giovedì 27 novembre 2008

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa

L´Archeologico celebra i divi di duemila anni fa
STELLA CERVASIO
GIOVEDÌ, 27 NOVEMBRE 2008 la repubblica - Napoli


Da domani al 31 dicembre in mostra elmi, scudi, lance e armature bronzee


C´era anche il Maradona dei gladiatori, Telefo. Un divo d´altri tempi che mandava in visibilio le tifoserie, molto simili a quelle di oggi. Ce n´era un altro che si chiamava Mansueto, un nome un destino del tutto diverso. E, proprio come nel mondo del calcio, a fine carriera i sopravvissuti allenavano le nuove leve, solo che a differenza dei divi dei prati verdi i lottatori della sabbia spesso restavano senza un quattrino di pensione.
La serie di mostre di carattere più spiccatamente didattico intrapresa dal Museo Archeologico Nazionale, dopo quella dedicata alle scoperte di Ercolano, tocca un capitolo che appassiona anche gli sportivi odierni: "Il Gladiatore". La mostra, a cura del soprintendente archeologo di Napoli e Pompei Pier Giovanni Guzzo e della direttrice del Mann, il Museo Archeologico napoletano, Maria Rosaria Borriello, sarà aperta al pubblico domani mattina e resterà visitabile fino al 31 dicembre.
Pompei ha dato molto per la comprensione del fenomeno di costume. Il gladiatore veniva designato dal luogo d´origine. Samnis, il sannita. Dal tipo di combattimento in cui era specializzato: dimachaerus, armato di due coltelli o essedarius se dava battaglia dal carro. Quello dei gladiatori era un vero circo, fatto di imprenditori piccoli e grandi e di inservienti a vario titolo: al lanista, impresario di spettacoli, si affiancavano sul campo gli arenari, che cambiavano la sabbia sporca di sangue, i terribili lorari, che usavano la frusta contro chi non aveva abbastanza coraggio. E poi, intorno al campo di combattimento, i medici che ricucivano gli squartati dalle belve o dalle spade, gli spargiprofumo sulla folla, per evitare che svenissero per il tanfo di sangue ed escrementi. A immaginarlo dal vivo, non doveva essere affatto un bello spettacolo, come ci racconta anche nel suo libro del 2003 "Gladiatori a Pompei" l´archeologa Luciana Jacobelli, stampato dall´Erma di Bretschneider, che ha il merito di aver fatto uscire da bassorilievi e testi scientifici uno spettacolo decisamente popolare.
L´ars dimicandi sarà presentata ai visitatori attraverso gli strumenti usati dalla scuola capuana e pompeiana, che diede ai combattimenti gli atleti più preparati. In mostra all´Archeologico si vedranno, dopo anni di assenza per restauro, le armi in bronzo da parata ritrovate nei primi scavi nel quadriportico dei Teatri di Pompei: elmi, schinieri, scudi, lance, pugnali con decorazioni a rilievo provenienti da armature di gladiatori. I Ludi Gladiatori si tenevano nell´anfiteatro: quello di Pompei, del 70 a.C., è il più antico degli anfiteatri meglio conservati, con una capienza di circa 20 mila spettatori. In varie abitazioni e botteghe di Pompei, scritte e disegni graffiti, soprattutto a partire dalla metà del I secolo d.C., vantavano l´ammirazione di cui erano oggetto, in particolare da parte delle donne. Una matrona fu addirittura sorpresa dall´eruzione del 79 d.C. negli spogliatoi mentre faceva visita ai campioni.

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