martedì 23 novembre 2010

Tornano in Italia le statue romane rubate

Tornano in Italia le statue romane rubate. Carabiniere in vacanza negli Usa ne riconosce una in vetrina e dà il via all´indagine
GABRIELE ISMAN
SABATO, 20 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Un maresciallo dei carabinieri in vacanza a New York vede nella vetrina di un antiquario un torso di statua femminile panneggiata che gli sembra familiare e lo fotografa con il cellulare. Da lì parte l´operazione di recupero dell´opera in marmo di epoca romana che era stata rubata nel giugno 1988 dal museo archeologico di Terracina. È nata così la restituzione di una delle due opere romane - entrambe del I-II secolo dopo Cristo, con valutazioni che avevano raggiunto i 500 mila euro - recuperate dal comando carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, a cui, peraltro, appartiene anche quel maresciallo, Michele Speranza.

L´altra opera tornata dagli Stati Uniti è un bronzetto romano raffigurante Zeus o Poseidone, rubata la notte del 13 maggio 1980 dall´Antiquarium del Museo nazionale romano in piazza dei Cinquecento, insieme ad altri nove bronzetti: uno solo era stato recuperato anni fa. E come il torso tornerà a Terracina, così il bronzetto sarà restituito presto al museo romano.
«Ritrovamenti importanti, che testimoniano due nostre modalità tipiche di lavoro» dice il generale Pasquale Muggeo, nuovo comandante dei carabinieri dei beni culturali. In un caso l´acume del maresciallo, e nell´altro la collaborazione con le autorità americane e, come dice il tenente colonnello Raffaele Mancino, comandante del reparto operativo dei carabinieri per la tutela del patrimonio, «l´aver tracciato l´opera nei suoi spostamenti. La collezionista che alla fine l´aveva acquistata (per 340 mila dollari, ndr) per ultima, l´ha riconsegnata senza pretendere nulla».
«Entrambi i pezzi sono importanti» garantisce Stefano De Caro, archeologo e direttore generale per le Antichità del ministero dei Beni culturali. del bronzetto si era occupata per una consulenza privata anche Marion True, curatrice del Getty Museum, finita sotto processo per associazione a delinquere, ricettazione e traffico illecito di beni archeologici e acquisizione illegale di circa 35 opere nel periodo compreso dal 1986 al 1990. Il processo si è concluso per la prescrizione dei reati.

mercoledì 3 novembre 2010

Parco di Villa Borghese. Vandalismi, indifferenza, rifiuti e incuria. Così muore un patrimonio dell'umanità

Parco di Villa Borghese. Vandalismi, indifferenza, rifiuti e incuria. Così muore un patrimonio dell'umanità
Margherita D’Amico
Corriere della Sera – Roma 3/11/2010

Se pretendessimo dai nostri amministratori la creazione ex novo di un parco come Villa Borghese, opera di geniali architetti, botanici, mecenati, considerato dall'Unesco patrimonio dell'umanità, saremmo sciocchi e crudeli. Tuttavia, fra la realizzazione di un'opera straordinaria e la sua comprensione, corre un mondo. Anche menti semplici, infatti, possono capire con facilità di trovarsi alla presenza di un giardino pubblico unico, sia per collocazione, sia per disegno, sia per patrimonio arboreo, sia per la presenza di un rilevante numero di importanti musei. Ma ormai da parecchi anni Villa Borghese affonda nel degrado. Se Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi, ama accogliere il visitatore nella distesa impeccabile dei giardini delle Tuileries, fra prati perfetti e aiuole che si alternano a seconda delle stagioni, e con orgoglio Boris Johnson sindaco di Londra spalanca i cancelli di Hyde Park fra magnifici roseti, scoiattoli, anatre, laghi e siepi custoditi da battaglioni di giardinieri, da noi Gianni Alemanno offre al cittadino e all'avventizio lo sconforto di una villa meravigliosa, i cui cespugli sovente fungono da gabinetto. Questa potrebbe considerarsi una stranezza, peraltro condivisa dal suo predecessore, se non fosse che parliamo di un bene comune in via di alienazione definitiva. Oltrepassato un certo limite il danno si fa perenne, e bisogna esserne coscienti. Nel lasciar correre, infatti, abbiamo sempre l'idea di poter recuperare. Specialmente per quanto riguarda il territorio, la natura. Nel caso di un parco storico, alberi secolari, ecosistemi antichi, non è affatto così. Basta guardare le fotografie di Villa Borghese vent'anni fa: è sparita Quando si insorge contro la privatizzazione del parco, vale a dire le folli concessioni a manifestazioni e concerti in luoghi già fragili e malconci come Piazza di Siena, non è un capriccio. Mezzi pesanti, impalcature, cavi elettrici, colossali impianti, per giorni invadono la Villa al momento di preparare, distruggendo e sfondando vegetazione e monumenti Quindi, ha luogo l'evento. Vedi lo spropositato villaggio sponsor del Concorso Ippico, il Fifa Fan Fest dei Mondiali di Calcio, i concerti di Renato Zero, la festa dell'Azione Cattolica. Fiumi di gente invadono il giardino e lasciano cartacce, lattine, rifiuti. Mattina e sera, gli altoparlanti infastidiscono le persone e terrorizzano gli animali. Se è tempo di nidi, le madri abbandonano le uova o i pulcini, e i piccoli muoiono. A giostra finita, si sbaracca. Di nuovo camion, gru, operai, ferraglie. La pulizia della Villa è irregolare e pessima. Ogni volta, diciamo addio a qualcosa: un pezzo della nostra storia e del nostro patrimonio. Perché? Per chi? Per sanare il bilancio pubblico? Cosa ricava il Comune dalla cessione della Villa a tali raduni? Cifre importanti, o la semplice occupazione del suolo pubblico? Sarebbe giusto saperlo. Inoltre, mettere a reddito così inopportunamente il parco potrebbe trovare senso teorico solo se congrui ricavati fossero investiti nella sua cura e conservazione. Altrimenti, l'unico vantaggio apparente è quello del consenso politico diretto, inutile alla comunità e al salvataggio di Villa Borghese.