Augusto l'età dell'oro
CARLO ALBERTO BUCCI
La Repubblica, 08/10/2013, pagina 15 sezione ROMA
L'ESPRESSIONE ammantata di malinconia del vecchio pontifex dal capo velato nella statua di via Labicana è l'altra faccia della medaglia dello sguardo altero e marziale che spicca dal marmo di Prima Porta. Nelle due sculture del Museo nazionale romano e dei Vaticani è sempre Augusto a dominare la scena e l'impero.
Le variazioni dei sentimenti sono contemplate sotto la pelle marmorea, diafanae impassibile, del primo imperatore di Roma. Come se la propaganda della sua quarantennale pax conquistata con il ferro potesse comprendere l'apollineo e il dionisiaco, l'armonia e il furore.
Lo dimostrano, in particolare, gli accenti espressionistici, cari all'arte ellenistica, presenti nella testa del satiro e in quella, urlante, di Ulisse (dal gruppo con Polifemo a Sperlonga), che fungono da contraltare al dominante candore neoattico dell'età d'oro di Augusto. Al figlio di Gaio Ottavio che lo zio, Giulio Cesare, adottò poco prima delle idi di marzo del 44 a. C., è dedicata la mostra, ideata da Eugenio La Rocca, che si aprirà il 18 ottobre alle Scuderie del Quirinale (fino al 9 febbraio) in vista del 2014, bimillenario della morte (63 a. C. - 14 d. C.). Curata insieme con Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire e Daniel Roger, la rassegna si occupa dell'arte figurativa nell'età di Augusto dividendo le opere per temi.
Uscito vincitore dalle guerre civili, il nuovo Cesare diede un impulso vigoroso alle arti sia a Roma sia nelle province del suo sterminato impero. Nella statuaria come nella produzione di gemme e argenti di Boscoreale, nelle opere pubbliche come negli arredi domestici, lo stile di Augusto e dei suoi consiglieri culturali, Agrippa e Mecenate, è improntato alla quiete dell'arte classica greca del V e IV secolo. Nuovo, e in sintonia con quanto scriveva Virgilio nelle Bucoliche e nelle Georgiche, è il variegato e raffinato dispiegamento di motivi floreali: pampini, edere, rami d'olivo e di acanto. «La natura rigogliosa sull'Ara Pacis, negli umili vasi in terracotta o nei principeschi argenti, allude alla prosperità di Roma grazie alla pax di Augusto» spiega Parisi Presicce. Inedito è il confronto tra l'Augusto di Prima Porta (20. d. C.) che si specchia nel suo modello greco, il Doriforo del grande Policleto nell'esemplare romano del Museo nazionale di Napoli. E mai prima d'ora si erano ricompattati i cosiddetti "Rilievi Grimani" - due da Vienna, uno da Palestrina, in cui appare il motivo simbolico dei cuccioli allattati in una natura, come Roma, rigogliosa e rigenerante - né quelli del monumento diviso in 11 lastre che canta, morto e divinizzato Augusto, la sua impresa ad Azio del 31 a. C.
L'esposizione, frutto di un'intesa tra i musei di Roma e di Parigi, l'anno prossimo sarà riproposta in Francia con l'aggiunta di plastici che permettano di apprezzare ciò che i romani hanno tutti i giorni sotto gli occhi: l'Augusteo, il Pantheon, il Palatino, il ponte sulla Flaminia, la splendida villa di Livia a Prima Porta. È la Roma repubblicana di tufo, mattoni e travertino che Augusto rivestì di marmo e di armonia.