martedì 27 gennaio 2009

Ritrovate le basi dei monumenti del Quirinale e di Santa Maria Maggiore

Ritrovate le basi dei monumenti del Quirinale e di Santa Maria Maggiore
CARLO ALBERTO BUCCI
27 GENNAIO 2009, LA REPUBBLICA - ROMA

Gli obelischi di piazza Augusto Imperatore

Due grandi piastre di calcestruzzo Rinvenuta anche la punta di una delle stele

Le benne si sono fermate davanti a due grandi piastre di calcestruzzo gettate sotto i Flavi nel primo secolo dopo Cristo. Così gli archeologi hanno iniziato a scavare, e a saltare di gioia. Perché hanno capito di aver trovato finalmente il punto esatto in cui svettava l´obelisco che nel Cinquecento fu collocato alle spalle di Santa Maria Maggiore ma anche il posto preciso dove si ergeva il monolite gemello che dal Settecento fa compagnia ai Dioscuri sulla piazza del Quirinale. E di quest´ultimo Paola Virgili e la sua équipe hanno ritrovato persino la punta, spezzata durante il trasporto e da allora sepolta sotto alcuni metri terra. Insomma, ritorno all´antico per il Mausoleo di Augusto. E proprio nel momento in cui si lavora alla definizione della nuova piazza intitolata al condottiero che sconfisse Cleopatra e Marco Antonio nel 31 a. C. ad Azio.
Sarà presentato oggi all´auditorium dell´Ara Pacis - nell´ambito del convegno organizzato dal Comune Archeologia e città. Il Mausoleo e la valorizzazione di piazza Augusto Imperatore - l´importante ritrovamento delle due basi (otto metri per otto ciascuna) che svelano la posizione esatta dei due monoliti rispetto al sepolcro: circa trenta metri a sinistra e a destra dell´ingresso. Ci sono state però anche altre scoperte nel corso degli scavi iniziati nel settembre 2007, novità che ora porteranno Francesco Cellini a trasformare, come spiegherà oggi, il suo progetto definitivo di riqualificazione dell´area. L´architetto dovrà tenere presente, ad esempio, dell´abside in opera listata e degli altri ambienti di un edificio tardo antico, ancora da indagare, venuto alla luce alla base del palazzo del Ventennio che ospita il Collegio dei Croati. E dovrà anche inglobare la pavimentazione d´età imperiale riapparsa in più punti sotto il piano della nuova piazza.
Le gigantesche basi di calcestruzzo dei due obelischi, alti più di 14 metri, saranno invece musealizzate all´interno dell´Antiquarium che si intende costruire lungo l´anello che circonda la circonferenza del più grande sepolcro di Roma (diametro di 88 metri e 80, 30 metri d´altezza). Paola Virgili, l´archeologa della Sovrintendenza comunale che dirige i lavori e lo scavo, si appresta ora a mettere mano - dopo lo stop di tre mesi del cantiere a causa del maltempo - alle indagini all´interno del Mausoleo, scavato per primo dal suo maestro, Antonio Maria Colini. Ma intanto illustra l´ultima scoperta: «Ammiano Marcellino, nel IV secolo, ricorda che i due obelischi vennero eretti ai lati del Mausoleo dai successori di Augusto. Caduti a terra, se ne persero le tracce, fino al ritrovamento nel 1527 per opera di Baldassarre Peruzzi. Ma nulla si sapeva della posizione esatta dei due obelischi. Anche le ipotesi più recenti sono state ora corrette dal ritrovamento delle due basi: erano nascoste nel terrapieno che circonda il monumento».
Ancora interrate, le due fondamenta devono essere scavate del tutto. E segneranno un punto importante nella ricostruzione del luogo nell´antichità e nella definizione della nuova piazza. Nell´Antiquarium del futuro, insieme alle migliaia di marmi ritrovati nel Mausoleo e nelle 120 case demolite negli anni Trenta, saranno certamente esposti anche alcuni frammenti di granito rosa. «Sono la parti della punta dell´obelisco ora al Quirinale - spiega la Virgili - . L´abbiamo ritrovate più avanti rispetto alla base, nel luogo dove la punta andò in pezzi durante il trasporto organizzato ai tempi di Pio VI». È immaginabile che papa Braschi andò su tutte le furie per l´incidente di percorso. E l´obelisco venne issato nel 1786 davanti al palazzo papale sul Quirinale, con un puntale in bronzo che nasconde la parte perduta durante il trasloco.

lunedì 26 gennaio 2009

La dea di via Marmorata Iside sotto i binari del tram

La dea di via Marmorata Iside sotto i binari del tram
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 25 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - - Roma

Una scultura d´età imperiale emerge dagli scavi

Nel cuore di Testaccio durante i lavori dell´Atac per la sostituzione delle traversine

