lunedì 8 agosto 2011

Colle Oppio. L'Apollo ritrovato

Colle Oppio. L'Apollo ritrovato
CORRIERE DELLA SERA – 30 luglio 2011

Un mosaico del I secolo dopo Cristo, raffigurante Apollo e le Muse, è stato scoperto al Colle Oppio in seguito a scavi della Sovrintendenza capitolina. I lacerti sono emersi in una delle gallerie costruite per sorreggere le Terme traianee, in passato utilizzata come deposito del servizio giardini Ama. L'assessore Gasperini: «Per rendere fruibile l'area servono 200 mila euro. Altri 480 mila per portare alla luce l'intera opera, che si estende per 16 metri di larghezza e almeno due di profondità».

martedì 26 luglio 2011

Un milione di euro per il Porto di Testaccio

Un milione di euro per il Porto di Testaccio
Libero - Roma 26/7/2011

Dopo vent'anni di scavo e indagini, il cantiere archeologico del Porto romano di Testaccio, il più grande e importante della Roma imperiale, potrebbe avere una svolta. Per consolidare le strutture, metterle in sicurezza e valorizzarle in prospettiva di aprirle al pubblico, serve circa un milione di euro. E la promessa delle risorse arriva dal sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, che ha effettuato il sopralluogo allo scavo, che si estende per circa 320 metri, dal ponte Sublicio verso la Magliana. «E un'area importante e delicata, a rischio esondazioni, che testimonia la storia del più grande porto di Roma che potrebbe essere aperto e valorizzato con attività promozionali soprattutto d'estate», dichiara Giro. «È pronto il progetto da un milione di euro di consolidamento e tutela, che ci impegnamo a stanziare». «Il porto di Testaccio è il porto Princeps della Roma imperiale» continua Giro, « al centro di un progetto di valorizzazione che va portato avanti. L'idea è fare la ricognizione di tutti gli approdi di Roma per definire la grande carta fluviale della città nella storia.

mercoledì 1 giugno 2011

Le ruspe contro l'antica via Flaminia

Le ruspe contro l'antica via Flaminia
Ester Palma
Corriere della Sera - Roma 8/5/2011

Il tracciato è ancora intatto. Si muove un comitato. «Ha bellezze paragonabili a quelle dell'Appia»
A rischio anche il mausoleo del Gladiatore. Dovrebbero sorgere villette

Un tesoro archeologico, compreso il mausoleo detto del Gladiatore rischia di sparire sotto le ruspe per fare posto a una schiera di palazzine. In via Vitorchiano, nel XX Municipio, è venuta alla luce l'antica Flaminia, con il tracciato praticamente integro. Ma quel terreno era stato promesso per costruire case. Ora, per fare un parco archeologico secondo solo a quello dell'Appia antica — come dice l'archeologa Daniela Rossi — si sta muovendo un comitato che ha rivolto un appello al sindaco Alemanno.

