venerdì 28 novembre 2008

Pincio, il piazzale torna al passato "Scavi archeologici coperti a gennaio"

Pincio, il piazzale torna al passato "Scavi archeologici coperti a gennaio"
VENERDÌ, 28 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA

L´annuncio del Campidoglio dopo lo stop al progetto per 740 posti auto

Terra di resti archeologici del Pincio. Per tornare alla situazione precedente allo scavo del contestato, e cancellato, parcheggio da 700 posti pensato dalla giunta Veltroni nel cuore del colle che s´affaccia su piazza del Popolo. In ritardo sulle richieste della Soprintendenza archeologia, che, per bocca del soprintendente Angelo Bottini, aveva chiesto di mettere in sicurezza i ritrovamenti sotto piazzale Napoleone III prima che arrivassero le piogge autunnali, ieri Alemanno ha dichiarato: «Stiamo provvedendo con la sovrintendenza a fare il nuovo piano per la ricopertura del parcheggio del Pincio, che avverrà nei primi mesi del prossimo anno», ha detto il sindaco annunciando il nuovo piano parcheggi del Campidoglio.
L´altra emergenza, sottolineata dalle associazioni ambientaliste, in primis "Italia nostra", riguarda la situazione di degrado delle strutture architettoniche che, a partire dalle rampe progettate nell´Ottocento da Giuseppe Valadier, versano in un pessimo stato di conservazione. Una situazione di degrado che coinvolge l´arredo urbano e le essenze arboree del giardino disegnato, tra gli altri, dall´architetto paesaggista Raffaele De Vico. «Offriremo una generale ristrutturazione e restauro del Pincio», è la promessa fatta ieri dal primo cittadino, «in maniera tale - ha aggiunto - da ridare lustro a tutta la sua bellezza e riconsegnarlo alla cittadinanza».
(carlo alberto bucci)

giovedì 27 novembre 2008

Museo delle Terme: ecco la «nuova» Aula X

Museo delle Terme: ecco la «nuova» Aula X
Nica Fiori
Il Giornale (Roma) 27/11/2008

Dopo 30 anni dì chiusura al pubblico, riapre l`Aula X delle Terme di Diocleziano, un grandioso ambiente facente parte della sede storica del Museo Nazionale Romano. Già da diversi anni il museo è stato suddiviso in quattro sedi, ma quella delle Terme (via E, De Nicola, 79) è sicuramente la più importante, perché ai capolavoridell`antichità si aggiungono le strutture murarie di un complesso architettonico (298-306 d.C.) che si estendeva per circa 13 ettari. Le trasformazioni urbanistiche che si sono succedute nel tempo ne hanno ridotto notevolmente la superficie, ma hanno anche regalato creazioni artistiche come la Basilica di Santa Maria degli Angeli e il chiostro dell`attigua Certosa, dovuti al genio dì Michelangelo.
Il restauro dell`Aula X, realizzato a cura della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma con materiali e tecniche non invasive, è consistito nel consolidamento delle pareti, che erano seriamente compromesse da profonde lesioni, e della volta. Si è quindi proceduto al riallestimento della sala con nuovi criteri, facendole assumere una connotazione afunerariar con l`esposizione di sepolcri, sarcofagi e rilievi con i ritratti dei defunti. Salta subito agli occhi la grande tomba, detta dei Platorinì, scoperta nel 1880 presso via della Lungara e ricostruita nel 1911. La camera tombale è preceduta dalle statue di Sulpicio Platorino e di sua figlia Sulpicia, realizzate nel 1 secolo d.C.
All`interno sono state ricollocate le urne cinerarie, riccamente decorate a bucrani, ghirlande e festoni di fritta.
Gli altri complessi funerari inseriti sono due tombe a camera scavate nel tufo. Scoperte nel 1951 in via Quirino Majorana, facevano parte di una necropoli sviluppatasi lungo la via Portuense tra la fine del I e d 111 secolo d.C.
Una tomba presenta nicchie alle pareti e volta a botte, decorata in stucco bianco con motivi floreali e figurine mitologiche, tra cui i Dioscuri, Eros a cavallo e Stagioni. Interessante è il valore allegorico delle raffigurazioni, allusive all`immortalità dell`anima e al viaggio che questa dovrà compiere per giungere al luogo dei beati. L`altro sepolcro, con nicchie ad archetto, è dipinto al suo interno con immagini che ora, grazie ad un accurato restauro, si presentano in tutta la loro policromia.
Sul lato sinistro si notano due pavoni con un cratere, sul destro alcuni personaggi giocano a palla e altri conversano, mentre un gigantesco bambino si muove con un treppiede. Tra gli altri reperti esposti nella sala, spicca il sarcofago con Dioniso e Arianna, proveniente dalla Via Labicana. Non sono invecefimerari i due lavabi, uno in giallo antico e l`altro in granito, che completano l`arredo`museale, insieme alle statue collocate nelle nicchie delle pareti termali.
In concomitanza con l`apertura dell`Aula X, è stato presentato il volume, edito da Electa,`Archeologia a Roma Termini, curato da Mariarosaria Barbera e Marina Magnani Cianetti, relativo soprattutto alle Mura Serviane e al progetto di restauro promosso da Grandi Stazioni.