Sotto appena cinque centimetri di grassa e corrosiva argilla, a Testaccio è riapparsa una dea. Bellissima, che sia Iside o Diana, nonostante qualche graffio sul volto, il naso scheggiato e la pelle del marmo leggermente rovinata. Del resto, sulle perfette forme scolpite da un maestro d´età imperiale, dal secolo scorso sferraglia il tram di via Marmorata. Ed è sotto la linea dei binari che venerdì gli archeologi hanno rinvenuto la scultura, alta circa 40 centimetri, appartenente a una statua che raffigura, forse, Artemide Efesina.
Il cantiere, diretto da Alessandra Capodiferro della Soprintendenza archeologica di Roma, ha riaperto da appena una settimana con cinquesaggi lungo via Marmorata (dopo l´interramento per la mobilità nelle feste di Natale e dopo le scoperte, fatte l´estate scorsa, di strutture commerciali e abitazioni: dall´età imperiale fino al Rinascimento). Ed ecco che subito un´importante scoperta ha riservato lo scavo, finanziato dall´Atac, in vista della sostituzione delle traversine del tram. Erano circa le dieci dell´altro ieri mattina quando Alessandra Negroni, una delle archeologhe della cooperativa Latres, ha notato un grosso pezzo di marmo affiorare dalla terra.
Ad apparire sono stati per primi gli occhi, essendo la testa poggiata con la faccia in su. Poi ecco le ciocche di capelli, la corona di fiori, il copricapo, infine il velo gonfiato e la figuretta alata. La leggera patina di calcificazione del marmo ha costretto gli archeologi a uno scavo lentissimo. C´è voluta tutta la giornata di venerdì prima di riuscire a portare completamente alla luce la testa, trasportata immediatamente, ancora sporca di argilla, al laboratorio di restauro del Museo nazionale romano.
Alessandra Capodiferro e la collega Paola Quaranta attendono di sapere dalle analisi, ad esempio, il tipo di marmo impiegato per questa testa che è stata ritrovata in mezzo a detriti edilizi di varie epoche e, quindi, ora è difficile stabilirne la provenienza. Le due archeologhe, a caldo fanno però notare la presenza di attributi di Iside ma anche di Artemide (Diana): «Alla dea egizia potrebbero appartenere i particolari della corona di fiori ma anche delle sfingi presenti sul copricapo». Il Kalathos (privo della parte terminale, turrita) attiene però all´iconografia di Artemide, come lo sono anche il velo gonfio di vento alle sue spalle e la piccola Nike che, mentre nasconde la destra dietro l´orecchio della dea, nell´altra mano tiene un ramo di palma, simbolo appunto della Vittoria.
La bellissima testa è stata rinvenuta poco oltre l´altezza dell´arco di San Lazzaro, alle pendici dell´Aventino. Da domani gli archeologi andranno avanti a scavare ma solo sotto i binari. Promettono che rispetteranno il cronoprogramma: indagini accurate ma serrate, per riportare rapidamente il tram su via Marmorata.

martedì 20 gennaio 2009

Restauri dal vivo degli ultimi resti dei Fasti imperiali

Restauri dal vivo degli ultimi resti dei Fasti imperiali
CARLO ALBERTO BUCCI
MARTEDÌ, 20 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Decoravano le arcate dell´Anfiteatro. Ne rimangono frammenti dimenticati nei sotterranei Che ora tornano visibili

Torsi, cavalli, basamenti: un´attrazione in più per milioni di visitatori

Un torso virile privato della testa e delle braccia ma non dell´antico vigore, il corpo possente di una cavallo che la storia ci ha restituito come se avesse disarcionato l´imperiale cavaliere, l´elegante, leggiadro panneggio di una dea, lo sguardo profondo del sapiente Esculapio. Ma anche le basi che sostenevano queste statue quando svettavano al centro delle arcate o dall´alto dei palchi del Colosseo, e poi capitelli corinzi di sopraffina fattura, cornucopie colossali che servivano da corrimano, persino i bacili scolpiti nella pietra che, nell´arena, contenevano la sabbia con la quale i gladiatori si pulivano le mani dal sudore e dal sangue. Sono solo alcune delle figure in marmo riportate alla luce e riconsegnate alla visita dei turisti dopo alcuni decenni di oblio nei depositi situati nei sotterranei. E che da ieri sono state affidate alle cure dei restauratori della Soprintendenza archeologica speciale di Roma, che ha organizzato un cantiere diviso in cinque settori, tre dei quali protagonisti di un restauro-live diretto da Giovanna Bandini.
Infatti, la maggior parte delle statue e delle decorazioni architettoniche saranno sottoposte a pulitura in un laboratorio allestito all´ingresso ovest dell´anfiteatro Flavio, quello che dà verso il Palatino. Per i milioni di turisti che ogni anno muovono i primi passi del viaggio nei fasti dell´antica Roma attraverso il più magnifico dei suoi resti, ecco dunque una prima, nuova stazione: che è anche un´inedita attrazione. Non le virtuali ricostruzioni delle lotte tra i gladiatori che il Campidoglio promette di allestire in un parco a tema nella periferia di Roma. Ma le vere figure cavate dal marmo dagli antichi scalpellini per dare vita a quella parata di divinità affacciate sulla Città Eterna prima che i terremoti del III e del V secolo le facessero venire giù come angeli. «Erano in tutto 152 statue - spiega Rossella Rea, direttrice del complesso � e raffiguravano le divinità: tra queste, Esculapio, di cui abbiamo ritrovato la testa che, insieme con altre quattro, sarà esposta nella mostra dedicata ai Flavi che inaugureremo qui il 27 marzo». Oltre all´Olimpo, c´era il parterre di prefetti e notabili della corte, «ma le loro statue erano collocate all´interno, come anche quelle che decoravano il palco imperiale». Ben tre categorie di sculture di cui restano alcuni esempi chiamati ora a ripopolare il disabitato colosso di pietra. E le altre sculture, che fine hanno fatto? «Alcuni reperti, trovati durante lo sterro di età napoleonica, sono in Vaticano � aggiunge la Rea � e bisogna comunque tenere conto che i terremoti del 217, del 443 e quello di fine V o inizi VI fecero venire giù molte statue che, probabilmente, andarono in mille pezzi. Anche se c´è ancora molto ancora da cercare. E le sorprese potrebbero venire dagli scavi qui al primo piano come all´esterno».
Finita la pulitura e la mostra allestita per tutto il 2009, le arcate che ora fanno da tetto alla colonna scanalata (una rarità per il Colosseo, proveniente da uno dei perduti quattro avancorpi con quadrighe), alla base con iscrizione che ricorda Decio Mario Venanzio Basilio (sponsor dei restauri del V secolo), al basamento con inciso il nome di "Quintus" (forse il gladiatore ricordato in un graffito), saranno trasformate da atelier di restauro in museo della statuaria del Colosseo. Accanto a tanti dèi pagani, ci sono anche alcune testimonianze della nuova era, ma risalenti al XVII secolo: la raffigurazione, sull´arcone, di Gerusalemme (oggi praticamente invisibile); e le croci delle lapidi murate nei pilastri. «Risalgono al periodo in cui il Colosseo fu venerato come luogo di martirio dei cristiani, cosa che non fu mai», precisa la Rea. Anche queste croci e questi marmi saranno sottoposti a pulitura, anneriti come sono dai baci che per secoli i fedeli e i turisti gli hanno dato e che ancora oggi talvolta gli lasciano.