Rischia di essere cancellato dalle ruspe, di finire sotto tre anonime palazzine l'antichissimo tracciato della via Flaminia, con il suo contorno di tombe e monumenti: quelli già venuti alla luce sono bellissimi e imponenti, ma molto, moltissimo altro c'è sotto terra, peraltro ad appena sette metri di profondità. Solo in Italia può succedere che un'area che potrebbe diventare un parco archeologico meraviglioso e ricco di attrattive per il turismo rischi di essere sepolta e dimenticata. La vicenda di via Vitorchiano, nel XX Municipio, inizia nel 2008. Quando la Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma inizia i sondaggi per un intervento di ristrutturazione urbanistica, all'altezza del km 8,500 della Flaminia. C'è un'area industriale abbandonata, che il gruppo proprietario del lotto pensa di trasformare in palazzine per abitazioni. L'ipotesi degli archeologi di poter trovare la strada romana si rivela fondata: il tracciato è in condizioni di straordinaria integrità, largo 4 metri e con ai lati ancora praticamente intatta la striscia originaria realizzata utilizzando anche antichissime stele funerarie trovate quasi certamente sul posto e riconducibili a un cimitero preesistente e aperto dopo la battaglia di Ponte Milvio. Di tombe, monumentali e imponenti, era certamente fiancheggiata la Flaminia: su entrambi i lati della strada ne vengono rinvenuti i resti. Un mausoleo attira l'attenzione degli studiosi di tutto il mondo: quello di Marco Nonio Macrino, proconsole d'Asia sotto l'imperatore Marco Aurelio, nel II secolo dopo Cristo. Un personaggio importante, tanto da essere scambiato per il celebre Gladiatore di hollywoodiana memoria. II sepolcro è in pezzi, ma potrebbe 15 L'altezza del mausoleo di Marco Nonio Macrino, scambiato per quello del Gladiatore essere ricostruito perfettamente: 15 metri di altezza per io di larghezza e i8 di lunghezza, tutto in marmo e con la forma di un tempio. «Per importanza dei ritrovamenti e per le sue immense potenzialità, il sito di via Vitorchiano è secondo soltanto all' Appia antica - commenta Daniela Rossi, l'archeologa che fin dall'inizio coordina i lavori di scavo - Di fronte a quello del proconsole Macrino si intravede un altro mausoleo altrettanto spettacolare, con marmi lavorati. Si tratta di ritrovamenti eccezionali, da 25 o 30 anni a Roma non veniva fuori niente di simile. E chissà cos'altro potremmo trovare proseguendo gli scavi». Anche perché, secondo l'archeologa, il sito è stato miracolosamente preservato dalle spoliazioni che nei secoli si sono susseguite su altre aree antiche: a salvarlo è stata la sua posizione, molto vicina al Tevere e alle sue periodiche inondazioni. «Abbiamo ritrovato i forni da calce medievali, insieme agli strumenti di bronzo degli scalpellini, evidentemente sorpresi dall'ultima alluvione, che ha sepolto il sito fino ai nostri giorni - spiega ancora la Rossi - C'erano anche i resti di una mucca usata per trasportare il materiale». Gli scavi al momento sono fermi, in attesa delle decisioni del Comune. Che già nell'ormai lontano 1991 aveva deciso di creare il parco archeologico della Flaminia, da Ponte Milvio a Malborghetto. II progetto era stato approvato e finanziato, ma non è mai stato realizzato. Ma oggi per salvare dalle ruspe via Vitorchiano e le sue meraviglie sepolte si è formato un vasto movimento d'opinione, che ha già coinvolto il XX Municipio e lo stesso Comune: «C'è una proposta di risoluzione che vogliamo portare in Campidoglio, per estendere a tutta l'area il vincolo archeologico - spiega Marco Periva, locale assessore alla Cultura -. Sarebbe folle rinunciare a un patrimonio simile e a tutte le implicazioni turistiche che ne possono derivare. La Sovrintendenza aveva dato parere positivo alla costruzione di due delle palazzine previste, ma era subordinato agli approfondimenti di indagine. Ci daremo da fare, faremo interrogazioni parlamentari, via Vitorchiano va salvata a tutti i costi». Anche perché il sito acquista un valore ulteriore alla luce dei progetti per le Olimpiadi del 2020: «Sul posto stesso potrebbe essere realizzato un museo a cielo aperto, da raggiungere anche grazie alla pista ciclabile sul Tevere, per unire natura, arte e storia in un percorso unico al mondo», aggiunge Perina. A lanciare un appello al sindaco Alemanno perché preservi il sito e compensi il costruttore con un altro terreno edificabile è anche una battagliera associazione di cittadini e commercianti di Vigna Clara, la Assocommercio Roma Nord: «Non vogliamo rassegnarci all'idea che la vista del mausoleo di Marco Nonio Macrino debba comprendere nel suo orizzonte l'affaccio del balcone del signor Tizio, novello proprietario di metrature con rifiniture di lusso», scrivono nel loro appello al sindaco. E aggiungono, sempre rivolti a Alemanno: «Il suo recente piano strategico di sviluppo di Roma Capitale prevede già una progettualità di sistema finalizzata al recupero e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio archeologico, per incrementarne la capacità attrattiva. Quale migliore occasione di applicarlo?». Spiega il presidente del comitato, Giovanna Marchese Bellaroto: «I1 sindaco è anche commissario straordinario e come tale può provvedere in deroga a ogni disposizione vigente per tutelare il patrimonio storico e ambientale. Oltretutto sarebbe bello, proprio per i 150 anni dell'Unità d'Italia, consegnare alle future generazioni un pezzo ancora inedito della storia della Capitale». Si aspettano, con sollecitudine, risposte dal sindaco.

domenica 29 maggio 2011

Le ville tuscolane ci mostrano i tesori e i misteri

Le ville tuscolane ci mostrano i tesori e i misteri
LILIANA GIOBBI
IL SECOLO D’ITALIA – 24 maggio 2011

Dal 27 al 29 maggio a Roma i "Giochi d'acqua e di verde", dedicati alla storia, alla cultura, e anche all'enogastronomia