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa
STELLA CERVASIO
GIOVEDÌ, 27 NOVEMBRE 2008 la repubblica - Napoli


Da domani al 31 dicembre in mostra elmi, scudi, lance e armature bronzee


C´era anche il Maradona dei gladiatori, Telefo. Un divo d´altri tempi che mandava in visibilio le tifoserie, molto simili a quelle di oggi. Ce n´era un altro che si chiamava Mansueto, un nome un destino del tutto diverso. E, proprio come nel mondo del calcio, a fine carriera i sopravvissuti allenavano le nuove leve, solo che a differenza dei divi dei prati verdi i lottatori della sabbia spesso restavano senza un quattrino di pensione.
La serie di mostre di carattere più spiccatamente didattico intrapresa dal Museo Archeologico Nazionale, dopo quella dedicata alle scoperte di Ercolano, tocca un capitolo che appassiona anche gli sportivi odierni: "Il Gladiatore". La mostra, a cura del soprintendente archeologo di Napoli e Pompei Pier Giovanni Guzzo e della direttrice del Mann, il Museo Archeologico napoletano, Maria Rosaria Borriello, sarà aperta al pubblico domani mattina e resterà visitabile fino al 31 dicembre.
Pompei ha dato molto per la comprensione del fenomeno di costume. Il gladiatore veniva designato dal luogo d´origine. Samnis, il sannita. Dal tipo di combattimento in cui era specializzato: dimachaerus, armato di due coltelli o essedarius se dava battaglia dal carro. Quello dei gladiatori era un vero circo, fatto di imprenditori piccoli e grandi e di inservienti a vario titolo: al lanista, impresario di spettacoli, si affiancavano sul campo gli arenari, che cambiavano la sabbia sporca di sangue, i terribili lorari, che usavano la frusta contro chi non aveva abbastanza coraggio. E poi, intorno al campo di combattimento, i medici che ricucivano gli squartati dalle belve o dalle spade, gli spargiprofumo sulla folla, per evitare che svenissero per il tanfo di sangue ed escrementi. A immaginarlo dal vivo, non doveva essere affatto un bello spettacolo, come ci racconta anche nel suo libro del 2003 "Gladiatori a Pompei" l´archeologa Luciana Jacobelli, stampato dall´Erma di Bretschneider, che ha il merito di aver fatto uscire da bassorilievi e testi scientifici uno spettacolo decisamente popolare.
L´ars dimicandi sarà presentata ai visitatori attraverso gli strumenti usati dalla scuola capuana e pompeiana, che diede ai combattimenti gli atleti più preparati. In mostra all´Archeologico si vedranno, dopo anni di assenza per restauro, le armi in bronzo da parata ritrovate nei primi scavi nel quadriportico dei Teatri di Pompei: elmi, schinieri, scudi, lance, pugnali con decorazioni a rilievo provenienti da armature di gladiatori. I Ludi Gladiatori si tenevano nell´anfiteatro: quello di Pompei, del 70 a.C., è il più antico degli anfiteatri meglio conservati, con una capienza di circa 20 mila spettatori. In varie abitazioni e botteghe di Pompei, scritte e disegni graffiti, soprattutto a partire dalla metà del I secolo d.C., vantavano l´ammirazione di cui erano oggetto, in particolare da parte delle donne. Una matrona fu addirittura sorpresa dall´eruzione del 79 d.C. negli spogliatoi mentre faceva visita ai campioni.