lunedì 19 gennaio 2009

L’esposizione a Roma. Le imprese e il mito di Cesare

La Repubblica 19.1.09
L’esposizione a Roma. Le imprese e il mito di Cesare
di Giuseppe M. Della Fina

Può il progetto di una biografia trasformarsi in un´esposizione? E la scommessa affrontata dai curatori della mostra Giulio Cesare. L´uomo, le imprese, il mito allestita a Roma negli spazi del Chiostro del Bramante (sino al 3 maggio 2009). Essi hanno voluto ripercorrere le vicende della vita di uno dei protagonisti principali della storia romana, ricostruire il ruolo da lui avuto nei decenni convulsi che videro la destrutturazione degli assetti repubblicani e gettare uno sguardo sulla sua epoca, in particolare, sulla produzione artistica e artigianale del tempo.
Non solo, hanno cercato di dare conto della multiforme personalità di Giulio Cesare: uomo politico spregiudicato e, al contempo, di grandi visioni; comandante militare di eccezionale valore; scrittore di vaglia notevole. Infine hanno tentato di ripercorrere il suo mito a partire all´età medievale sino ai giorni nostri con la segnalazione della presenza di Giulio Cesare nei videogiochi.
L´esperimento è riuscito? Sostanzialmente sì, anche se il rinvio al catalogo della mostra curato da Giovanni Gentili e pubblicato da Silvana Editoriale appare necessario. Soprattutto la lettura della prima parte di esso - dove sono presentati 14 interessanti saggi - diviene indispensabile per comprendere a pieno la mostra. E´ Giuseppe Zecchini ad offrirci una possibile lettura della esperienza umana e politica di Giulio Cesare; è Giovanni Brizzi a proporci una ricostruzione della sua formazione militare: dagli studi giovanili sui trattati bellici all´esperienza diretta di combattimento; è Luciano Canfora ad analizzarne criticamente la produzione letteraria: dai componimenti della giovinezza - la raccolta di poesie Lodi di Ercole e la tragedia Edipo - tolti dalla circolazione dal figlio adottivo ed erede Augusto, sino alle opere celebrate della maturità che contribuirono a creare il suo mito come condottiero. Sono Paolo Liverani e Paul Zanker ha restituirci gli interventi sugli assetti urbanistici di Roma e a mostrarci i tempi e i modi di una strategia di propaganda arrivata alla divinizzazione.
Tornando al percorso espositivo, va segnalata la ricca serie dei ritratti esposti iniziando da quelli dello stesso Giulio Cesare; colpisce, in particolare, il cosiddetto Cesare Chiaramonti proveniente dai Musei Vaticani che rimane impresso per i tratti fortemente marcati e idealizzati. Poi i ritratti di protagonisti del tempo quali, ad esempio, Cleopatra o Giuba I. Quindi vanno evidenziate le monete e le gemme considerate correttamente come strumenti privilegiati della propaganda: l´immagine del reggitore dello Stato presentata a tutti.
Infine - siamo nella sezione della fortuna - l´olio su tela di incerta assegnazione, ma già attribuito a Rubens, con la scena della consegna della testa di Pompeo a Giulio Cesare, o le tele che raffigurano le Idi di Marzo, o ancora il quadro ottocentesco di H. P. Motte con la resa di Vercingetorige che impressionò favorevolmente lo scrittore Guy de Maupassant.

domenica 11 gennaio 2009

Archeologia a tre dimensioni per entrare in casa di Cesare

Archeologia a tre dimensioni per entrare in casa di Cesare
STEFANO MILIANI
l'Unità 06/01/2009

