sabato 4 luglio 2009

Campagna romana: che fare?

Campagna romana: che fare?
di GIUSEPPE PULLARA
03 luglio 2009, corriere della sera

Questa volta il fatidico interrogativo non preannuncia rivoluzioni.

Lanciata dal Dipartimento di studi urbani di Roma Tre, la domanda ci ripropone il difficile tema dello sviluppo da coniugare con la difesa di un territorio ricco di giacimenti culturali. Per cominciare con un esempio: a Ponte di Nona, nel quadrante Est, ad un ponte a sette archi eretto duemila anni fa e perfettamente in funzione si appoggia una rivendita di water e lavandini. A Tor Vergata una via romana, con basolato rimasto perfetto, è attraversata da una «pista ciclabile ».

Ma nel 2009 non dovrebbero essere stati superati rischi del genere dopo decenni di denunce e provvedimenti? È lo stesso stupore che ci coglie quando dal Comune si illustra un nuovo piano di «recupero delle periferie».

Esistono piani paesistici e vincoli a non finire - lamentati l'altro giorno dall' Acer, associazione dei costruttori - ma l'Università si vede spinta ad alzare ancora oggi un grido d'allarme.

«Buone intenzioni e regole non mancano - dice Vieri Quilici - ma sembra non essere tracciata una direzione di marcia strategica».

Uno studio effettuato sull'area compresa da Prenestina e Casilina, nell'ambito della ricerca nazionale «Progetto urbano e città antica» mette in evidenza l'urgenza di dotare il territorio, che ospita preziosi insediamenti archeologici (acquedotti romani e simili) assieme ad anonimi insediamenti abitativi e produttivi, di servizi e attrezzature.

Non si tratta solo di mantenere la produzione agricola laddove il verde si è salvato, e neppure anche di difendere le nobili rovine romane. L'Università dice: bisogna puntare su una nuova abitabilità di questo territorio per garantirne un futuro metropolitano ordinato e vitale.

Un risultato raggiungibile non tanto con il blocco edificatorio né con l'istituzione di un nuovo Parco: semplicemente coordinando norme, vincoli e iniziative per dare vita ad uno «sviluppo integrato e sostenibile» che metta insieme patrimonio storico-culturale, difesa ambientale e iniziative immobiliari.

Ci vorrebbe, come si suole dire, una «cabina di regia» anti-confusione. Possibilmente lontana dalla politica.

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