mercoledì 26 novembre 2008

Scherzi di statue

Scherzi di statue

Nell’ottobre scorso sul fondale della famosa Grotta Azzurra di Capri, gli archeologi hanno scoperto una statua romana raffigurante Nettuno che, come è stato accertato, poco meno di duemila anni fa uno sconosciuto scultore aveva sistemato con altre lungo le pareti della grotta. Il ritrovamento è stato effettuato dall’architetto Antonio Di Stefano, del Centro studi subacquei, che ne ha pure curato il recupero avvenuto il 6 gennaio di quest’anno.
Già nel 1964 nella stessa grotta erano state recuperate due statue marmoree ricoperte di incrostazioni e corrose dagli agenti marini, ma a questa scoperta non erano seguite altre indagini. Ora, invece, insieme al recupero della statua e di una dozzina di altri reperti sparsi sul fondo, sono state compiute rilevazioni geofisiche e biologiche che rappresentano un primo punto concreto per cercare di stabilire la natura della grotta e del caratteristico fenomeno dell’acqua azzurra che l’ha resa famosa in tutto il mondo. Si è così potuto appurare che nell’età augustea-tiberiana la grotta doveva essere un grandioso ninfeo decorato con opere d’arte di notevole valore artistico.
Si può ora anche spiegare, alla luce dei nuovi ritrovamenti, la leggenda risalente alla prima metà del secolo scorso la quale narra che due monaci, entrati nella grotta, fuggirono terrorizzati alla vista di “tremendi personaggi che emergevano dal fondo marino”. E’ chiaro che i due monaci non ebbero una allucinazione ma vennero spaventati dalle statue che, evidentemente, erano ancora in quei tempi al loro posto lungo le pareti della caverna.
Un altro dato curioso: nella grotta è stata rinvenuta una conchiglia che, secondo gli studiosi, dovrebbe esistere solo nei mari del Giappone!

Da “Gli Arcani”, aprile 1976, pagina 53

martedì 25 novembre 2008

Le Terme di Diocleziano si arricchiscono di una nuova aula

Le Terme di Diocleziano si arricchiscono di una nuova aula
25/11/2008 L'ARENA

Tomba cosiddetta deo Platorini, scoperta nel 1980 sulla riva destra del Tevere, dove sono state ricollocate le urne cinerarie, decorate finemente, una bellissima testa di una giovane donna di età Giulio-Claudia e due statue di Sulpicius Platorinus e di sua figlia. Rappresenta la prima tappa del nuovo percorso di visita del Museo nazionale romano delle Terme di Diocleziano l'aula X, che ha riaperto i battenti ieri, dopo circa 30 anni di chiusura al pubblico, al termine di un restauro progettato dalla sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Roma. Nell'aula sono state consolidate le strutture murarie, compromesse da gravi fratture, e la volta. ''Le grandi aule - ha annunciato la direttrice del museo Maria Antonietta Tomei - oltre ad essere museo di se stesse sono destinate ad accogliere la grande architettura romana, sia pubblica che funeraria''.

domenica 23 novembre 2008

Fori, riapre l´altare sotterraneo. "Qui fu ucciso Romolo"

Fori, riapre l´altare sotterraneo. "Qui fu ucciso Romolo"
CARLO ALBERTO BUCCI
DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

Il "Niger lapis" sta per uscire dall´oblio. Presto si potrà tornare a visitare ai Fori il sito sotterraneo, davanti alla Curia, dove la leggenda vuole che fu ucciso il primo re di Roma, Romolo. Il soprintendente Angelo Bottini ha annunciato che il mese prossimo partiranno i lavori per liberare il Comitio dalle fatiscenti strutture in cemento degli anni Cinquanta. Nel 2009 ricorre il centenario della scoperta del Lapis e il bimillenario della nascita di Vespasiano. E la Soprintendenza statale si prepara all´evento con varie iniziative.