ROMA Le rovine romane rinascono nella terza dimensione. Attraverso viaggi visivi e virtuali che vogliono riportarci indietro nel tempo, che forse sono anche immersioni nella psiche e nei suoi sotterranei, non solo nella storia. In bilico tra videogioco e divulgazione scientifica.
Nei sotterranei del rinascimentale Palazzo Valentini, sede della Provincia capitolina, tra i ruderi in mattoni e malta vediamo apparire nel foro romano cittadini in toga bianca, mercanti, soldati e schiavi, passeggiamo al riparo dalle intemperie nel peristilio (il cortile interno con portici colonnati) di una sontuosa domus, sbirciamo tra i papiri, si sale al primo piano tra pareti color cadmio e voci di bambini, su un tramonto rosso fuoco svetta tra i tetti la Colonna traiana, simbolo sopravvissuto a un potere diventato polvere. Qui dove giacciono i resti di due domus rivive la Roma del IV secolo dopo Cristo, fra portici, strade, teatri, mosaici, colonne ricostruiti virtualmente. Con ingresso gratuito su prenotazione (tel. 06 32810, ore 9-18, lunedì-venerdì) fino al 18 gennaio ci accompagna nelle volte oscure la voce rassicurante di Piero Angela, ricordando che in quella ricca domus, forse di un senatore, uomini e donne hanno sofferto, gioito, amato come noi oggi soffriamo, amiamo e ci barcameniamo giorno per giorno. E una ricostruzione efficace, molto umana, viziata soltanto da una colonna sonora troppo enfatica, esempio della virtualità che viene applicata sempre più spesso ai luoghi dell`archeologia.
Per completare agli occhi quanto viene dedotto o spiegato a parole.
L`archeologia virtuale che simula a tre dimensioni anfiteatri, terme, la vita quotidiana degli antichi, che ricompone visivamente i tasselli mancanti di una rovina, di un muro sbrecciato, di un mosaico, seppur in modo sparso e scoordinato sta prendendo piede. A luglio scorso, non lontano dagli scavi veri e propri, Ercolano ha visto aprire il Mav, il Museo d`archeologia virtuale. Qui un intero sotterraneo di una ex scuola ricostruisce (emettendo perfino presunti profumi da annusare),i giorni della città distrutta insieme a Pompei- dall`eruzione del Vesuvìo del 79 d. C. Tra quelle stanze buie risorgono magnifi ci colonnati, i tetti rossi, gli edifici affacciati sul mare, la vivacità del porto, i suoi pescatori, si ascolta il parlottare dei venditori Mingo una via lastricata, si sbirciano in un luogo vietato ai minori, il lupanare, disinibite pratiche amorose. Finora hanno staccato il biglietto per vivere questa esperienza circa 33mila persone.
Qualcosa di meno fisico, meno carnale, forse più freddo, più volutamente improntato sull`urbanistica, avviene ori line. SuGoogle Eartlr. Dove possiamo volteggiare via video sulla Roma del 320 dopo Cristo, sul Palatino che invece di edifici spezzati in mattoni sfodera edifici immacolati, possiamo volare sull`efficiente acquedotto, aggirarci tra le volte e le absidi della Basilica di Massenzio, tra í condominii attorno al Circo Massimo. Turisti nel passato attraverso il modello a 3D Rome Reborn, è la prima tappa del progetto internazionale che, sulla base di un famoso plastico degli anni 30 conservato all'Eur, vuole mostrare lo sviluppo dai primi insedìamenti intorno al mille avanti Cristo fino al 550 della nostra era. E un progetto molto vasto, come tutti gli interventi in questo campo è collettivo, frutto di più istituti, e lo coordina Bernard Fischer, docente dell`università della Virginia e membro del cda dell`American lnstitut for Roman Culture. Lo differenzia dalle situazioni precedenti una scelta. «gli esseri umani, animali e oggetti in movimento sono stati omessi per una totale carenza di prove evidenti».
Quali che siano le scelte, la materia tira. Almeno le amministrazioni pubbliche locali. Il Comune di Roma ha fatto realizzare al Politecnico di Milano un modello a 31) della Villa delle vilmacce nel parco degli acquedotti e vuole ricreare l`antica città in un museo. Poco tempo fa la Borsa sul turismo archeologico nel Mediterraneo tenuta a Paestum ha selezionato 12 progetti di archeologia virtuale, possibilmente interattivi, spaziando tra un Museo sulla via Flaminia antica e la Valle dei Templi com`era 700 anni prima dì Cristo. Il sogno è vedere come e dove vivevano gli antenati, la loro quotidianità, nel pubblico e nel privato. La tecnologia, sviluppata grazie ai videogiochi.

Giro: «Risaneremo l`area dei Fori»

Giro: «Risaneremo l`area dei Fori»
Corriere della Sera 06/01/2009

«Il Progetto della Casa dei Fori sarà realizzato entro e non oltre il 2011. Un anno e mezzo per restituire all`area archeologica centrale la sua bellezza e sontuosità oggi perduta a causa di un degrado scandaloso e inaccettabile». Lo afferma Francesco Giro, sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali. «Il Palatino, il Foro Romano, i Fori Imperiali, il Colosseo e la Domus Aurea e tutte le aree limitrofe e prospicienti saranno completamente ripuliti - aggiunge - gli scavi abbandonati e quelli in via di risoluzione saranno chiusi e restituiti alla soprintendenza archeologica di Roma; impalcature fati scenti e recinzioni arrugginite verranno rimosse e le aree bonificate in profondità; i monumenti saranno messi in sicurezza e tutti i luoghi e i reperti verranno resi accessibili, visibili e riconoscibili con mappe, io ultimediali, percorsi protetti e l`assistenza di guide
specializzate e autorizzate».
«La fase finale del progetto di totale risanamento e di rilancio culturale e turistico dell`area sarà la sua integrale illuminazione che vorremmo inaugurare nel Natale di Roma 2011 alla presenza delle
massime autorità dello Stato e dell`amministrazione comunale».
«Questo progetto - continua Giro - verrà però scandito da una serie di grandi eventi, vere e proprie tappe di avvicinamento alla nascita dei nuovi Fori Romani e Imperiali, come l`apertura della sontuosa e spettacolare salita che collega il Foro romano al Palatino o del sottopasso che unisce il Foro romano a quelli imperiali e infine lo smantellamento del muro divisorio che assurdamente spacca la Basilica Aemilia in due settori, uno di pertinenza statale e uno di pertinenza comunale, restituendo finalmente ad unità l`intera area, un evento simbolico che rappresenta nel modo migliore lo sforzo condiviso fra Stato e Comune nel progetto della Casa dei Fori, un`impresa che ho definito titanica dalla quale misureremo la nostra capacità di valorizzare il patrimonio culturale sul quale Roma e l`Italia tutta devono poter puntare tutte le loro possibilità di riscatto».

«Il parco sulla romanità sarà l'Eurodisney italiana Ostia la nuova Rimini»

«Il parco sulla romanità sarà l'Eurodisney italiana Ostia la nuova Rimini»
Luca Telese
Il Giornale 06/01/2009

