In difesa di un tesore indifeso
VALERIO MAGRELLI
Corriere della Sera (Roma) 23/04/2009
Per Fontana di Trevi, questi giorni primaverili hanno rappresentato un autentico calvario. Gitanti arrampicati sui marmi del Settecento, bambini che corrono all’interno del sito, un patrimonio archeologico di inestimabile valore abbandonato alle invasioni barbariche. Non bastavano le performance artistiche: ora è venuto il turno della folla. Passati i futuristi, arrivano i turisti. Dopo l’acqua dipinta di rosso, siamo all’appropriazione fisica dell’opera, e tutto ciò sotto gli occhi indifferenti dei vigili urbani. Logico che, di fronte a questo scempio, la piazza sia stata definita un vero e proprio «luna park». Come è possibile che un presidio delle forze dell´ordine consenta tale assalto all’arma bianca?
Le risposte al quesito sono due. La prima riguarda la cronica carenza di senso dello Stato che caratterizza sia i cittadini, sia le autorità preposte a vigilare sul loro comportamento. Soltanto affidandoci a una martellante campagna di alfabetizzazione, potremo sperare che in un lontano giorno gli abitanti di Roma si convincano del proprio interesse a proteggere le ricchezze della città. In attesa di questa auspicabile opera di evangelizzazione civica, non resta che tutelare i beni artistici dai loro sciagurati proprietari. Ma c’è un altro punto, non meno dolente e inquietante, che riguarda, al contrario, i nostri ospiti. La reazione di tanti stranieri di fronte alla totale assenza di controlli nella capitale, ricorda quella di Pinocchio nel Paese dei Balocchi. «Ma allora è vero! Qui si può fare tutto!» Ed è così che miti giapponesi, scandinavi severi, rigidi inglesi, russi, americani, possono finalmente abbandonarsi al brivido della trasgressione. Autobus senza biglietto, file saltate, schiamazzi, scalate ai monumenti. Altro che «turismo sessuale »: l’Italia offre al cliente un «turismo legale». Ed ecco le nuove vacanze romane, vacanze dalle regole: «Prendetevi le ferie dalla legge…». Chiunque vede l’umiliazione che deriva da un simile stato di cose. Se non vogliamo difendere la nostra storia da noi stessi, cerchiamo almeno di non abbandonarla al dileggio degli altri.
VALERIO MAGRELLI
Corriere della Sera (Roma) 23/04/2009
Per Fontana di Trevi, questi giorni primaverili hanno rappresentato un autentico calvario. Gitanti arrampicati sui marmi del Settecento, bambini che corrono all’interno del sito, un patrimonio archeologico di inestimabile valore abbandonato alle invasioni barbariche. Non bastavano le performance artistiche: ora è venuto il turno della folla. Passati i futuristi, arrivano i turisti. Dopo l’acqua dipinta di rosso, siamo all’appropriazione fisica dell’opera, e tutto ciò sotto gli occhi indifferenti dei vigili urbani. Logico che, di fronte a questo scempio, la piazza sia stata definita un vero e proprio «luna park». Come è possibile che un presidio delle forze dell´ordine consenta tale assalto all’arma bianca?
Le risposte al quesito sono due. La prima riguarda la cronica carenza di senso dello Stato che caratterizza sia i cittadini, sia le autorità preposte a vigilare sul loro comportamento. Soltanto affidandoci a una martellante campagna di alfabetizzazione, potremo sperare che in un lontano giorno gli abitanti di Roma si convincano del proprio interesse a proteggere le ricchezze della città. In attesa di questa auspicabile opera di evangelizzazione civica, non resta che tutelare i beni artistici dai loro sciagurati proprietari. Ma c’è un altro punto, non meno dolente e inquietante, che riguarda, al contrario, i nostri ospiti. La reazione di tanti stranieri di fronte alla totale assenza di controlli nella capitale, ricorda quella di Pinocchio nel Paese dei Balocchi. «Ma allora è vero! Qui si può fare tutto!» Ed è così che miti giapponesi, scandinavi severi, rigidi inglesi, russi, americani, possono finalmente abbandonarsi al brivido della trasgressione. Autobus senza biglietto, file saltate, schiamazzi, scalate ai monumenti. Altro che «turismo sessuale »: l’Italia offre al cliente un «turismo legale». Ed ecco le nuove vacanze romane, vacanze dalle regole: «Prendetevi le ferie dalla legge…». Chiunque vede l’umiliazione che deriva da un simile stato di cose. Se non vogliamo difendere la nostra storia da noi stessi, cerchiamo almeno di non abbandonarla al dileggio degli altri.