La magia delle fontane e dei giardini, la monumentalità delle ville del Seicento. Dal 27 al 29 maggio torna "Giochi d'acqua e di verde", l'evento principe di Colline Romane, alla sua XIV edizione. Visite guidate nelle ville tuscolane, musei aperti e mercatini saranno gli ingredienti dei tre giorni di manifestazione dedicata alla storia, alla cultura, ma anche all'enogastronomia. Un tour incentrato sui più importanti attrattori dell'area dalle ville di principi e Papi alle imponenti cattedrali, dai borghi medievali ai musei fino ai laghi e ai parchi naturali. Nel giro: Villa Tuscolana, Villa Falconieri, Villa Grazioli, Villa Mondragone, Villa Aldobrandini e Villa Torlonia. "Giochi d'acqua e di verde" vanta ormai un patrimonio di riconoscimenti di altissimo livello, a partire dalla Presidenza della Repubblica con il patrocinio di numerosi ministeri ed enti, tra cui il ministero degli Affari esteri, quello per i Beni e le attività culturali, l'Enit, la Regione Lazio e la Provincia di Roma Ogni anno richiama in media ventimila visitatori. Nel tour Villa Tuscolana, costruita da monsignor Alessandro Ruffini, vescovo di Melfi, nel 1578. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1773 la villa divenne proprietà della camera apostolica. L'aspetto attuale si deve all'architetto Luigi Vanvitelli, che rinnovò l'edificio su commissione dell'ordine gesuita. Oggi la dimora è un grand hotel immerso nel verde di Frascati che offre oltre ai servizi adeguati anche il profumo del passato e regala, inoltre, un panorama mozzafiato sulla Capitale. Qui soggiornò Luciano Bonaparte. Fu edificata sulle antiche rovine della villa di Cicerone che qui tradusse numerose opere letterarie. Villa Torlonia, in origine un piccolo podere in cui il letterato Annibal Caro si costruì la sua villetta chiamata «caravella» e dove vi tradusse l'Eneide. Incantevole il giardino con lo splendido «teatro delle acque» del Maderno. Villa Grazioli attribuita a Giovanni Fontana (1590), oggi è un elegante Ralais e Chateaux, nel Comune di Grottaferrata. Le sale sono quasi tutte decorate con affreschi seicenteschi e settecenteschi attribuibili a vari pittori come, tra gli altri, Agostino Ciampelli e i fratelli Antonio e Annibale Carracci. Villa Mondragone, a Monte Porzio Catone, la più grande delle dimore storiche tuscolane, dopo vari passaggi di proprietà, nel 1981, fu venduta dai Gesuiti alla università Tor Vergata. Fu a villa Modragone che Papa Gregorio XIII firmò e promulgò, nel 1582, la bolla Inter Gravissimas, che diede avvio al nuovo calendario oggi diffuso in tutto il mondo. Da vedere il mirabile portico dell'architetto detto Vasanzio. Villa Falconieri: la più antica delle ville di Frascati, in origine era chiamata Villa Rufina essendo stata costruita da monsignor Alessandro Rami. Ode un parco costituito da splendidi giardini all'italiana ampliati nel XVII secolo e con un piccolo lago circondato da cipressi costruito, invece, nel XVIII secolo. Al suo interno offre lo splendido scenario del ciclo pittorico con le «allegorie delle quattro stagioni» nelle sale di una delle ali laterali dell' edificio, uno splendido esempio di pittura «accademica» e «scenografico-barocca». Villa Aldobrandini è una delle più note. Sorge su un'altura che affaccia sulla piazza principale di Frascati, e ha una storia plurisecolare. Fu costruita su ordine del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII, su di un edificio preesistente del 1550 appartenuto a monsignor Alessandro Rufini. All'interno ci sono affreschi di artisti barocchi e manieristi come i fratelli Zuccari, il Cavalier D'Arpino e il Dominichino. Monumentale anche l'ingresso dell'architetto Bizzaccheri del XVIII secolo. Di particolare interesse la "Sala del Parnaso".

mercoledì 5 gennaio 2011

Palazzo Farnese: Roma ritrova la sua meraviglia

Palazzo Farnese: Roma ritrova la sua meraviglia
LAURETTA COLONNELLI
Martedì 14 Dicembre, 2010 CORRIERE DELLA SERA - NAZIONALE