Roma. Ha chiuso l'anno contando i nuovi capelli bianchi: «Ce n'è più d'uno. Almeno in una cosa Veltroni aveva ragione... è molto più faticoso fare il sindaco che il ministro!». Gianni Alemanno inizia la sua giornata poco dopo il suo predecessore («La prima riunione operativa dello staff alle nove»), ma non chiude «mai prima di mezzanotte». In questi giorni, finite le feste, ha già sul tavolo due grane. La prima: la battaglia sugli equilibri strategici della Cai (che ha implicazioni dirette sull'aeroporto di Fiumicino), in cui prende una posizione che provocherà qualche polemica nel Pdl: «Non accetteremo nessuna ipoteca nordica e nemmeno che si facciano ricatti per le rotte. Fiumicino non può che restare un hub, perché nessuna capitale del mondo è priva di un aeroporto internazionale». Seconda grana: gli episodi di violenza a Roma. Qui Alemanno ribatte a tutte le critiche del centrosinistra. «Basta leggere i dati. Quest'anno i reati sono diminuiti del 20 per cento». Infine, dopo le indiscrezioni che circolano dalla campagna elettorale, il sindaco tira fuori dal cilindro il suo nuovo progetto: «L'obiettivo è un grande parco a tema sulla romanità, che punti a moltiplicare i numeri del turismo a Roma così come è avvenuto a Parigi per l'Eurodisney.
Parliamo dalla nuova Alitalia.. Formigoni e la Moratti sono molto critici.
«Non capisco e non condivido». Difendono Malpensa, è sbagliato?
«Mi sembra legittimo solo finché ci si limita a quello che dice lei». E in cosa non si limitano, invece?
«Il primo errore è considerare Alitalia una azienda di Stato. È una cordata di imprenditori, deve operare autonoma». Lei non vuole mettere in discussione la artnership di Air France?
«Non si possono modificare i piani industriali sull'effetto delle spinte politiche: la vecchia Alitalia è fallita così».
Lei vedrà i nuovi vertici? Lo farò il 15 gennaio».
E il secondo errore? Non è ammissibile che, in virtù di quella che io chiamo una... logica nordista, si pretenda di depotenziare il ruolo attuale di Fiumicino nei piani già annunciati, e ancheil suo sviluppo futuro».
Prevede una espansione del traffico su Roma a breve termine?
«Ne sono certo. Fiumicino ha tutte le caratteristiche per essere l'hub italiano. Aeroporti di Roma ha deciso il raddoppio della struttura su modello dei grandi scali asiatici».
E poi? «Entro quattro anni realizzeremo un grandissimo parco tematico della romanità, a un livello tecnologico e spettacolare che non abbia nulla da invidiare a Eurodisney».
Svuoterete le case del Comune?
«Veramente i costi del parco saranno a carico dei privati, e l'amministrazione si occuperà solo delle infrastnitture».
Ha intenzione di mettere insieme anche lei una cordata?
«Per un progetto così ci sono già ampie disponibilità di solidissimi imprenditori nazionali e internazionali».
Lei crede chequesto aumenterà l'afflusso turistico verso la Capitale?
«Secondo i nostri calcoli l'afflusso dovrebbe addirittura moltiplicarsi».
Non sottrarrebbe turisti alle attuali destinazioni?
«Guardi, un parco giochi non fa concorrenza ai musei! Piuttosto apre una nuova offerta di mercato che può combinarsi a quella tradizionale».
Che giochi ci sono a... Spqr land?
«Tutto quello che evoca la storia della Roma classica e imperiale. Dalle terme alle competizioni gladiatorie... Dopotutto sono un copyright romano, no?».
L'accusa più facile: sarà un a romanità di
cartapesta, non filologica.
«Me la fanno già, se è per questo».
E lei?
«Non me ne importa nulla. Eurodisney porta turisti a Parigi s in Francia, diverte, attrae: non è mica f itta per compiacere i professori universitari!».
Dove dovrebbe sorgere?
Ci sono diverse ipotesi. La migliore è sul waterfront di Ostia, che la mia giunta intende valorizzare. Non gli manca nulla per essere una nuova Rimini. E l'Eur, anche grazie alla Nuvola di Fuksas, diventerà una attrazione turistica e architettonica mondiale».
Intanto la giunta è criticata delle opposizioni per gli stupri in città..
«Mi pare una cosa invero simile. Anzi, di più: un patetico tentativo di rialzare la testa dopo la sconfitta elett orale».
Anche lei ha criticato molto la giunta precedente per la sicurezza.
Sì, ma l'ultimo si upro è avvenuto dentro una festa non organizza ta da noi, solo patrocinata. E sa chi l'ha promossa?».
I suoi predecessori?
«Gli stessi che ora mi criticano, nel 2004 avevano voluto il progetto!».
E lei che farà?
«Aspetto di vedere gli esiti dell'inchiesta, capire la relazione fra la festa e quell'episodio criminoso. Di certo combattiamo la cultura dello sballo di cui anche questo ignobile episodio è figlio».
Respinge le accuse sulla sicurezza?
«Chiudiamo il 2008 con ornila espulsioni, la chiusura di quaranta campi irregolari, il 20% in meno di reati».
Gli stranieri hanno paura?
«La maggior parte degli espulsi sono persone con precedenti penali».
E quelli senza precedenti che si ritrovano senza casa?
«I nuovi campi di accoglienza che stiamo costruendo non saranno montagne di rifiuti, ma luoghi dignitosi con condizioni sociali e sanitarie sostenibili».
Questo è il modello Alemanno?
«Più che di modelli parlerei di risultati: militari in strada, niente prostituzione sulle vie consolari, guerra al commercio abusivo e alla microcriminalità. Ma sono il primo a dire: il lavoro non è finito, serve ancora un impegno intenso».
Per ora solo politiche «repressive»...
«Veramente abbiamo varato un piano casa da 30mila alloggi, per mettere fine al paradosso di una città dove mancano case popolari, ma cen'èl30mila sfitte!».
Lei punta a fare il leader del Pdl?
«Per carità, ho fin troppo da fare con il mio lavoro di sindaco».
An si è estinta?
«Al contrario. Stiamo decidendo come fare il congresso. Ma il partito unico è una svolta epocale che mette insieme per la prima volta il centro e la destra».
Perora nasce senza nessun voto.
«Servono regole chiare e trasparenti, democrazia. La fase delle quote dovrà essere brevissima, se non vogliamo fare la fine del Pd».
Quindi non resterà alla finestra?
«No, parteciperò al processo più importante della politica italiana. Stia tranquillo, darò il mio contributo».

