domenica 23 novembre 2008

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina

Cecilia Metella e gli altri. Appia, la via regina
CLAUDIO RENDINA
DOMENICA, 23 NOVEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

L´appia antica resiste nonostante l´assalto del cemento, gli alberi caduti, il selciato rotto. Nonostante tutto rimane la Regina viarum. È bene allora approfittarne con una passeggiata, alla riscoperta dei mitici sepolcri che costeggiano la via consolare. Sono la testimonianza di quella usanza che da tempi antichissimi ebbero le nobili famiglie romane di custodire i loro cari in forme architettoniche quanto mai varie: a tempio, edicola, altare, piramide, esedra, torre, dei quali restano avanzi di basamento e nuclei interni di conglomerato e calcestruzzo. Anche se poche sono le rovine identificate.

Così, dopo la chiesa di San Sebastiano, sulla sinistra della via ecco un grande basamento rotondo. È la parte inferiore di un mausoleo fatto costruire dall´imperatore Massenzio in memoria del figlio Romolo, e oggi appare a fronte della retrostante villa, solo in parte ancora visibile tra le semicupola e un paio di aule; mentre è ben conservato il confinante circo con la spina e i "carceres", oltre ai resti della Porta Trionfale. A seguire ecco il grandioso Sepolcro di Cecilia Metella, una matrona ricordata nella lapide, probabile moglie di Licio Crasso, figlio del ricchissimo triumviro.

Trasformato in fortezza dai Bizantini, nel IX secolo divenne proprietà dei Conti di Tuscolo, che ne fecero una fortezza, addossato alla quale nel XII secolo i Caetani, nuovi proprietari, costruirono un palazzetto baronale, che è diventato un piccolo museo sepolcrale di frammenti decorativi, iscrizioni e sarcofagi degli scavi del 1836. Lo fronteggia sul lato destro della via lo scheletro della chiesetta di San Nicola, raro esempio romano di stile gotico.
Dall´inizio del terzo miglio la strada è un susseguirsi di sepolcri fino al sesto miglio. E si va dal mausoleo con la curiosa targa trigonometrica al mausoleo parallelepipedo e al sepolcro in forma di tempietto presso il Forte Appio fino al sepolcro di Marco Servilio. Si supera il quarto miglio ed ecco la cosiddetta tomba del filosofo Seneca, uno dei monumenti ricomposti dal Canova in veste di archeologo nel 1808. Seguono il Sepolcro dei figli di Sesto Pompeo e di Sant´Urbano, eretto dalla matrona Marmeria alla fine del II secolo per custodire le spoglie del papa traslate dalla catacomba di Pretestato. Passato il quinto miglio, sulla destra si ergono i tumuli dei Curiazi e degli Orazi, i tre gemelli albani e romani del famoso duello. Superato il sesto miglio arrivano agli ultimi tre sepolcri, sul lato destro: dopo una tomba con arco a cunei, forse identificabile da un´epigrafe del liberto Suettio, ecco il sepolcro di Minucia e quindi un colombario.

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