R iapre i propri saloni, il 17 dicembre, quello che tra Settecento e Ottocento veniva incluso dai romani tra le quattro meraviglie della città: Palazzo Farnese, detto il «dado» per la sua forma quadrata. Veniva associato, per fasto e notorietà, al «cembalo di Borghese» , alla «scala di Caetani» a Palazzo Ruspoli e al portone di Carbognani a Palazzo Sciarra Colonna. Così narra Giuseppe Antonio Guattani nel suo libro Roma descritta ed illustrata, edito nel 1805. E su Palazzo Farnese aggiunge: «Colossale, imponente, magnifico, decorato da nobil piazza, e fontane con conche di granito» . Una meraviglia da sempre inaccessibile, tranne che a pontefici, cardinali, re, ambasciatori e artisti che nell’arco di cinque secoli hanno vissuto e si sono incontrati nel suo labirinto di sale e saloni. Fin dal 1513, quando Alessandro Farnese (futuro Paolo III) commissionò ad Antonio da Sangallo il Giovane il progetto che fu in seguito sviluppato da Michelangelo, poi dal Vignola e infine da Guglielmo della Porta, che lo completò nel 1589. Dal 1874 è sede definitiva dell’ambasciata francese, e proprio l’ambasciatore Jean-Marc de la Sablière ha avuto l’idea di aprirlo per la prima volta al pubblico (fino al 27 aprile su prenotazione telefonando allo 06.32.810). Per l’occasione ha fatto rientrare, dopo secoli di allontanamento da Roma, i capol
avori appartenuti alla leggendaria collezione Farnese: circa duecento tra dipinti, statue, objets d’art, gemme, arazzi, libri rari. La mostra, curata da Francesco Buranelli e Roberto Cecchi, si snoda in un percorso già di per sé avvincente, che dal pianterreno invade tutto il piano nobile, con la superba sala dei «Fasti farnesiani» affrescata da Francesco Salviati e Taddeo Zuccari, il camerino dell’Ercole e la celeberrima Galleria dei Carracci, considerata il caposaldo artistico della pittura romana a cavallo tra XVI e XVII secolo. Sono state ricomposte le storiche sale degli Imperatori e dei Filosofi, sono tornati dal museo archeologico di Napoli la famosa statua ellenistica di Atlante e quelle dei Daci prigionieri. Tra gli arredi più importanti si può ammirare lo «studiolo» del Museo di Ècouen, rarissimo mobile rinascimentale appositamente realizzato da maestranze romane per conservare la collezione di monete dei Farnese. Gli arazzi provenienti dal Quirinale e dal castello di Chambord hanno ripreso il loro posto nei saloni del piano nobile per i quali erano stati concepiti. Nella Galleria nord-est è stata riallestita la ricchissima quadreria con opere di Tiziano, El Greco, Annibale Carracci, Sebastiano del Piombo

lunedì 3 gennaio 2011

Accese le luci ai Fori imperiali Presto partiranno le visite notturne

Accese le luci ai Fori imperiali Presto partiranno le visite notturne
VENERDÌ, 31 DICEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Rifugiati somali, appello a Napolitano "Perché l´Italia è così avara con loro?"

Amministratori e sovrintendenti per la "prima" ieri sera del nuovo sistema di illuminazione del Foro romano. Le luci, 40 proiettori per un totale di nove postazioni, resteranno accese permanentemente da mezz´ora dopo il tramonto alle due di notte. La spesa è stata di 100mila euro. A margine dell´inaugurazione, la sovrintendente Maria Moretti non ha escluso la possibilità di organizzare in tempi rapidi visite notturne nell´area archeologica.
"Alleanza per l´Italia" costituisce i suoi gruppi alla Regione Lazio e al Comune di Roma. Alla Pisana il gruppo verrà guidato da Mario Mei, eletto con 15mila preferenze nelle scorse elezioni. In Campidoglio, invece, cambia la denominazione del gruppo formato da Francesco Rutelli che, d´ora in poi, si chiamerà "Alleanza per l´Italia - Moderati con Rutelli" e avrà come capogruppo Salvatore Vigna. «Alla Regione saremo saldamente all´opposizione - spiega Mei - un´opposizione responsabile».
Luigi Manconi, presidente dell´associazione "A buon diritto", si è rivolto al capo dello Stato, Napolitano. Una lettera aperta al presidente della Repubblica, nella quale Manconi racconta siano stati abbandonati a loro stessi i 150 profughi somali che vivono nell´ex ambasciata di via dei Villini. Un appello affinché l´Italia non sia così avara, come sta facendo con i rifugiati: 1500 solo nella Capitale, 900 in tutta Italia. Persone «che riconosciuti come perseguitati nel proprio paese di origine e meritevoli di tutela».