscura e oscurantista è un´invenzione del Quattrocento» esordisce dopo la musica il sovraintendente ai Beni Culturali Umberto Broccoli. «Per restare nel nostro ambito territoriale, Roma infatti non è solo Repubblica, Impero e Rinascimento: c´è anche la Roma medievale». «Questa sala» spiega poi il direttore dei Musei Archeologici Claudio Parisi Presicce, «che dal 1561, dopo il Sacco di Roma, ha ospitato gli archivi, vuole essere un omaggio ad anni troppo a lungo considerati bui». Il restauro della sala, continua Broccoli, «è stato poi reso possibile da un´operazione che, all´atto del mio insediamento, ho annunciato di voler fare: quella di "mettere a rendita" i beni». Nei Capitolini, infatti, per tre lunedì consecutivi, qualche mese fa, sono state girate scene di un film giapponese: un thriller la cui protagonista, una bambina, scompare proprio nei Capitolini. Un´operazione, quella del restauro, che, dunque, «non ha fatto uscire un soldo dalle tasche dell´amministrazione comunale», conclude soddisfatto il sovraintendente.
Carlo I d´Angiò troneggia in fondo alla stanza di piccole dimensioni dedicata dunque al Campidoglio nel periodo medievale: sta laggiù, oltre le quattro misure per il dazio (per il vino, per l´olio, per il grano) con cui le maestranze misuravano le tasse per i contadini che nel Medioevo tenevano un mercato proprio nella piazza del Campidoglio, oltre il sarcofago con Apollo, Atena e le Muse, oltre la mensa decorata con scene della vita di Achille e il globo dell´obelisco vaticano. Sta lì, gli occhi vuoti, lo scettro in mano, una corona tempestata di pietre preziose, seduto su un trono adornato con due teste di leone, simbolo di Roma. Il marmo è bianco, anche se Arnolfo di Cambio aveva seguito la moda greca e romana di colorare le statue: tracce di pigmento - cancellato nel XV secolo - sono state trovate nel corso dei restauri. Doveva essere rosa e rossa nel volto, nera nelle sopracciglia e negli occhi, azzurra e oro nel mantello, rosso vivo nei calzari, bruno arancio nei leoni.

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