Il pavimento di pietra nera e i monumenti arcaici sottostanti rinvenuti il 10 gennaio 1899 corrisponderebbero al santuario di Vulcano dove, narra Plutarco, i senatori uccisero Romolo. Un luogo sacro, visto che sul cippo in latino arcaico è scritto: «Chiunque violerà questo luogo sia consacrato agli dei infernali». Non teme la maledizione il soprintendente Bottini, che ha un milione da spendere: «Saranno rimosse putrelle di ferro e cemento vecchi cinquant´anni - dice - e al loro posto erigeremo una struttura studiata apposta per coprire l´area e per consentire l´accesso al pubblico durante i lavori». I lavori rientrano nelle iniziative per i 2 mila anni dalla nascita di Vespasiano. Per il 2009 Colosseo e area archeologica centrale avranno finalmente «un percorso segnaletico e didattico nuovo». Inoltre, fra l´altro, le statue colossali prese dai Farnese nella Domus Flavia sul Palatino e portate a Parma nel Rinascimento, saranno esposte nella Curia. (carlo alberto bucci)

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina
CLAUDIO RENDINA
DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

L´appia antica resiste nonostante l´assalto del cemento, gli alberi caduti, il selciato rotto. Nonostante tutto rimane la Regina viarum. È bene allora approfittarne con una passeggiata, alla riscoperta dei mitici sepolcri che costeggiano la via consolare. Sono la testimonianza di quella usanza che da tempi antichissimi ebbero le nobili famiglie romane di custodire i loro cari in forme architettoniche quanto mai varie: a tempio, edicola, altare, piramide, esedra, torre, dei quali restano avanzi di basamento e nuclei interni di conglomerato e calcestruzzo. Anche se poche sono le rovine identificate.

Così, dopo la chiesa di San Sebastiano, sulla sinistra della via ecco un grande basamento rotondo. È la parte inferiore di un mausoleo fatto costruire dall´imperatore Massenzio in memoria del figlio Romolo, e oggi appare a fronte della retrostante villa, solo in parte ancora visibile tra le semicupola e un paio di aule; mentre è ben conservato il confinante circo con la spina e i "carceres", oltre ai resti della Porta Trionfale. A seguire ecco il grandioso Sepolcro di Cecilia Metella, una matrona ricordata nella lapide, probabile moglie di Licio Crasso, figlio del ricchissimo triumviro.

Trasformato in fortezza dai Bizantini, nel IX secolo divenne proprietà dei Conti di Tuscolo, che ne fecero una fortezza, addossato alla quale nel XII secolo i Caetani, nuovi proprietari, costruirono un palazzetto baronale, che è diventato un piccolo museo sepolcrale di frammenti decorativi, iscrizioni e sarcofagi degli scavi del 1836. Lo fronteggia sul lato destro della via lo scheletro della chiesetta di San Nicola, raro esempio romano di stile gotico.
Dall´inizio del terzo miglio la strada è un susseguirsi di sepolcri fino al sesto miglio. E si va dal mausoleo con la curiosa targa trigonometrica al mausoleo parallelepipedo e al sepolcro in forma di tempietto presso il Forte Appio fino al sepolcro di Marco Servilio. Si supera il quarto miglio ed ecco la cosiddetta tomba del filosofo Seneca, uno dei monumenti ricomposti dal Canova in veste di archeologo nel 1808. Seguono il Sepolcro dei figli di Sesto Pompeo e di Sant´Urbano, eretto dalla matrona Marmeria alla fine del II secolo per custodire le spoglie del papa traslate dalla catacomba di Pretestato. Passato il quinto miglio, sulla destra si ergono i tumuli dei Curiazi e degli Orazi, i tre gemelli albani e romani del famoso duello. Superato il sesto miglio arrivano agli ultimi tre sepolcri, sul lato destro: dopo una tomba con arco a cunei, forse identificabile da un´epigrafe del liberto Suettio, ecco il sepolcro di Minucia e quindi un colombario.