La Regione : "Un errore il parco su Roma antica"

La Regione : "Un errore il parco su Roma antica"
GIOVEDÌ, 08 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Progetto del vicesindaco

Dovrebbe sorgere «su un terreno comunale tra Fiumicino e Civitavecchia, il parco a tema della Roma imperiale che costituirà il secondo polo turistico della Capitale. Nell´area ci saranno anche ristoranti - ha spiegato il vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo - e verranno ricreate situazioni e strutture dell´antica Roma imperiale, tutte cose che in città non si possono riproporre come la corsa delle bighe». Ribatte con forza l´assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria, partecipazione della Regione Lazio Luigi Nieri: «La realizzazione del parco a tema su Roma imperiale, annunciato dal vice sindaco di Roma, Cutrufo, è un´idea imbarazzante soprattutto in considerazione del fatto che proviene da chi ha proprio la delega al turismo della città. E´ mai possibile che l´amministrazione capitolina ritenga che la vera Roma archeologica, il cui splendore è già a disposizione dei turisti, possa essere meno appetibile di una sua ricostruzione posticcia?. Vorrei ricordare inoltre che i terreni su cui si intenderebbe realizzare tale parco, nei dintorni di Castel Di Guido, sono aree ad uso agricolo vincolato. Si tratta di terreni di proprietà della Regione Lazio, che li ha affittati ad una azienda agricola del Comune di Roma ad uso esclusivamente agricolo, in gran parte biologico».

"Contro lo scempio della domus".

"Contro lo scempio della domus".
CORRIERE ADRIATICO – 8 gennaio 2009

II Gruppo Watching The Sky è impegnato da tempo per recuperare opere d`arte perdute e valorizzare il patrimonio artistico ed archeologico troppo spesso sottovalutato da governi e amministrazioni locali. Attualmente l`organizzazione ha preso a cuore la vicenda della Domus romana di piazzale Matteotti: un gioiello architettonico di straordinario interesse storicoarcheologico, di cui qualsiasi città del mondo si farebbe vanto. Sconcerta il progetto di chiudere gli scavi, ricoprendo con la terra una scoperta fondamentale per apprezzare la millenaria Storia di Pisaurume nascondendo così agli occhi del mondo una delle meraviglie sottovalutate delle Marche e del nostro Paese. "Alcuni politici locali - scrive l`associazione - asseriscono che fornire il sito di una copertura in cristallo avrebbe un costo di milioni di euro, tuttavia esistono soluzioni moderne assai più economiche, sia riguardo all`opzione di una pavimentazione in cristallo, sia a quella di una struttura trasparente in vetro-acciaio ottimizzata, su modello di quella che protegge il sito archeologico tedesco di Badenwille). E` sicuramente possibile ottenere sponsorizzazioni o finanziamenti europei, a un progetto tanto importante. Valga come esempio il fatto che la città di Roma sta investendo risorse ingenti per valorizzare due Domus romane del III secolo d.C. quindi molto più giovani di quella pesarese - dotando i siti non solo di protezione delle strutture archeologiche scavate, ma anche di postazioni audiovisive che le descrivono a beneficio dei visitatori. "II presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, reputa questo progetto "un evento unico al mondo, che migliorerà la già imponente offerta turistica della nostra città". La città di Pesaro possiede meraviglie storiche di inestimabile valore: la Domus romana scavata in piazza Matteotti, le cui parti più antiche risalgono al I secolo d.C. è una delle più preziose. La grande casa romana, testimonianza della vita della città di Pisaurum nella prima età imperiale - i tempi di Tito Flavio Vespasiano - si trovava a ridosso delle mura, poco distante da Porta Fano, ed era probabilmente circondata da una strada privata, collegata con la via principale interna della città. L`ingresso (fauces) era posto a sud; da lì si entrava, secondo la pianta caratteristica della Domus, nell`atrium, dove si trovava l`impluvium, la cisterna per la raccolta dell`acqua. Dall`atrium si accedeva alle stanze da letto (cubicula) e al triclinium, la sala da pranzo dove gli ospiti gustavano le v ivande strai ati sui letti triclinari. Sempre dall`atrium si entrava nel tablinum, lo studio del capofamiglia, e nel lararium, luogo di culto domestico dove si onoravano i Lari, i Mani e i Penati. L`edificio era dotato di un Hortus di notevoli dimensioni, con pozzo e ricco colonnato, abbellito anticamente da alberi da frutto, sculture - nell`età imperiale era in voga, per i patrizi, esibire copie bronzee di capolavori greci, come il celebre "Idolino di Pesaro" - e fontane. Di fronte al giardino si trovavano ambienti pavimentati con cocciopesto e mosaico a motivi geometrici, in tasselli neri su fondo bianco. La grande e splendida Domus apparteneva senza dubbio a un notabile, forse è solo un`ipotesi - un esattore. Merita di essere ammirata da visitatori provenienti da tutto il mondo e non di venire sepolta e cadere così, forse per sempre, in un assurdo oblio. Il Gruppo Watching The Sky, che ha segnalato il sito della Domus pesarese all`Unesco affinché sia nominato per il patrimonio mondiale dell`umanità, sta preparando un dossier storico/fotografico per dimostrarne gli indiscutibili valori di universalità,unicità ed insostituibilità".

Nel Museo di Ostia antica le statue del dio di chi arrivava dal Mare Nostrum

Nel Museo di Ostia antica le statue del dio di chi arrivava dal Mare Nostrum
SERGIO FRAU
DOMENICA, 11 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Templi, sfingi, piramidi e obelischi quando i romani erano pazzi di Cleopatra

