martedì 20 gennaio 2009

Restauri dal vivo degli ultimi resti dei Fasti imperiali

Restauri dal vivo degli ultimi resti dei Fasti imperiali
CARLO ALBERTO BUCCI
MARTEDÌ, 20 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Decoravano le arcate dell´Anfiteatro. Ne rimangono frammenti dimenticati nei sotterranei Che ora tornano visibili

Torsi, cavalli, basamenti: un´attrazione in più per milioni di visitatori

Un torso virile privato della testa e delle braccia ma non dell´antico vigore, il corpo possente di una cavallo che la storia ci ha restituito come se avesse disarcionato l´imperiale cavaliere, l´elegante, leggiadro panneggio di una dea, lo sguardo profondo del sapiente Esculapio. Ma anche le basi che sostenevano queste statue quando svettavano al centro delle arcate o dall´alto dei palchi del Colosseo, e poi capitelli corinzi di sopraffina fattura, cornucopie colossali che servivano da corrimano, persino i bacili scolpiti nella pietra che, nell´arena, contenevano la sabbia con la quale i gladiatori si pulivano le mani dal sudore e dal sangue. Sono solo alcune delle figure in marmo riportate alla luce e riconsegnate alla visita dei turisti dopo alcuni decenni di oblio nei depositi situati nei sotterranei. E che da ieri sono state affidate alle cure dei restauratori della Soprintendenza archeologica speciale di Roma, che ha organizzato un cantiere diviso in cinque settori, tre dei quali protagonisti di un restauro-live diretto da Giovanna Bandini.
Infatti, la maggior parte delle statue e delle decorazioni architettoniche saranno sottoposte a pulitura in un laboratorio allestito all´ingresso ovest dell´anfiteatro Flavio, quello che dà verso il Palatino. Per i milioni di turisti che ogni anno muovono i primi passi del viaggio nei fasti dell´antica Roma attraverso il più magnifico dei suoi resti, ecco dunque una prima, nuova stazione: che è anche un´inedita attrazione. Non le virtuali ricostruzioni delle lotte tra i gladiatori che il Campidoglio promette di allestire in un parco a tema nella periferia di Roma. Ma le vere figure cavate dal marmo dagli antichi scalpellini per dare vita a quella parata di divinità affacciate sulla Città Eterna prima che i terremoti del III e del V secolo le facessero venire giù come angeli. «Erano in tutto 152 statue - spiega Rossella Rea, direttrice del complesso � e raffiguravano le divinità: tra queste, Esculapio, di cui abbiamo ritrovato la testa che, insieme con altre quattro, sarà esposta nella mostra dedicata ai Flavi che inaugureremo qui il 27 marzo». Oltre all´Olimpo, c´era il parterre di prefetti e notabili della corte, «ma le loro statue erano collocate all´interno, come anche quelle che decoravano il palco imperiale». Ben tre categorie di sculture di cui restano alcuni esempi chiamati ora a ripopolare il disabitato colosso di pietra. E le altre sculture, che fine hanno fatto? «Alcuni reperti, trovati durante lo sterro di età napoleonica, sono in Vaticano � aggiunge la Rea � e bisogna comunque tenere conto che i terremoti del 217, del 443 e quello di fine V o inizi VI fecero venire giù molte statue che, probabilmente, andarono in mille pezzi. Anche se c´è ancora molto ancora da cercare. E le sorprese potrebbero venire dagli scavi qui al primo piano come all´esterno».
Finita la pulitura e la mostra allestita per tutto il 2009, le arcate che ora fanno da tetto alla colonna scanalata (una rarità per il Colosseo, proveniente da uno dei perduti quattro avancorpi con quadrighe), alla base con iscrizione che ricorda Decio Mario Venanzio Basilio (sponsor dei restauri del V secolo), al basamento con inciso il nome di "Quintus" (forse il gladiatore ricordato in un graffito), saranno trasformate da atelier di restauro in museo della statuaria del Colosseo. Accanto a tanti dèi pagani, ci sono anche alcune testimonianze della nuova era, ma risalenti al XVII secolo: la raffigurazione, sull´arcone, di Gerusalemme (oggi praticamente invisibile); e le croci delle lapidi murate nei pilastri. «Risalgono al periodo in cui il Colosseo fu venerato come luogo di martirio dei cristiani, cosa che non fu mai», precisa la Rea. Anche queste croci e questi marmi saranno sottoposti a pulitura, anneriti come sono dai baci che per secoli i fedeli e i turisti gli hanno dato e che ancora oggi talvolta gli lasciano.

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