venerdì 12 marzo 2010

E la città di terracotta scoprì il marmo

La Repubblica 12.3.10
Intervista al curatore Eugenio La Rocca
E la città di terracotta scoprì il marmo
di Raffaella De Santis

«Per prima volta viene dedicata un´intera mostra all´arte romana del tardo ellenismo». Eugenio La Rocca, professore di archeologia e storia dell´arte greca e romana, curatore de L´Età della conquista ai Musei Capitolini, sottolinea così la particolarità di questa grande esposizione. Tra statuette di terracotta e marmi colossali, tra posture rigide o vivificate da orientale sensualità, la mostra è un percorso dentro un mondo in fermento, risultato del contatto tra cultura greca e romana.
Professore, come cambia l´arte romana in questi anni?
«E´ questo il momento, dopo le vittoriose campagne militari sugli stati greci e asiatici, in cui il marmo fa la sua apparizione e i moduli dell´arte romana iniziano a essere influenzati da quella greca. Prima Roma era una città di legno e terracotta».
Le enormi teste in mostra si rifanno al modello greco?
«Le dimensioni colossali della scultura romana di questo periodo sono un´innovazione greca. Certo i colossi romani non erano grandi come l´Athena Partenos e lo Zeus di Fidia, ma potevano arrivare a misurare fino a cinque volte il vero».
Come furono accolte le innovazioni? Catone il Censore condannò la nuova arte.
«Catone temeva che il costume romano potesse degenerare a contatto con le influenze greche, ma era destinato a perdere la sua battaglia».
Era anche allora in corso uno scontro tra progressisti e conservatori?
«Tra chi voleva che Roma si aprisse al mondo orientale e chi identificava le virtù romane in una tradizione parca: donne senza gioielli e uomini rudi. Ma i romani impararono a vivere nel lusso, in ville con giardini, statue e fontane. Tanto che anche le case più povere esponevano statuette simili ai nostri sette nani».
Che influenza avrà la cultura greco-romana sullo sviluppo dell´arte occidentale?
«Resterà il modello insuperato per la cultura artistica occidentale, fino ai giorni nostri. Ma si deve piuttosto parlare di una nuova classicità. In Michelangelo, Rosso Fiorentino, Pontormo, in David o in Picasso e Bacon le forme classiche rivivono ogni volta in modo diverso».
La mostra è il primo passo di un ciclo dedicato all´arte romana antica. E´ stato difficile riunire le opere?
«Molte vengono dai grandi musei europei. La testa di Catone dal Louvre e le statuette in terracotta dal British Museum. Poi ci sono i prestiti dal Museo Archeologico Nazionale di Atene, tra cui la testa di Ercole di Polykles, quelle di Athena di Euboulides e del gigante Anytos di Damophon di Messene, e anche lo Zeus di Eukleides».