Il più appassionato era Adriano. Con un Oriente tutto suo da godere

Da dove iniziarlo questo viaggio nella Roma degli Altri - la Roma degli Egizi, per prima - se non, come si faceva un tempo, dai Serapide che ci sono nel museo di Ostia Antica, per chiedere a quel Dio una benedizione delle sue? Del resto chiunque arrivasse via mare dall´Egitto, fin qui, nella Capitale del Mondo, navigando un mare ormai tutto romano - il Mare ormai Nostrum, appunto - un ringraziamento a Serapide per avergli donato il «buon vento» per la traversata doveva pur farlo. E sì, Serapide & Iside, strana coppia davvero la loro: una coppia talmente divina che, man mano, con le loro promesse di vita eterna, conquistò i cuori di mezzo mondo... Perché lo sanno tutti che Iside, all´inizio, per millenni, con i Faraoni veri, era innanzitutto sorella e moglie non di Serapide, ma di Osiride, il dio smembrato da Seth e ricomposto pezzo a pezzo, con furia innamorata, proprio da lei, Iside, Signora del Cielo e del Mare. Chiaro che - una volta eredidato l´Egitto alla fine del IV secolo a. C. - i primissimi Tolomei fecero loro il pantheon egizio con gli Dei di lì, variandoli soltanto un po´. Nacque così Serapide: un po´ Osiride, un po´ Zeus. E sarà lui - un po´ egizio, un po´ greco - a essere celebrato quasi ovunque nei primi secoli della nostra era, tanto che a Roma le liturgie isiache venivano celebrate in greco.
Oddio, qui ad Ostia, in fatto di Divinità sbarcate in massa dall´Oriente per convertirci in blocco alle loro fedi, non c´è che l´imbarazzo della scelta: un Mitreo tra i più famosi del mondo, una Sinagoga, e templi, ed edicole, e uno dei primissimi Cristi di marmo intarsiato (in tournée, con l´Opus Sectile che lo contiene, al Medievale dell´Eur), tanto che poi l´intero museo sembra quasi un sacrario, per quante divinità racchiude. A ciascuno il suo Dio, insomma. C´è da perderci la testa. O da perdere la fede.
Ostia la si deve centellinare, ci si deve ritornare, godersela, seguirne i suggerimenti. Coccolarne le suggestioni che regala. E magari, solo dopo aver reso omaggio a quel suo Serapide, partire alla conquista della Roma degli Egizi, avendo ben chiaro che l´egittomania con tutti i suoi obelischi - che proprio da Ostia, per volontà degli imperatori, risalivano il Tevere; riesumati poi dai papi per segnare la loro urbanistica rinascimentale - esplode a Roma, conquistandola, quando ormai l´Egitto vero, non esiste più da almeno tre secoli.
Entrare a Roma da via Ostiense è quasi un obbligo. C´è lì, quasi a segnarne l´innesto con le mura della città, la Piramide di Caio Cestio che ha sempre incantato ogni artista arrivato qui, da noi. Carla Alfano, egittologa: «Spesso si pensa che questa di Caio Cestio sia stata un´isolata bizzarria architettonica: è invece soltanto la piramide meglio costruita, la meglio conservata. Pochi sanno che, dall´età augustea in poi, Roma si fregiò di moltissimi sepolcri piramidali, alti tra i 40 e 50 metri: al posto delle due Chiese gemelle di Piazza del Popolo c´erano due grandi piramidi, le Flaminie, a segnare il Tridente che da lì inizia, come a far da porte al Campo Marzio: le usarono tutti per cavarne pietre. Ce n´era un´altra un po´ più su, proprio in campo Marzio. In Vaticano la Piramide Cornelia, ribattezzata nei secoli dell´ignoranza «Meta Romuli», divenne poi per tutti la Piramide Vaticana. Fu distrutta nel 1500, tra le proteste degli uomini di cultura di allora, Raffaello compreso. Non era l´unica: tutta quella zona tra il Colle Vaticano fino a Grottarossa era una grande necropoli e decine di piramidi la punteggiavano. Oggi è rimasto poco o niente. Soltanto sull´Appia Antica si può vedere qualcosa di allora: quel che resta della Piramide dei Quintili e un´altra assai malmessa, al chilometro 8,6».
Roma, a vederla, così, con gli occhi di Carla Alfano - che a Campo Marzio e nella zona dell´antico Iseo (la cui area venne fagogitata dalla Chiesa di Santa Maria sopra Minerva) ha scavato - si fa egizia o, almeno, egittizzante: «Pochi raccontano che l´impianto urbanistico voluto da Augusto per la sua Roma è un impianto egiziano. E chi se lo ricorda più il pool di tecnici e ingegneri che accompagnarono Cleopatra nel suo anno e mezzo romano con Cesare? Alle loro sapienze dobbiamo la sua riforma del calendario, molte bonifiche dell´agro romano assai ben fatte e, almeno in parte, anche quell´impianto della Roma augustea».
Nel tratto che dalla Piramide Cestia punta verso il centro città con i suoi 13 obelischi 13 - guglie che per lo più ornavano le spine dei circhi e l´ingresso dei templi - vale la pena di fermarsi con lei ai Musei Capitolini per guardare con attenzione almeno tutte le sfingi, i coccodrilli, il bel leone di Nectanebo e, soprattutto, quelle tre colonne scolpite, nel Cortile («un unicum», segnala) che sono quasi un´istantanea di pietra dei riti che si svolgevano nell´Iseo Campense, un tempo trionfante a meno di dieci minuti dal Campidoglio.
Gran parte della roba egizia dei Capitolini proviene proprio da quella zona sacra, tra il Pantheon e Sant´Ignazio, dov´era l´Iseo. Altre sculture esposte erano di Adriano, il più egittomane degli imperatori tanto che nella sua Villa Adriana di Tivoli aveva un suo Canopo, un suo Serapeo: un Egitto tutto suo da godere. Fu lui a diffondere le statue del suo Antinoo/Osiride in tutto l´impero.
«Queste tre colonne dei Capitolini, però, sono davvero particolari» spiega la Alfano «Probabilmente vengono dal portico frontale dell´Iseo e, con i loro sacerdoti scolpiti ad altorilievo, ci permettono di assistere a un momento di un rito isiaco del tipo di quelli che Apuleio ci ha lasciato ben descritto nel suo "Asino d´oro". Anche il Museo Egizio Vaticano, però, nella sua III sala dominata da Iside/Demetra, ha allestito una piccola processione egizia in onore del risveglio di Osiris/Serapide, grazie alle statue che facevano bello e sacro il Serapeo di Adriano».
Scendendo dai Capitolini, uscendo dalla scalinata dove due leoni egizi (sempre provenienti dall´Iseo) sorvegliano la rampa, va fatto un omaggio a quella i Romani chiamano Madama Lucrezia: è proprio lì sotto, a Piazza San Marco, ed è, però - a guardarle il nodo sacro sul petto - quel che resta di una Iside colossale. Poche centinaia di metri per arrivare a casa sua: a Santa Maria Sopra Minerva. Era proprio lì sotto il più famoso delle centinaia di Isei, dedicati a questa Regina del Cielo, sparsi per l´Europa fino in Francia, Inghilterra, Germania. Il grande babbuino sacro - il «macacco» del dialetto romano - che ha dato il nome a via Santo Stefano del Cacco, ora è al Museo Egizio Vaticano che ne ha ricostruita la storia. Il grande piede di marmo, ex voto per Serapide, è invece ancora lì, all´angolo, a battezzare Via del Pie´ di marmo. Qualche passo ancora e - sull´elefantino bardato a festa davanti alla Chiesa - c´è uno degli obelischi dell´Iseo. Bernini voleva metterlo in mano a un Ercole sbalestrato. Il Papa e i domenicani glielo vietarono. Sulla fontana di Piazza della Rotonda un altro obelisco dell´Iseo. La meridiana che - con l´obelisco di Psammetico II - scandiva le giornate dei Romani è ancora lì, solo la piazza si chiama Montecitorio.
Carla Alfano: «Proprio in questa zona, poi, a metà del Seicento, abitò il gesuita Athanasius Kircher, uno dei primissimi che - studiando, raccogliendo, salvando reperti che affioravano da questo fazzolettone di terra - cercò di bucare i misteri che ancora avvolgevano l´Egitto. Al liceo Virgilio hanno ancora pezzi suoi. Con lui finisce l´egittomania e fa i primi passi l´egittologia». Roba lontana, lontanissima, questa, certo. Ma soltanto in parte: siamo noi che, ormai, abbiamo la memoria sempre più corta. Sono mille le tradizioni e le credenze di allora che sono arrivate fino a noi. Occhi di Iside sorvegliano ancor oggi la prua di migliaia di barche mediterranee. E forse non tutti sanno che ancora oggi, nelle loro tombe in San Pietro, i Pontefici Massimi di Roma riposano in pace, imbalsamati. Non solo: a Fontana di Trevi la chiesetta dei Santissimi Vincenzo e Anastasio che s´affaccia sulla piazza ha uno strano primato: conserva, esposte nelle loro urne, le viscere dei Papi. Proprio come - con i canopi, i vasi di morte - si è sempre fatto con i faraoni.

Tornano in Bulgaria le monete romane

Tornano in Bulgaria le monete romane
11 Gennaio 2009 CRONACA Pagina 17 L'ARENA

REPERTI. Erano state sequestrate nel Veronese. Martedì cerimonia all’ambasciata a Roma

L’Italia restituirà alla Bulgaria, martedì - con una cerimonia all’ambasciata bulgara a Roma - un vero e proprio tesoro di monete di epoca romana e altri reperti archeologici, recuperati due anni fa nella nostra città dai carabinieri dei beni culturali nell’ambito di un’indagine su un traffico internazionale di antichità provenienti da scavi clandestini.
L’operazione è frutto di una lunga e meticolosa indagine effettuata dai carabinieri del nucleo specializzato nei beni artistici.
Lo rendono noto le autorità bulgare, precisando che perizie fatte sia in Bulgaria che in Italia hanno dimostrato che gli oltre 2.200 reperti, provengono da territori vicini al Danubio che tra il I ed il IV secolo dopo Cristo erano province dell’Impero Romano.
Alla cerimonia di riconsegna, che si terrà alle 9 del 13 gennaio nella sede dell’ambasciata bulgara a Roma in via Paolo Rubens 21, parteciperanno per l’Italia Patrizio Fondi, Consigliere diplomatico del ministro dei beni culturali Sandro Bondi e il generale Giovanni Nistri Comandante dei carabinieri dei beni culturali.
A rappresentare le autorità bulgare, Atanas Mladenov, ambasciatore della Bulgaria in Italia, Boiko Nadenov, direttore del servizio nazionale investigativo, Bojdar Dimitrov, direttore del museo nazionale di Storia a Sofia.

venerdì 2 gennaio 2009

«Alta Vigilanza» per gli scavi dei nuovi posteggi

«Alta Vigilanza» per gli scavi dei nuovi posteggi
Corriere della Sera - ROMA - 2009-01-02 num: - pag: 3

Per l'ampliamento del parcheggio di piazza Cavour c'è anche un'ordinanza di Gianni Alemanno, in qualità di Commissario delegato, che ha previsto l'istituzione di una commissione di «Alta Vigilanza» per i parcheggi di Prati: da piazza Cavour a lungotevere Arnaldo da Brescia (anch'esso fermo), da lungotevere dei Mellini, a lungotevere Castello, fino a piazza ponte Umberto I. Un totale di dieci parcheggi che hanno avuto una vita a lungo travagliata, tant'è vero che in alcuni casi, come in quello tra largo Perosi e vicolo della Moretta, i lavori non sono iniziati. E così in largo dei Fiorentini.
La commissione è stata voluta dal sindaco «in considerazione della rilevanza degli interventi» oltre che «dalla loro ubicazione nel centro storico cittadino e dalla prossimità con il Tevere»: un'«Alta vigilanza» per dieci interventi, «in modo da garantire univocità di orientamenti e di giudizi». L'organismo è composto dagli ingegneri Massimo Grisolia (ordinario di Geotecnica alla Sapienza), Camillo Nuti (ordinario di Tecnica delle costruzioni, sempre alla Sapienza) e da Andrea Benedetto, associato alla facoltà di Ingegneria di Roma Tre: hanno dovuto dichiarare di non aver preso parte in alcun modo alla progettazione e alla esecuzione degli interventi e di non avere alcun rapporto con il concessionario del parcheggio Cavour.